LA GAFFE DI ENRICO LETTA SUL TWEET PRO-POLONIA
«A fianco dei nostri amici polacchi in questo momento drammatico, carico di tensione e di paure. Quel che succede alla Polonia succede a noi»: questo il tweet con cui Enrico Letta commentava ieri sera, dopo le prime notizie emerse sui missili caduti in Polonia (suolo Nato) a pochi metri dal confine con l’Ucraina. Il messaggio del segretario Pd era chiaro: non solo la comprensibile e giusta solidarietà per le due povere persone uccise nel raid, ma anche l’immediato schierarsi a fianco di Polonia, Ucraina contro la Russia di Putin. Nulla di grave, ovviamente, solo per un piccolo dettaglio: col passare delle ore – e la prudenza di Varsavia e Washington forse avrebbero dovuto suggerire un approccio più “tranquillo” – si è scoperto che non vi è stato alcun attacco russo contro la Polonia (indagine Nato, Usa e Varsavia, ndr), bensì sarebbe stato un missile di difesa ucraina nel tentativo di contrastare i raid russi su territorio ucraino a colpire l’azienda agricola esplosa ieri pomeriggio.
Per carità, come ha detto la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, resta di fondo il problema enorme sul fronte umanitario e geopolitico dei continui attacchi della Russia contro uno Stato sovrano come l’Ucraina dal 24 febbraio scorso. Ma allo stesso tempo, “sparare” sentenze come ha fatto Letta – e pure poco prima il leader del Terzo Polo Carlo Calenda («La follia russa generata dalle pesanti sconfitte continua. Siamo con la Polonia, con l’Ucraina e con la NATO. La Russia deve trovare davanti a se un fronte compatto. I dittatori non si fermano con le carezze e gli appelli alla pace») – non pare esser stato un atteggiamento prudente in tempi così delicati come questi. Ad aggiungere ulteriore “pepe” alla gaffe fatta dal segretario Pd l’elemento fatto notare da diversi analisti politici: solo pochi mesi fa era sempre Enrico Letta a ritenere la Polonia Paese deplorabile per la vicenda dello Stato di diritto nel contrasto fra Varsavia e Commissione Ue. Ecco cosa diceva Letta al Forum di Cernobbio solo lo scorso settembre: «Noi possiamo stare, come Paese fondatore, nella serie A dell’Europa ma se in Italia vince la destra sul modello dell’Ungheria e della Polonia, allora l’Italia rischia di andare in serie B».
GIULI, DI BATTISTA, MONTANARI E DI CESARE: BUFERA CONTRO LETTA, “ATTENDERE PRIMA DI SCRIVERE”
Il tweet di Enrico Letta, insomma, non è rimasto “inosservato” nella sera in cui al grande timore iniziale di un’escalation per la terza guerra mondiale si è per fortuna ridimensionata la gravità del missile caduto in Polonia (che comunque ha ucciso due persone, non va mai dimenticato). Nella puntata di “DiMartedì” diversi interventi hanno sottolineato la gravità delle parole giunte da Letta, così come poco prima a “Otto e Mezzo” Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, si era prodigato in una forte critica contro il segretario Dem. «Francamente sono sconcertato dal tweet di Enrico Letta. forse prima di tutto bisognerebbe dire che i leader occidentali, non con l’elmetto, dovrebbero dire: capiamo cos’è successo. E’ un errore, come speriamo? Un frammento di contraerea? Pensare che siamo già al casus belli della Terza guerra mondiale è un passo che compire con cautela. In tanti stiamo cercando di dirlo da mesi, Putin è l’aggressore responsabile ma ci sono responsabilità anche di chi non ha fatto abbastanza per fermare la guerra».
Passa solo qualche ora e in puntata con Floris a “DiMartedì” il giornalista Alessandro Giuli torna sul tweet di Letta e sul missile in Polonia (quando ancora non si aveva piena spiegazione, come invece giunta oggi dall’indagine Nato): «Il tweet di Letta è peggio che grave, è sciocco. È sciocco perché bastava dire solidarietà ai polacchi ammazzati. Chi di noi si sarebbe opposto a un tweet di solidarietà alle vittime collaterali di una guerra mostruosa? Ha fatto un errore sciocco». Secondo Giuli oggi si è più o meno tutti interessati a enfatizzare il dialogo e l’iniziativa di pace, ma «Non si può però cedere mai più a una euforia bellicista che espelle la parola pace e tregua e cessate il fuoco». La professoressa Donatella Di Cesare, fin dall’origine della guerra in Ucraina schierata tra chi chiede un negoziato diretto tra Kiev e Mosca per far finire il conflitto, spiega in trasmissione: «Tweet gravissimo di Letta che parla “dalla parte dei polacchi”: da parte degli stessi Usa c’è grande prudenza, il messaggio del Pd invece lascia interdetto. Si è messo l’elmetto fin dall’inizio, meno male che ora stanno capendo tutti che bisogna impostare un negoziato dopo tante vittime inutili e inutili alle porte dell’Europa». Ancora più dure sono le dichiarazioni dell’ex deputato M5s Alessandro Di Battista che non da oggi accusa Letta e la gran parte della politica italiana di essere “con l’elmetto” e non “per la pace”: «Dichiarazioni di Letta e Calenda sono di una gravità inaudita in questa fase. Il leader del Pd a tempo e il leader del Terzo-Quarto Polo che come un Salvini qualsiasi non aspettano neanche 4 minuti per prendere il cellulare invece di guardare, attendere. ‘Noi siamo dalla parte degli americani, dalla parte vostra’ ma almeno gli Usa hanno più dubbi e sono più prudenti». Il “funambolico” ex 5Stelle Di Battista conclude lanciando un appello a tutte le forze politiche: «Lo vogliamo capire che c’è in ballo il rischio di una terza guerra mondiale: i bombardamenti della Russia sono arrivati dovunque ieri, purtroppo non siamo vicini alla fine della guerra e non bisogna esultare per il ritiro delle truppe russe da Kherson. In una guerra lunga i riposizionamento sono normali: è giunta l’ora di un vero negoziato e ora forse anche gli americani lo hanno capito. Avendolo detto loro forse non sarà più eretico in questo Paese pensare che la vera soluzione alla guerra sia un negoziato».
A fianco dei nostri amici ?? in questo momento drammatico, carico di tensione e di paure. Quel che succede alla #Polonia succede a noi.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) November 15, 2022
La follia russa generata dalle pesanti sconfitte continua. Siamo con la Polonia, con l’Ucraina e con la NATO. La Russia deve trovare davanti a se un fronte compatto. I dittatori non si fermano con le carezze e gli appelli alla pace.
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) November 15, 2022