ATTACCO RUSSIA A YAVORIV (LEOPOLI): LA MINACCIA ALL’OVEST UCRAINA

Sarebbero almeno 35 i morti nei pressi di Leopoli dopo l’attacco russo notturno alla base militare di Yavoriv, nell’ovest dell’Ucraina: la guerra si sposta sempre più verso le porte dell’Unione Europea, con il confine polacco davvero a pochi chilometri dall’ennesimo raid di Mosca dall’inizio delle ostilità, lo scorso 24 febbraio.



Dopo aver bombardato (e continuato a farlo) sulle città del centro, est e sud dell’Ucraina, ora la tensione si allarga anche a ovest: Leopoli, patrimonio dell’Unesco, è da settimane la capitale “provvisoria” del Paese dopo l’assedio di Kiev, centro di raccolta di milioni di profughi in fuga dal resto dell’Ucraina. Da qui infatti ogni giorno partono convogli verso la Polonia, la Moldavia e la Romania carichi di profughi e cittadini impauriti dall’avanzata russa: ebbene, l’ordine da Mosca è quello di estendere il più possibile l’offensiva, arrivando fino alla parte più occidentale dell’Ucraina. Una trentina di razzi hanno distrutto l’International Center for Peacekeeping and Security, la base militare dove da giorni erano presenti anche elementi stranieri giunti nel Paese per insegnare all’esercito ucraino come usare le armi in arrivo da mezzo Occidente.



PERCHÈ QUELLO DI PUTIN A LEOPOLI È UN ULTIMATUM ALLA NATO

Le sirene anti-missili continuano a risuonare a Leopoli, considerata fino a qualche giorno fa uno dei luoghi più sicuri dell’Ucraina: la guerra invece si allarga e quello di Putin mandato a Nato, Ue e lo stesso Zelensky è un messaggio molto chiaro. Una sorta di ultimatum: il Centro internazionale per il mantenimento della pace e la sicurezza di Yavoriv non è infatti un luogo “casuale”. Nel 2007 furono qui addestrate le truppe ucraine “contro” la Federazione Russa; sempre all’IPSC furono poi lanciate le esercitazioni congiunte Nato-Ucraina-Polonia lo scorso settembre 2021, uno dei punti più volte rimarcati e denunciati da Putin come una «provocazione occidentale» alle porte della Russia. Non da ultimo, la stessa Nato proprio a pochi chilometri da Leopoli e dalla Polonia stava lavorando con degli istruttori militari stranieri per addestrare l’esercito di Kiev sullo sminamento e l’uso delle armi anti-carri. Il ministro della difesa ucraino Oleksii Reznikov su Twitter ha subito parlato di «attacco terroristico sulla pace e la sicurezza vicina al confine con Ue e Nato». Viene nuovamente invocata la no-fly zone in Ucraina, ma dall’Alleanza Atlantica viene risposto che in questo modo «si allargherebbe con effetti incalcolabili il conflitto su scala mondiale».