«Serve l’obbligo vaccinale e il ritorno allo smart working»: per Enrico Letta, dopo il doppio Decreto nel giro di una settimana – “Festività” prima, quarantena-Green Pass nella giornata di ieri – le prossime tappe della lotta al Covid-19 sono già segnate.

Nell’intervista a “Repubblica” il segretario del Pd offre la “panoramica” delle due principali emergenze politiche del Paese: la lotta al Covid e, ovviamente, l’elezione del Quirinale il prossimo 25 gennaio. Partendo dalla prima, «il governo sta facendo bene, approvo totalmente le misure discusse in cabina di regia e penso che ora bisogna prepararsi al passo successivo, cioè l’obbligo vaccinale e il ritorno allo smart working»; per Letta la terza dose di vaccino è la vera arma efficace al momento anche contro Omicron, «Di obbligo si parla da settimane e la scelta è matura per il Paese e per l’Europa. La mia sensazione è che ci sia un sur place tra i Paesi, il primo che introduce l’obbligo produrrà un effetto domino in tutti gli altri» (condividendo dunque la proposta fatta dal decano dei farmacologi Silvio Garattini). Secondo Letta non è stato un errore riportare i lavoratori in presenza dato che i dati dell’epoca giustificavano la decisione, «Omicron è una novità non prevedibile. Ma ormai sappiamo che con lo smart working si può mantenere viva l’economia». Se il lavoro può essere svolto “da casa”, discorso diverse riguarda la scuola: qui il neo-deputato Dem sottolinea la necessità del ritorno in presenza dal 10 gennaio per tutti gli studenti, «Sono contrario all’allungamento delle vacanze di Natale e al ritorno alla didattica a distanza». Per Enrico Letta risulta infine scandaloso, sempre sul fronte Covid, che le mascherine FFP2 possano arrivare a costare 2 euro in farmacia: «è uno scandalo, occorre subito un intervento per calmierare i prezzi. E anche sui tamponi è necessario allargare la tipologia di luoghi in cui è possibile farli».



LA PARTITA DEL QUIRINALE (SECONDO LETTA)

In merito alla seconda emergenza-urgenza, la corsa al Quirinale, Letta si fa più “morbido” in merito alla ricerca di unità tra tutti i partiti della maggioranza per un avvicendamento al Colle il più rapido e indolore possibile. «Il governo è sostenuto dal 90% delle forze parlamentari, sarebbe totalmente contraddittorio restringere il campo per eleggere il Presidente della Repubblica, ci può essere una maggioranza più larga, non più stretta, altrimenti il governo cadrebbe». Di quella maggioranza extra-large, dice ancora il segretario del Pd, si ha bisogno non solo per eleggere il successore di Mattarella ma proprio per non far cadere l’attuale Governo in piena fase pandemica: serve un Capo dello Stato «non divisivo e non eletto sul filo dei voti». In merito all’eventuale ipotesi Draghi al Colle, Letta non si sbottona più di tanto, «come sugli altri nomi che garantiscono ampio consenso, decideremo tutti insieme e al momento debito, la mia personale opinione non conta. Quel che so per certo è che Draghi va comunque protetto e tutelato per il bene del Paese». Letta vuole a tutti i costi Mario Draghi ancora sulla scena politica, o a Palazzo Chigi o al Quirinale: «dobbiamo tenercelo stretto, in un modo o nell’altro. Quello che Draghi sta portando all’Italia è enorme. Siamo un Paese che ha visto crescere il suo principale handicap, il debito pubblico, del 25% in poco più di un anno. In questo senso Draghi è un’assicurazione sulla vita».



Leggi anche

POST-VOTO IN EMILIA/ Mortadella, fede (politica) e ingegneria sociale, così il Pd ha vinto ancora