LETTA ATTACCA IL CENTRODESTRA SUI CONDONI. MA ANCHE LUI NE FECE UNO NEL 2013
Lo stile dello spot elettorale del Pd di Enrico Letta ormai è arcinoto e molti lo avranno visto sui social in merito ai punti “forti” del programma del Centrosinistra verso le prossime Elezioni 2022: uno di questi però è più particolare degli altri perché pone in “alternativa” – con la consueta grafica ormai del “rosso vs nero” (Pd vs Centrodestra, ndr) – il tema delle tasse e i condoni fiscali. Letteralmente troviamo scritto: «Più condoni per gli evasori fiscali. Meno tasse per chi lavora. Scegli.», con la faccia di Letta che “punta” sulla promessa elettorale di ridurre le tasse per il lavoratori senza portare eventuali “condoni” attribuiti invece all’avversario Centrodestra.
Parte proprio da qui il “fact checking” di “Pagella Politica” che punta a dimostrare come in realtà lo stesso Enrico Letta, quando era Presidente del Consiglio nel 2013, effettuò proprio un condono fiscale che oggi pare essersi “dimenticato” nella sua analisi ferrea contro Meloni, Salvini e Berlusconi. Il condono di cui ricorda “Pagella” riguarda a favore delle concessionarie di slot machine non in regola con il fisco: era il 2012 quando la sezione giurisdizionale per il Lazio della Corte dei Conti condannava in primo grado a un risarcimento da circa 2,5 miliardi di euro ben 10 società concessionarie di slot machine e alcuni dirigenti dell’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (Aams), all’epoca ancora addetta della gestione del gioco pubblico.
PAGELLA POLITICA: “IL CONDONO FISCALE DEL PREMIER LETTA”
Con il Decreto legge n. 102 del 31 agosto 2013 – poi convertito in legge nell’ottobre 2013 – l’allora Governo Letta (a maggioranza Pd) di fatto estese alle società condannate in primo grado dalla Corte dei Conti la cosiddetta “definizione agevolata” con il fisco. Come spiega “Pagella Politica” nel suo fact-checking sul programma dem alle Elezioni 2022, quella definizione agevolata era «la possibilità di estinguere il proprio debito pagandone solo una parte. Più nel dettaglio, la norma stabilì un pagamento tra il 20 e il 25 per cento del debito contratto con l’erario, con la possibilità di raccogliere fino a 600 milioni di euro». L’obiettivo dell’allora Premier sostenuto tanto dal Pd quanto da parte del Centrodestra (il Popolo delle Libertà di Silvio Berlusconi, ndr) era quello di poter recuperare in tempi brevi «risorse per finanziare altre misure previste dal decreto-legge, come l’abolizione dell’Imu sulla prima casa».
Alla prova dei fatti però l’intervento “salva concessionarie” era un vero e proprio condono fiscale in quanto permetteva di sanare un debito tramite uno sconto fiscale. In Parlamento il Movimento 5Stelle si oppose fermamente a quel provvedimento, così come alcuni esponenti del Pd sull’area più radicale: «Lo sconto di 2 miliardi previsto dal dl Imu non è ammissibile, eticamente è insopportabile dopo la conclusione dell’indagine conoscitiva del parlamento sugli effetti del gioco d’azzardo per la salute. Il governo deve trovare altre coperture», sosteneva nel settembre 2013 l’allora deputata Pd Margherita Miotto, riportata fedelmente da “Pagella Politica” in questi giorni. Come finì quel condono? Dopo la condanna dei giudici, ben 8 concessionarie su 10 sfruttarono l’intervento del Governo Letta mentre le rimanenti due «proseguirono il contenzioso legale, per essere condannate in via definitiva nel 2015, con l’assoluzione dei dirigenti Aams». Intervenendo in merito alla querelle sui condoni fiscali, il candidato all’uninominale di Milano con il Centrodestra Giulio Tremonti (ex Ministro Economia, oggi candidato FdI) attacca il leader Pd: «Letta dice che mi candidano per i condoni? L’ultimo noi lo abbiamo fatto nel 1996, loro a sinistra ne hanno fatto tantissimi».