LA SINISTRA IN “RIVOLTA” CONTRO IL GOVERNO: DA LANDINI AGLI SCONTRI DI BOLOGNA, L’ATTACCO DEL SINDACO LEPORE (E LA RISPOSTA DI SALVINI)
Quella che due anni fa veniva chiamata “resistenza” dalla sinistra contro la vittoria del Centrodestra alle Elezioni politiche sembra emergere con ancora più acredine e polemica nell’autunno 2024 contro il Governo Meloni sempre nel mirino: dalla Manovra al tema migranti, fino agli scioperi sindacali per arrivare agli scontri durissimi di sabato a Bologna. Ad aggiungere poi benzina sul fuoco ci pensa il sindaco Matteo Lepore che in una nota addirittura ritiene che il Governo abbia mandato «le camicie nere» in città per preparare l’ultima settimana di campagna elettorale verso le Elezioni regionali in Emilia Romagna il 17-18 novembre prossimo.
Il clima è di quelli pesanti e le parole del primo cittadino di Bologna – già responsabile delle proteste nei giorni dell’alluvione contro il Ministro Musumeci e il Governo intero, sfociate nella clamorosa decisione di rinviare la partita Bologna-Milan “per maltempo” nonostante il sole splendente – non sono da meno: «domani ci sarà la presidente Meloni in città, ci hanno mandato 300 camicie nere, noi invece vorremmo ancora a chiedere i fondi per l’alluvione», attacca Lepore ritenendo inqualificabile che Bologna venga attraversata dalla presenza di estrema destra “parallelamente” a quella dei leader nazionali giunti qui per la chiusura della campagna elettorale.
Secondo la lettura del sindaco Dem, da Meloni agli altri ministri sarebbero venuti a Bologna assieme ai patrioti di CasaPound, pesantemente avversati dagli antagonisti antifascisti negli scontri in piazza ieri con 3 agenti di Polizia feriti e un passante malmenato: «Non andava gestito così l’ordine pubblico, credo che il Ministero degli Interni su questo debba dare spiegazioni alla città di Bologna». Il messaggio di Lepore arriva a stretto giro di una polemica rintuzzata dalla stessa Premier Meloni che dopo gli scontri di Bologna ha spiegato sui social che certa sinistra deve finirla con il “foraggiare” ed incitare i facinorosi, facendo riferimento alla presenza di Elly Schlein in piazza a Bologna nel corteo dove poi si è staccato il gruppo di antagonisti (con la segretaria Pd che non ha poi condannato l’aggressione avvenuta ai poliziotti, ndr). La replica del vicepremier Matteo Salvini è netta e vede nei centri sociali di sinistra un nemico da abbattere politicamente: «serve una ricognizione di tutti i centri sociali occupati abusivamente in Italia perché troppo spesso sono covi di delinquenti». Nei giorni già caldissimi dello scontro istituzionale con la CGIL di Landini che ha parlato di “rivolta sociale” contro il Governo per la Manovra di Bilancio, le parole di Lepore e i fatti di Bologna non sembrano esser così tanto “scollegati” dal contesto.
TORNA ANCHE IL SAVIANO-ACCUSE CONTRO IL GOVERNO: “OMICIDI NAPOLI È FALLIMENTO DEL MODELLO CAIVANO”. DON PATRICIELLO GLI RISPONDE
A seguire le fila di uno scontro a distanza sempre più “rumoroso” tra i vari ambienti della sinistra e la destra di Governo si è inserito nelle ultime ore anche un grande “antagonista” del Centrodestra come lo scrittore Roberto Saviano, intervenuto sulla triste vicenda dei tanti, troppi, giovani uccisi a Napoli nelle ultime settimane. Raggiunto dall’Agenzia LaPresse dopo la morte di Arcangelo Correra nel pieno centro storico di Napoli, il romanziere di “Gomorra” si scaglia contro il Governo sottolineando che tutti questi omicidi di giovanissimi «sono il completo fallimento del modello Caivano, sbandierato dal Governo».
Nella città dove regna da decenni ormai la Camorra, secondo Saviano, vi è in atto una escalation alimentata dalle cosche mafiose nel pieno «silenzio della politica». La linea di Saviano è sempre la stessa: l’approccio del Governo è sbagliato, il modello Caivano nato in unità di intenti con le autorità civili, religiose e politiche del territorio per provare a sbaragliare la criminalità dal napoletano con il pugno duro dello Stato (insieme all’approccio rieducativo in carcere e nelle comunità, ndr) non funzionerebbe e anzi aumenterebbe i problemi. Dopo il video su LaPresse e l’articolo sul “Corriere della Sera”, Saviano è rimasto vittima di un durissimo attacco in risposta di Fratelli d’Italia che sui social ha definito lo scrittore uno «sciacallo senza dignità», in quanto «ragazzi, che emulano i criminali di Gomorra, sono figli del tuo cinismo. In nome del denaro, hai trasformato dei criminali in eroi».
La sinistra politica si è subito schierata a fianco di Saviano contestando l’acredine del messaggio social del partito di Giorgia Meloni, ma è stato poi Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano, a rispondere direttamente allo scrittore napoletano difendendo il “modello” di contrasto alla criminalità giovanile: il prete spiega che Saviano nonostante i vari inviti fatti in questi anni non è più tornato a Caivano dopo aver scritto “Gomorra” mentre la Premier assieme ai Ministri sono venuti, hanno risposto all’appello, «Qualcosa si muove. Giorgia Meloni ha risposto al mio appello. Un merito che altri, prima di lei, non hanno voluto o potuto prendersi». Don Patriciello è convinto che non può certo bastare questo impegno e neanche i primi buoni risultati contro lo spaccio nel Parco Verde di Caivano, anche perché «i veri miracoli li fa Dio», ma qualcosa sta cambiando e gli attacchi di Saviano non fanno bene: «gli ultimi omicidi non dimostrano affatto il completo fallimento del modello Caivano, ma sono il frutto avvelenato e velenoso di decenni di disattenzione verso il dramma della camorra, della terra dei fuochi, delle problematiche giovanili, delle nostre bistrattate periferie», ha concluso il sacerdote all’ANSA.