È Leroy Gomez dei Santa Esmeralda, l’ospite internazionale de L’anno che verrà, il programma condotto da Amadeus in onda questa sera su Rai1 per traghettare gli spettatori tra il 2020 e il 2021. Classe 1950, Gomez è noto ai più come l’autore di una delle cover più di successo della storia della musica, quella di Don’t Let Me Be Misunderstood, brano originariamente scritto per Nina Simone. Ma la sua carriera non si riduce a questo: nel corso degli anni, infatti, Leroy ha lavorato con artisti di grande fama come Elton John e Lola Falana, oltre a prendere parte al Festival di Sanremo 1980 con Tu mi manchi dentro. Tra i suoi successi si annoverano anche quelli da sassofonista dei Tavares, gruppo rivale dei Commodores di Lionel Ritchie. A renderlo noto in tutto il mondo è stato principalmente il 45 giri Here We Go Round, seguito di un primo album pubblicato durante il suo periodo a Parigi, città dell’incontro con il dinamico produttore Marc Negroni.
Leroy Gomez narra la nascita di Don’t Let Me Be Misunderstood
In un’intervista rilasciata diverso tempo fa al portale Supereva, Leroy Gomez ha parlato a lungo di Don’t Let Me Be Misunderstood, esprimendo gratitudine nei confronti di diverse persone: “Per me le chiavi che più delle altre hanno influito sul successo della canzone – spiega – sono state l’arrangiamento di Don Ray (Raymond Donez), la chitarra flamenca di Jose Suc e il lavoro di chitarra elettrica di Slim Pezin. Tutti gli altri musicisti erano fantastici, ma questi elementi mi hanno dato l’ispirazione per riordinare la melodia di questo classico di Nina Simone e degli Animals. Il beat di flamenco era così diverso dall’originale che mi sono sentito libero di cantare la canzone a modo mio, creando quindi una nuova melodia”.
Leroy Gomez: “Oggi sarebbe impossibile…”
Certamente, per Leroy Gomez, un riscontro del genere è stato del tutto inaspettato. Tanto più che non aveva neanche lavorato direttamente al nuovo arrangiamento: “L’idea di registrare una nuova versione di Don’t Let Me Be Misunderstood in stile Disco-Flamenco è venuta a un mio amico, Sam Choueka. I produttori Nicola Skorsky e Jean Manuel Du Scarano fecero una demo con Sam che cantava la canzone, ma non era venuta così bene. Così i produttori contattarono Don Ray (Ramond Donez) per ritirare gli arrangiamenti e Don a sua volta ha contattato tutti gli altri grandi musicisti che ho menzionato prima, per fare la session. Il resto è storia”. A suo dire, oggi, sarebbe impossibile replicare una hit del genere. E il motivo principale è che è fin troppo lunga: ai tempi, dice, “contava quanto tempo si riusciva a far ballare la gente in pista”. Tra l’altro, inizialmente, Don’t Let Me Be Misunderstood durava 14 minuti, non 8: “E la gente ballava fino alla fine… almeno ho dato al DJ la possibilità di bere qualcosa e parlare un po’ con le ragazze nel frattempo!”.