Avevo la scelta tra due concerti di musica di Chopin: uno del pianista Alexander Gadjev ed uno della pianista Leonora Armellini, ambedue reduci da grande successo all’ultimo concorso Chopin di Varsavia. Ho scelto la seconda perché ancora meno nota in Italia e perché il programma conteneva solo musica di Chopin, mentre quello di Gadjev prevedeva anche Schumann.
Due parole sul compositore Fryderyk Franciszek Chopin (Żelazowa Wola, 22 febbraio1810–Parigi,17 ottobre 1849. Fu uno dei più importanti compositori del periodo romantico, talvolta definito “poeta del pianoforte”, il cui “genio poetico” è basato su una tecnica professionale che è stata definita “senza eguali nella sua generazione.” Bambino prodigio, crebbe in quello che fu l’allora Ducato di Varsavia, dove ebbe modo di completare la sua formazione musicale. A seguito della repressione russa della Rivolta di Novembre (1830), all’età di 20 anni si trasferì da Vienna, dove studiava, a Parigi nel contesto della cosiddetta “Grande Emigrazione” polacca. Durante gli ultimi diciannove anni della sua vita si esibì pubblicamente solo trenta volte, preferendo l’atmosfera più intima dei salotti.
Visse e si mantenne grazie alla vendita delle sue composizioni e con l’insegnamento del pianoforte, per il quale la domanda era consistente. Chopin fu in amicizia con Franz Liszt (suo primo biografo) e fu ammirato da molti dei suoi contemporanei, tra cui Robert Schumann. Liszt lo presentò come un “compositore nazionale”, qualifica che si trova ancora in molti testi che trattano di lui. Nulla di più errato. Nel 1830, quando scoppiò la rivoluzione polacca contro la Russia che occupava gran parte del territorio del Paese dove era nato, emigrò a Parigi dove nel 1835 ottenne la cittadinanza francese. La musica polacca, centrale nelle sue composizioni, fu quella di un esule che guardava il Paese natale con un cannocchiale pieno di tenerezza e malinconia.
Ebbe una vita sentimentale complicata. Dopo il fallimento della relazione giovanile con Maria Wodzińska, che durò tra il 1835 e il 1837, intraprese un rapporto spesso controverso con la scrittrice francese George Sand. Un breve ed infelice soggiorno a Maiorca con la Sand, avvenuto tra il 1838 e il 1839, coincise con uno dei suoi periodi più produttivi per quanto riguarda la composizione. Nei suoi ultimi anni, fu sostenuto finanziariamente dalla sua mecenate Jane Stirling, sua studente (e forse anche amante) che gli organizzò anche un viaggio in Scozia nel 1848. Per la maggior parte della sua vita, Chopin soffrì di una cattiva salute. Morì a Parigi nel 1849, di tubercolosi.
Gran parte delle composizioni di Chopin vennero scritte per pianoforte solo; le sole significative eccezioni sono i due concerti, quattro ulteriori composizioni per pianoforte e orchestra, e la Sonata op. 65 per pianoforte e violoncello. Scrisse anche alcune composizioni di musica da camera e diverse canzoni su testi polacchi. Il suo stile pianistico fu altamente individuale e spesso tecnicamente impegnativo, ma mantenendo sempre le giuste sfumature e una profondità espressiva. Egli inventò la forma musicale nota come ballata strumentale e addusse innovazioni ragguardevoli alla sonata per pianoforte, alla mazurca, al valzer, al notturno, alla polonaise, allo studio, all’improvviso, allo scherzo e al preludio. Le influenze sul suo stile compositivo includono la musica popolare polacca, la tradizione classica di Johann Sebastian Bach, Domenico Scarlatti, Wolfgang Amadeus Mozart, Ludwig van Beethoven e Franz Schubert. Le sue innovazioni nello stile, nella forma musicale e nell’armonia, sono stati influenti in tutto il periodo romantico e anche successivamente. A differenza degli compositori dell’epoca, non scriveva musica pensando a esecuzioni in grandi sale di concerto, ma nei saloni privati dei Palazzi dell’aristocrazia e della ricca borghesia parigina, dove i pianoforti erano più piccoli ed il suono più delicato di quello delle sale da concerto.
Viene considerato il musicista romantico per eccellenza. È stato soggetto di numerosi film e biografie con diversi livelli di accuratezza storica.
Veniamo al concerto del 3 dicembre alla Istituzione Universitaria (IUC) dei Concerti della Università La Sapienza di Roma. Leonora Armellini, nata nel 1992, studia il piano dall’età di quattro anni ed insegna in un importante conservatorio. È già nota a livello internazionale (Carnegie Hall di Londra, Mariinskij di San Pietroburgo, Salle Cortot di Parigi, Filarmonica di Varsavia, nonché in Corea del Sud, Cina e Giappone).
Il programma da lei scelto per il concerto è una buona antologia dei lavori dell’esule con ricordi (e nostalgie, forse) della Patria lontana. Naturalmente in un auditorium che può ospitare circa mille spettatori e con un pianoforte moderno, il suono è maggiore di quello che si ha in concerti concepiti per essere eseguiti in un salotto. Che io sappia una sala salottiera per stagioni di concerto in Italia esiste unicamente a Macerata. Ero nella prima fila ed ho potuto apprezzare le sfumature.
La prima parte del concerto includeva “Quattro Mazurche op.41” e la “Sonata n.2 in si bemolle minore op.35”. Nelle mazurche, originate da danze popolari a cui Chopin dà una struttura organica, abbandonando l’improvvisazione, la Armellini mette in rilievo le differenze di ciascuno dei brevi brani. Nella sonata, che include al terzo movimento la famosa marche funebre (che venne suonata anche al funerale del compositore), la Armellini sottolinea la modernità del quarto movimento (un presto che potrebbe essere quasi contemporaneo).
La seconda aveva tre componenti: a) due “notturni” (struggente l’esecuzione del secondo, un lento colmo di malinconia); b) una “ballata” (la n.3) di cui viene enfatizzata il contenuto narrativo e di grande liricità e c) due polonaise (la n. 53 ed una di quelle postume) dove la Armellini sottolinea la fierezza (pur se vista da lontano) dei connazionali di Chopin.
Il successo del concerto è testimoniato non solo dagli applausi e dalle acclamazioni ma dal fatto che, su insistente richiesta del pubblico, Leonora Armellini ha dovuto concedere ben tre bis: il grande walzer brillante op. 38, l’étude op.25 e la rarissimamente eseguita tarantella op. 43. Una vera chicca.