LEONARDO DEL VECCHIO È MORTO: POCHI GIORNI FA L’INCONTRO CON ZUCKERBERG
Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, è morto il 27 giugno all’età di 87 anni. Dopo una lunga malattia, l’imprenditore è deceduto all’ospedale San Raffaele di Milano a causa di alcune complicazioni. Solamente poche settimane fa, Del Vecchio aveva incontrato Zuckerberg, fondatore di Facebook e presidente di Meta. L’imprenditore, che in Italia ha girato varie città, a Milano ha incontrato proprio il capo di Luxottica lo scorso 4 maggio. Proprio con l’azienda produttrice di occhiali, Meta ha in cantiere un progetto. È infatti in fase di sviluppo l’idea dei nuovi smart glass. Zuckerberg ha passato qualche giorno a Milano con il team di esperti di Essilux, incontrando anche Del Vecchio. (agg. JC)
LEONARDO DEL VECCHIO ERA MALATO DA TEMPO
Leonardo Del Vecchio, numero uno di Luxottica, è morto: l’Italia perde l’imprenditore per eccellenza. Era malato da tempo e si è spento a causa di alcune complicazioni all’età di 87 anni, mentre era ricoverato all’ospedale San Raffaele di Milano. I funerali si svolgeranno giovedì 30 giugno alle ore 10.00 al Palaluxottica di Agordo, che per l’occasione accoglierà diverse migliaia di persone.
Intanto, a seguito della notizia, si stanno diffondendo i messaggi di cordoglio sui social network. Tra questi quello dell’assessore Gianpaolo Bottacin. “Un esempio di imprenditoria per tutti, un riferimento mondiale. Ha dimostrato che dal nulla si può costruire un impero. Ha dimostrato che se un’impresa cresce con il territorio, il territorio cresce con l’impresa. Se ne va un grande imprenditore che ha incarnato il fare impresa insieme a tutti i suoi collaboratori. Una gravissima perdita per il territorio bellunese e veneto”, ha scritto. (agg. di Chiara Ferrara)
È MORTO LEONARDO DEL VECCHIO: ADDIO AL SIGNOR LUXOTTICA
Leonardo Del Vecchio è morto: se ne va così uno degli imprenditori “visionari” più noti al mondo, fondatore di Luxottica (oggi EssilorLuxottica) nonché Cavaliere dell’Ordine al Merito del Lavoro. Ricoverato da giorni nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano (per complicazioni dovute a malattie croniche di cui soffriva), il secondo uomo più ricco d’Italia abbandona la scena all’età di 87 anni e nel pieno ancora delle sue infinite “trame” finanziarie e commerciali.
Uno dei più visionari imprenditori che l’Italia abbia mai avuto, Leonardo Del Vecchio era ancora oggi il presidente attivo di EssilorLuxottica oltre ad essere l’uomo che ha conquistato il mondo, letteralmente, con i suoi occhiali. Di recente, la visita a Milano del fondatore di Facebook (oggi Meta) Mark Zuckerberg con il quale Del Vecchio stava lanciando in tandem il progetto dei nuovi smartglass.
CHI ERA LEONARDO DEL VECCHIO: DAL COLLEGIO A RE DEGLI OCCHIALI
Classe 1935, milanese doc, Leonardo Del Vecchio è stato per davvero uno degli imprenditori italiani più importanti del nostro Paese per come ha saputo interpretare il vivere il mondo delle imprese sempre con lo “sguardo” rivolto al futuro come il meglio dell’imprenditoria italiana negli anni del Boom. Valutare la vita e la carriera di Del Vecchio dai soldi guadagnati è sempre un esercizio poco simpatico, ma fa impressione vedere come la ricchezza al 10 aprile 2022 è stata valutata dalla rivista Forbes per circa 27,3 miliardi di dollari, rendendolo il secondo uomo più ricco d’Italia e il 62º al mondo.
Orfano praticamente subito di padre, un commerciante di frutta con origini pugliesi, la madre preferisce portarlo in collegio dai Martinitt dove vi rimane fino alla fine delle medie. Mentre lavora come garzone in una fabbrica da giovanissimo, i proprietari lo spingono a iscriversi ai corsi serali dell’Accademia di Brera per studiare incisione e design, in quanto in lui ne riconoscono la “stoffa” pur così in erbe ancora. A soli 22 anni Leonardo Del Vecchio si trasferisce a Pieve Tesino nel Trentino dove trova lavoro come operaio in una fabbrica di incisioni metalliche: nel 1958 si trasferisce ad Agordo, in provincia di Belluno, per aprire una bottega di montature per occhiali.
In soli tre anni la bottega si trasforma in Luxottica S.a.s., con 14 dipendenti, specializzata nella produzione di minuteria metallica per le occhialerie. In soli 20 anni la Luxottica diventa leader italiana prima della componentistica poi della realizzazione di occhiali finiti e alla moda: nel 1981 Del Vecchio va alla “conquista dell’America”, con risultati stupefacenti. Viene quotata in Borsa nel 190 dopo l’acquisto di Avantgarde, noto marchio Usa di occhiali. Dal 1995, e resta tutt’oggi, Luxottica è il maggior produttore e distributore sul mercato ottico mondiale. Del Vecchio però non è “solo” occhiali, ma è un imprenditore e uomo d’affari a tutto tondo: dopo aver acquisito, tra gli altri, i marchi storici Ray-Ban, Oakley, Persol, il manager entra con diverse quote in varie compagni italiane e straniere. Famosa la sua percentuale dentro Mediobanca, come socio di minoranza, come anche in Assicurazioni Generali e Luxair.
ADDIO A DEL VECCHIO: LA LETTERA DELLA MAMMA E QUEL RAMMARICO…
«Spettabile direzione dell’orfanotrofio Martinitt. Io sottoscritta Rocco Grazia vedova Del-Vecchio faccio domanda acciò mi si potesse acconsentire di farmi presto ricoverare il mio bambino più piccolo Del-Vecchio Leonardo, dovendo io andare a lavorare e non avendo nessuno a chi affidarlo il piccolo mi starebbe su la strada e prima che mi abbia a capitarle qualche disgrazia preferisco il suo ricovero anche per una più accurata educazione», è la storica lettera della madre di Del Vecchio, indirizzata al collegio milanese dei Martinitt.
Al compimento dell’87esimo anno, è Del Vecchio a ricordare la “fortuna” di quelle origini così umili per lo svolgimento della sua carriera: «La mia regola è sempre stata solo una: diventare il migliore». Lo stesso Del Vecchio ammise però un suo forte rammarico: «ho sempre pensato prima di tutto al lavoro. Io non ho avuto una famiglia. Non ho mai avuto un padre. A sette anni mia mamma mi ha portato in collegio. Ed è stata una fortuna, perché il collegio è diventato la mia famiglia. Stavo bene, mi hanno insegnato le regole e dato un lavoro. E poi l’azienda è diventata la mia famiglia. Solo adesso mi rendo conto che dedicando tutto me stesso alla fabbrica, ai miei collaboratori – perché ci tengo veramente, ho rispetto del lavoro e delle persone – ho passato poco tempo con i miei figli. Ecco il mio unico cruccio».