COSA HA DETTO IL SINDACO LEPORE SULLA RISSA DI BOLOGNA E PERCHÈ SI PARLA DI RAZZISMO NEI CONFRONTI DI FDI
Di sicuro le frasi decontestualizzate possono assumere significati e intenzioni ben diverse da quelle reali, ma deve quantomeno una spiegazione il sindaco di Bologna Matteo Lepore in merito alle dichiarazioni riportate da diversi quotidiani (e da diretti testimoni) durante l’ultimo Consiglio Comunale in merito alle vicende della rissa in Via Capo di Lucca nel capoluogo emiliano. Il sindaco Pd a Palazzo d’Accursio ha infatti spiegato di aver ricevuto molte segnalazioni sui fatti avvenuti nella notte tra il 17 e il 18 agosto scorso, specie da quello che definisce «un parente di un rappresentante di Fratelli d’Italia». A far scalpore però sono le successive parole di Lepore, dal momento che ha aggiunto che le dichiarazioni di quel parente «le prendo sul serio perché nonostante questo è un cittadino».
A rimanere colpito e amareggiato è in prima istanza il diretto interessato, tal Nicola Mangialardo che sabato aveva ripreso dal balcone di casa sua la maxi rissa di Via Capo di Lucca dove tra bottigliate, calci, urla strazianti e minacce non si era fatti mancare nulla: contattato dal “Corriere di Bologna”, il presunto “parente di uno di FdI” smentisce il tutto, «il sindaco prima di parlare dovrebbe informarsi», in quanto «Non sono parente di un esponente di Fratelli d’Italia, ma evidentemente gli ha fatto gioco dirlo per spostare il focus dai veri problemi che gli sono stati sottoposti». A stupire è proprio quel “nonostante questo è un cittadino”, una possibile gaffe forse, un lapsus, oppure molto peggio: un razzismo politico indegno che merita quanto prima delle scuse circostanziate e nette. A prescindere dalle intenzioni, le parole di Lepore non sono certo piaciute né ai diretti interessati né ovviamente al gruppo politico implicato nella sua “uscita”: è un inutile gioco retorico sicuramente, eppure resta da chiedersi cosa sarebbe potuto succedere se una simile dichiarazione politica fosse stata a “maglie invertite” tra sinistra e destra e il grado di polemiche che ne sarebbero succedute.
FDI CONTRO LEPORE: “PAROLE INQUALIFICABILI, VUOLE SCHEDARCI TUTTI?”
Al “Resto del Carlino” è ancora lo stesso residente in Via Capo di Lucca a Bologna, Mangialardo, a riprendere le parole di Lepore per denunciare le presunte schedature del Comune a guida Centrosinistra: «non mi vergogno a dire che ho votato Meloni. Mi domando come faccia a saperlo, ha leso la mia privacy sbattendo sulla stampa il mio orientamento politico, con il chiaro intento di delegittimarmi come cittadino, di sminuire il grave stato di insicurezza con cui conviviamo noi residenti di Capo di Lucca. È una intimidazione bella e buona». La polemica da locale diventa poi nazionale in un amen con l’intervento del senatore FdI Marco Lisei, originario di Bologna anche lui: «Lepore scheda i cittadini parenti (e non) di esponenti di Fratelli d’Italia, sa dove abitano. In più, le segnalazioni vengono addirittura filtrate quando gli pervengono».
Dal partito di Giorgia Meloni il metodo sotteso alle parole di Lepore viene definito anche piuttosto comodamente come «liste di proscrizione», di fatto «una vera e propria schedatura di chi simpatizza per il nostro partito», conclude Lisei. Per il senatore FdI lo stato della democrazia a Bologna è da tempo a serio rischio, ma con l’evento post-rissa si è forse superato il limite: «Oggi sappiamo che non solo noi esponenti politici siamo schedati, ma lo sono anche chi ci è vicino, un vero e proprio attacco alla libertà e alla democrazia. Forse pensa di intimidirci, ma la destra in città è stata abituata a molto peggio», conclude il senatore meloniano contro il sindaco dem.