Dopo i rumour circolati questa settimana, ieri Leonardo ha annunciato l’acquisizione del 25,1% di Hensoldt per 606 milioni di euro. Hensoldt è la principale società tedesca nell’elettronica per la difesa e ieri ha dichiarato di dare il benvenuto al nuovo azionista. Leonardo sarà in compagnia, come principale azionista, di KfW partecipata all’80% dal Governo federale tedesco e azionista di Hensoldt con una quota del 25,1% identica a quella del gruppo italiano.
La mossa di Leonardo è strategicamente ineccepibile e le ragioni sono molteplici. La premessa necessaria è che un’acquisizione nel settore della difesa che coinvolge due società direttamente partecipate dal Governo tedesco e italiano non può non avere una dimensione strategica e politica, soprattutto nell’attuale scenario geopolitico.
C’è sicuramente una questione industriale, perché Leonardo è già attiva nel settore dell’elettronica per la difesa con DRS, esposta al mercato nordamericano, e con Hensoldt aggiunge una partecipata che ha come principali mercati la Germania e l’Europa. L’acquisizione però deve essere letta anche avendo ben presente le dinamiche in atto nel settore della difesa continentale. Leonardo ha certamente un rapporto privilegiato con la Gran Bretagna; AgustaWestland, leader mondiale negli elicotteri, è un elemento in questo senso, a cui si aggiunge il programma anglo-italiano di sviluppo del nuovo jet militare “Tempest” incentrato sul ministero della Difesa inglese, su Bae Systems e Rolls-Royce e su Mbda e sulla “italiana” Leonardo.
Il programma “Tempest” è alternativo e concorrente al progetto franco-tedesco, con l’aggiunta della Spagna, “Fcas” (Future Combat Air System); il progetto anglo-italiano è certamente in fase più avanzata, mentre il Fcas è sensibilmente indietro e sconta le difficoltà nei rapporti franco-tedeschi con i francesi che in sostanza non accettano un rapporto paritetico e, forti di un’industria storicamente più rilevante, cercano una “opa” industriale sul programma con i tedeschi ridotti, nei desiderata francesi, al ruolo di pagatori.
È possibile che la Germania tenti di riequilibrare i rapporti tirando dentro l’unico vero concorrente continentale all’industria della difesa francese e cioè l’italiana Leonardo. Tutte le volte che si sente parlare di colosso europeo della difesa nei fatti si parla dell’industria francese, che ingloba i concorrenti per ritrovarsi solitaria a beneficiare degli investimenti continentali. In questo senso l’alleanza italo-tedesca è positiva sia per i tedeschi, che acquistano massa e potere contrattuale nei confronti della Francia, sia per gli italiani, che possono triangolare sulla Germania e si assicurano di avere i piedi sia nel programma Tempest che in quello Fcas che potrebbero arrivare a una qualche convergenza. L’elettronica per la difesa e i radar sono certamente una delle componenti più essenziali, anche dal punto di vista tecnologico, nello sviluppo di un caccia da guerra.
L’acquisizione ci ricorda quanto sia importante per un sistema Paese contare sulle competenze e su società come Leonardo che consentono di tessere rapporti industriali e politici ai massimi livelli con ricadute di lungo periodo anche occupazionali. I francesi sono maestri in questo senso e lavorano da decenni con costanza ammirabile con i Paesi dell’Africa mediterranea e subsahariana senza lasciarsi fermare da incidenti di percorso. Nessuno, in Francia, si illude che la “comune appartenenza europea” sia l’approdo che elimina la competizione tra Stati; anzi “l’Europa” al limite è lo strumento per amplificare il sistema nazionale a danno altrui. I tedeschi lo capiscono benissimo e sanno bene di aver bisogno di alleati su un terreno in cui sono più deboli.
Anche l’Italia dovrebbe capirlo e supportare Leonardo in ogni modo quando interviene per presidiare settori strategici i cui benefici sono industriali, economici e politici e consentono di ottenere dividendi nel lungo o lunghissimo periodo; i dividendi più “preziosi” in ogni caso sono quelli geopolitici.
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