Letizia Moratti è intervenuta anche in conferenza stampa, insieme al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, per fare chiarezza su quanto avvenuto con l’Istituto superiore di sanità (Iss) e in particolare sul caso dell’indice Rt sbagliato. «Mi sono insediata da una decina di giorni e come mia abitudine studio i dati e li approfondisco prima di prendere decisioni», ha esordito il nuovo assessore lombardo al Welfare. Poi ha spiegato di aver notato delle anomalie: «Mi sono accorta da subito che c’erano dei dati che non erano coerenti con quelli che avrebbero dovuto essere considerati. In pratica, mi risultava che il ministero della Salute non avesse valutato adeguatamente i dati inviati dalla Lombardia». Quindi era per lei necessario un confronto, per questo ha chiesto una sospensione dell’ordinanza di 48 ore. «Ci poteva permettere un confronto leale, aperto e tecnico, necessario per definire se la Lombardia doveva passare in zona rossa. Ma dal ministro non abbiamo avuto alcuna risposta, al contrario ha confermato che l’ordinanza era in vigore».



A proposito dei dati, ha spiegato che l’incidenza era inferiore a molte regioni, oltre che alla media nazionale. Lo stesso per le ospedalizzazioni. «Questo ci faceva pensare che qualcosa non era corretto nell’Rt, per questo abbiamo chiesto un confronto di sole 48 ore». Da qui la decisione del ricorso al Tar. «Solo una settimana dopo essere stati erroneamente messi in zona rossa, il Governo ha capito e ha accettato le nostre ragioni. Se siamo passati in zona arancione è solo perché noi abbiamo sollevato un problema». Letizia Moratti si è poi scagliata contro il ministro Roberto Speranza: «Pretendeva che noi dicessimo che era un errore nostro, ma non è stato un errore nostro. I dati mandati sono corretti». Così si è deciso di andare avanti con tutte le azioni necessarie per dimostrare le ragioni della Lombardia. «Sarebbe bastata la volontà del ministro di sospendere per 48 ore l’ordinanza. Riteniamo ingiusto che lui e il governo vogliano ribaltare un errore che non è nostro. Ci dispiace, ma continueremo con la leale collaborazione, continuando anche a far rispettare la nostra dignità». (agg. di Silvana Palazzo)



LETIZIA MORATTI: “NESSUNA RETTIFICA”

La Lombardia torna in zona arancione, Letizia Moratti ha vinto la sua prima “battaglia”. Da due settimane assessore al Welfare della Regione guidata da Attilio Fontana, l’ex sindaco di Milano ha spiegato ai microfoni di Repubblica di essersi sempre basata sugli indicatori e già sette giorni fa era stata annotata un’incidenza di contagi ogni 100 mila abitanti inferiore ad altre regioni e sotto la media nazionale. «Quello che chiedevamo era una valutazione basata su indicatori in grado di dare una fotografia più puntuale rispetto a un indice Rt riferito a dati non recenti», ha spiegato Letizia Moratti, che ha smentito una rettifica dei dati: «A seguito di un approfondimento relativo all’algoritmo dell’Iss, condiviso con lo stesso, per l’estrazione dei dati per il calcolo dell’Rt, abbiamo inviato la rivalorizzazione di dati richiesta che ci auguriamo porti alla revisione dell’assegnazione di zona rossa».



LETIZIA MORATTI: “MIA SANITA PIU’ SUL TERRITORIO”

Dopo essere tornata sulla polemica legata alla campagna vaccinale«è stata strumentalizzata una frase, estrapolata senza tener conto del contesto e del significato che avrei voluto dare a una parola»Letizia Moratti ha ribadito che serve più sanità sul territorio: «I nostri ospedali sono eccellenti, tanto che vengono a curarsi qui da altre regioni 113 mila persone all’anno. Ma, sì, il sistema è troppo ospedalo-centrico. Dobbiamo incrementare i servizi di prossimità e il ruolo dei medici di base e dei pediatri, anche facendo in modo che possano associarsi tra di loro, sarà fondamentale. I privati? La libertà di scelta del cittadino è un valore e va preservato. Il ruolo del pubblico è centrale, i privati possono portare modelli di efficienza ed efficacia, ma sempre con prestazioni pianificate dalla Regione». Una battuta poi sulla fase 2 della campagna vaccinale: «Stiamo cercando di mobilitare tutte le forze: dai medici di base agli specializzandi, che ho proposto al governo di coinvolgere. Attiveremo ogni possibile canale di prenotazione (call center, piattaforme informatiche, medici di famiglia), per raggiungere i più fragili e con luoghi di vaccinazione massiva».