Dopo lo “schiaffo” dei giudici della Pennsylvania contro la richiesta di riconteggio dei voti delle Elezioni Presidenziali Usa, Donald Trump non molla la battaglia post- voto e chiede nuovo riconteggio in Georgia: nel frattempo a far discutere da giorni è il piano – assai poco realizzabile secondo gli analisti Usa ma non impossibile – dei Repubblicani di far cambiare i Grandi Elettori negli Stati a maggioranza GOP in vista dell’elezione diretta al Collegio Elettorale di dicembre. Su Twitter l’ex Premier Enrico Letta commenta l’ipotesi di Trump rilanciata qui in Italia dall’inviato di Repubblica Federico Rampini: «Penso che si debbano usare le parole corrette. Trump sta progettando un colpo di stato. In maniera confusa ma concreta». Immediata e netta la risposta tutta su Twitter tra il leader Pd e il giornalista di “Libero Quotidiano” nonché scrittore Antonio Socci: «Caro Enrico Letta, che colpo di stato è voler contare i voti legali e volere un voto trasparente e corretto? Non credi che colpo di stato sarebbe semmai il contrario?».
IL “PIANO” DI TRUMP
A quel punto Letta contro-replica a Socci spiegando come in realtà con “golpe” intenda precisamente quanto starebbe avvenendo in Michigan: «Volere che l’Assemblea legislativa del #Michigan, a maggioranza trumpiana, mandi una sua lista di delegati per l’elezione del Presidente invece di quella eletta dai cittadini è sovvertimento di regole da #CoupAttempt. Alcuni repubblicani han bloccato la cosa. Pochi ma sufficienti». Tornando sul tema Trump anche oggi Letta affida ai social la sua personale versione di quanto stia avvenendo negli Stati Uniti (e di quanto avverrà ancora nei prossimi giorni prima della nomina effettiva di Joe Biden alla Casa Bianca): «107 è l’incredibile numero di recenti tweets di Trump giudicati da Twitter scorretti, fuorvianti e basati su fatti non veri. Lo dico in particolare a tutti coloro, da noi, che sono su Twitter, si fidano quindi di Twitter e rilanciano le follie trumpiane». Come ha ben spiegato Rampini su Repubblica ancora ieri, l’ultima speranza di Trump dopo le ultime batoste prese dai ricorsi non accolti negli Stati chiave riguarda l’intervento presunto nel sistema di elezione dei Grandi Elettori: «prima ogni Stato deve certificare il verdetto delle urne; poi è l’assemblea legislativa dello Stato a designare i membri del collegio elettorale che travasano i voti dei cittadini a Washington e contribuiscono a designare il nuovo capo dell’esecutivo. In teoria quindi le assemblee legislative locali possono anche disconoscere la volontà dei cittadini e designare dei “grandi elettori” di segno politico opposto. Sarebbe una tale violazione della volontà popolare, da giustificare i paragoni con un golpe», scrive l’inviato di Repubblica. Il “problema” per il GOP riguarda le motivazioni con cui possono essere ribaltate le liste dei Grandi Elettori: le solide giustificazioni ammesse riguardano maxi brogli (con prove) e contese giudiziarie sospese. Avendo però Trump perso finora quasi tutti i ricorsi presentati, rischia di diventare alquanto improbabile l’ipotesi di “sovvertire” il voto di inizio novembre.