Letizia Moratti difende la scelta del cda della Rai e assieme al sindaco di Milano Giuseppe Sala si pone nel contrasto-scontro degli ultimi giorni tra Roma e la metropoli lombarda. Tutto è cominciato con la decisione di Viale Mazzini di trasferire il centro di produzione sugli studi di Milano, accendendo però la polemica politica anche qui bipartisan: il Governatore del Lazio nonché ex segretario Pd Zingaretti e il senatore di Forza Italia Gasparri, entrambi protestano con tanto di interrogazione presentata (dal forzista) alla commissione di Vigilanza Rai in Parlamento. In risposta, il sindaco (dei Verdi, ex Pd) Sala ha deciso di svuotare il palazzo in Corso Sempione e gli studi di Via Mecenate verso l’area Portello, nell’ex Fiera Campionaria di Milano.



Scelta condivisa e appoggiata anche dalla vicepresidente di Regione Lombardia, intervistata ieri da Piero Colaprico su “Repubblica”: «Scelta necessaria: la Rai è servizio pubblico e nella declinazione di pubblico c’è la specificità dei territori. Ricordo che quando avevo il ruolo di presidente della Rai avevo cercato valorizzare Torino, che godeva di una grande storia come città dell’innovazione, per i canali digitali. Poi m’ero cercata altri ambiti da valorizzare, dalle produzioni per bambini ai cartoni, e Napoli, con progetto di Giovanni Minoli, è diventata importante per le fiction, come “Un posto al sole”».



PARTE DELLA RAI A MILANO: COSA CAMBIERÀ

Non manca la polemica diretta con il n.1 del Lazio, con Letizia Moratti che incalza «Zingaretti difende un interesse provinciale. Non guarda avanti e non guarda la realtà del Paese. È dando spazio alla creatività di Milano che ci sarebbero ricadute per tutti i centri di produzione della Rai». Al momento infatti su Roma il centro di produzione vede 6mila dipendenti, su Milano solo 600, considerato dalla assessore al Welfare lombardo «un divario mortificante con Roma, specie per un’azienda pubblica». Il “campanilismo” sulla Rai prosegue e proseguirà, fino quando almeno il progetto non sarà ultimato definitivamente: «Questa città ha una straordinaria vocazione per l’informazione e l’editoria, qui hanno sede giornali e case editrici importantissimi. Una Rai che è servizio pubblico dovrebbe occuparsi sempre più degli approfondimenti giornalistici, ma anche di innovazione e sperimentazione», rivendica ancora Moratti a “Rep”. Per l’ex presidente Rai Moratti, l’occasione di cambiare davvero (e finalmente) la tv del servizio pubblico è tanto urgente quanto necessaria: parlare di sanità, di ambiente, di cultura e per farlo investire sulla locomotiva del Paese – la Lombardia – è un ottimo trampolino di lancio secondo la n.2 di Fontana. «Cambiare, innovare, impegnarsi sino in fondo è la caratteristica di questi posti e di chi sceglie di abitarli», conclude Moratti, «Se Roma è forte per i millenni di storia passata, Milano è la proiezione dell’Italia nel futuro. E se come italiani ci vogliamo essere, nel futuro del mondo, non possiamo prescindere da Milano. E non può farlo nemmeno la Rai, se è, com’è, servizio pubblico».

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