Sono passati 100 giorni da quando Letizia Moratti ha preso il posto di Giulio Gallera come assessore regionale al welfare della Lombardia, nonché numero due della stessa Regione. Cento giorni in prima linea contro il covid dopo i quali la stessa Moratti ha già imparato una lezione: «Rafforzare la medicina sul territorio – dice parlando ai microfoni del Corriere della Sera, l’esponente lombarda, ieri ospite a Domenica In – la pandemia ha evidenziato la necessità delle cure primarie, della valorizzazione dei medici di medicina generale, la necessità di aggregazioni in cooperative e la creazione di ambulatori in cui varie figure specialistiche possano lavorare in sinergia e in diretto collegamento con gli ospedali».
Medicina del territorio ma anche la creazione di un centro unico per le malattie infettive: «In Lombardia – afferma – puntiamo a diventare punto avanzato di ricerca biomedica e anche di mettere a frutto il know how che dolorosamente ci siamo costruiti sulle malattie infettive. Nelle linee di programma c’è un Centro di coordinamento nazionale per la prevenzione delle malattie infettive. Un grande progetto, perché prevenire vuol dire anche avere un occhio attento ad aspetti come cambiamenti climatici, decadimento della biodiversità e della qualità dell’ambiente, al traffico degli animali che possono costituire i prodromi per zoonosi, spillover e catastrofiche pandemie, come quella che stiamo attraversando».
LETIZIA MORATTI: “PROBLEMI CON ARIA, VACCINAZIONI IN LINEA CON IL PIANO”
Cento giorni in battaglia, anzi, in una vera e propria guerra: «La situazione era come me l’aspettavo: molto difficile e complessa. Siamo calati dentro una guerra contro una pandemia che non dà tregua da più di un anno e si ripropone a ondate, mutando forma con le varianti». E in questi tre mesi e passa la campagna di vaccinazione anti covid ha avuto un incremento evidente, ma all’inizio era scattata nel peggiore dei modi: «Ho avuto da subito molti dubbi su Aria, un sistema che non operava in cloud. Ma all’inizio ho voluto dare fiducia a una struttura regionale, pur facendo inserire clausole rescissorie chiare. Con le gravi criticità emerse ho deciso il cambiamento. L’affidamento a Poste italiane, senza costi, mi sta dando ragione». E da oggi parte anche la vaccinazione per i 65-69enni, fra le prime regioni in Italia a vaccinare questa fascia di età: «La Lombardia non si è mai discostata dal piano vaccinale nazionale e dalle priorità indicate. Siamo stati i primi a completare la prima dose agli operatori sanitari e agli ospiti delle residenze per anziani. Abbiamo somministrato quasi un milione di dosi agli over 80 e siamo al primo posto per copertura vaccinale di quelle persone così duramente colpite dal Covid in questi mesi».