Letizia Battaglia non è riuscita a sconfiggere la mafia come avrebbe voluto, ma le sue foto e quelle del compagno Franco Zecchin hanno avuto un ruolo fondamentale nel raccontare la lotta di Palermo contro di essa: la mini serie “Solo per passione”, che è ispirato alla storia vera della fotografa, racconta proprio la sua vita dedicata a questo obiettivo. In molti momenti avrebbe voluto mollare tutto e cancellare i suoi scatti, temendo di non aver fatto abbastanza. In realtà il suo contributo è stato incommensurabile. Lo dimostra ciò che tuttora, a distanza di mesi dalla morte avvenuta il 13 aprile scorso, rimane di lei, nonché gli innumerevoli attestati di stima che continua a ricevere.
Solo per passione, storia vera di Letizia Battaglia: le foto dal valore storico
La mini serie “Solo per passione” è basata sulla storia vera di Letizia Battaglia, la fotografa palermitana che ha raccontato a tutto il mondo ciò che è accaduto negli anni di piombo in Sicilia con stragi e omicidi di mafia. Al suo fianco c’era il compagno Franco Zecchin, che l’ha incentivata a lungo a non mollare, spiegandole che tutto ciò che stavano facendo avrebbe in un futuro imminente avuto un senso. E fu la verità. Le sue foto infatti hanno avuto un valore storico immenso, tanto da arrivare ad essere utilizzate in aula durante i processi. Tra queste quella del corpo del capo della squadra mobile Boris Giuliano e quella del momento in cui Sergio Mattarella tira fuori dall’auto il fratello Piersanti morto.
Solo per passione, storia vera di Letizia Battaglia: il travagliato matrimonio
Letizia Battaglia, mentre era sposata con Franco Stagnitta, fu accusata di adulterio soltanto perché aveva un rapporto amichevole con diversi uomini. Questo episodio della sua vita viene raccontato nel corso della mini serie dal titolo “Solo per passione”, in onda su Rai 1 il 22 e il 23 maggio. La donna non aveva mai compiuto atti impuri con uomini diversi dal marito, ma alla fine, stanca dei pregiudizi, disse che avrebbero potuto scrivere su di lei ciò che volevano. È così che fu portata in un centro psichiatrico in Svizzera per essere curata. Lì fu imbottita di farmaci tanto da dormire per due settimane consecutive. L’uomo successivamente andò a riprenderla e la riportò a casa dalle tre figli Cinzia, Shobha e Patrizia. La donna non accettò mai però di sottomettersi alle volontà dell’uomo né di essere soltanto moglie e madre e dunque chiese il divorzio. Una scelta che in quegli anni era tutt’altro che consueta, ma che le avrebbe permesso di diventare la fotografa di fama internazionale che è stata.
Solo per passione storia vera, la miniserie ispirata alla vita di Letizia Battaglia
La miniserie su Letizia Battaglia, dal titolo “Solo per passione”, va in onda a partire da questa sera su Rai 1 e racconta la storia vera della fotografa, che ha partecipato in prima persona alla realizzazione delle riprese prima di morire. La vicenda parte dall’inizio: quando era ancora una ragazzina, nella sua amata Palermo. Da giovanissima fa la cosiddetta fuitina e sposa Franco Stagnitta, da cui avrà poi le tre figlie: Cinzia, Shobha e Patrizia. Il loro matrimonio però dura poco.
Inizialmente, come rivelato dalla diretta interessata in alcune interviste, credeva che l’uomo che aveva sposato fosse un principe azzurro, dolce e premuroso, oltre che sempre pronto ad ascoltarla. La situazione però cambiò presto. La donna iniziò a sentirsi oppressa dal marito, che voleva controllarla. Il suo atteggiamento era lo specchio della mentalità maschilista dell’epoca, ma Letizia Battaglia non avrebbe mai potuto accettarlo: voleva essere indipendente. È così che decise dunque di divorziare per dedicarsi completamente al suo lavoro.
Letizia Battaglia, Solo per passione storia vera: la fotografia il suo eterno amore
Sebbene la prima puntata di “Solo per passione”, la mini-serie dedicata a Letizia Battaglia, si concentri sulla sua adolescenza e giovinezza, le puntate successive si concentreranno sulla sua storia vera a livello lavorativo. Quella che d’altronde le ha più dato soddisfazioni. La vita come fotografa in una redazione non è però inizialmente semplice. È l’unica donna in ufficio quando inizia a collaborare con il quotidiano L’Ora ed i pregiudizi sono tanti, ma presto dimostrerà sul campo di avere le qualità necessarie a farsi strada. Negli anni Settanta si trova infatti a documentare l’inizio degli anni di piombo della sua città, scattando foto dei delitti di mafia per informare l’opinione pubblica e scuotere le coscienze. Vere e proprie denunce sociali e politiche che rimarranno nella memoria del mondo intero.
I suoi scatti sono arrivati ovunque. Letizia Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, il Premio Eugene Smith, a New York, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di Life. Un altro premio, il Mother Johnson Achievement for Life, le è stato tributato nel 1999. Non è solo la “fotografa della mafia”, ma molto di più. La fotografa della sua epoca.