Piena fiducia nel ruolo e nell’operato dell’Amministratore delegato Alessandro Profumo: questa, in estrema sintesi, la posizione degli azionisti di Leonardo, che lo scorso 19 maggio hanno respinto la richiesta di azione di responsabilità promossa dal fondo attivista Bluebell Partners di Giuseppe Bivona. Un tentativo di blitz concluso in un nulla di fatto, visto il parere negativo da parte del 99,3% del capitale votante. Una notizia che non sorprende gli addetti ai lavori, considerando che la richiesta era stata promossa da un microazionista titolare di appena 25 azioni, pari allo 0,000004% del capitale sociale.



La decisione dei soci dell’ex Finmeccanica pone fine a quella che negli ultimi mesi era diventata una telenovela a tratti stucchevole. Con una serie di lettere inviate ai vertici dell’azienda e alle massime cariche dello Stato, Giuseppe Bivona aveva avviato una vera e propria crociata nei confronti di Profumo, invocandone le dimissioni a causa del suo coinvolgimento nel caso Monte dei Paschi. Una battaglia che si è rivelata decisamente poco rilevante per gli altri azionisti, secondo i quali l’operato dell’AD e la reputazione dell’azienda non sono mai stati messi in discussione dall’inchiesta Mps. Un caso che si riferisce alle vicende del periodo 2012-2015 e che ha visto Profumo passare, incredibilmente, da accusatore della cattiva gestione precedente al banco degli imputati.



“Gli investitori istituzionali non hanno dato istruzioni di voto perché non hanno ritenuto la proposta meritoria d’attenzione, seppur più volte sollecitati”, ha specificato il rappresentante unico. E la conferma si è avuta al momento della votazione, con la richiesta promossa da Bluebell Partners respinta dalla quasi totalità del capitale votante. Contrario alla proposta di azione di responsabilità anche il ministero dell’Economia, che detiene il 30,2% del capitale della società. Il Mef, che insieme al premier Draghi è alle prese con la definizione delle prossime tornate di nomine pubbliche, ha garantito continuità operativa per il mandato del cda riservandosi, come di prassi in questi casi, di valutare l’evoluzione in futuro del procedimento in corso, rafforzando in questo modo la posizione dell’AD.



Continuità che non è mancata negli ultimi mesi agli oppositori di Profumo, capitanati proprio da Bivona. Resta da chiarire quali altri soggetti possano aver avuto un così forte e costante interesse nel tentare di mettere in discussione l’operato dell’AD di una delle aziende strategiche per l’economia nazionale. Forse qualche pesante competitor, forse qualche fondo interessato a speculare o, ancora qualche Paese amico-nemico. Le ipotesi sono diverse e ancora tutte da chiarire.

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