Tre notizie, una dietro l’altra: nel colloquio tra il segretario del Pd Enrico Letta e la “Repubblica” emergono principalmente tre grossi spunti politici che guideranno i prossimi giorni. In primis la conferma della candidatura alle Elezioni Suppletive di Siena, con tanto di “pericolosa” promessa («se perdo lascio il Pd»); in secondo luogo, dopo una sola settimana dall’approvazione in Consiglio dei Ministri, il capo dei Dem giudica in alcuni passaggi “rivedibile” la riforma della giustizia del Ministro Cartabiasarà lei a guidare il confronto sui possibili aggiustamenti)»; da ultimo, l’ennesima porta in faccia a Lega e Italia Viva in merito alle discussioni sul Ddl Zan, sempre più a rischio in Aula a fine luglio e con possibile rinvio a settembre.



Letta era a Montalcino dove ha lanciato la sua campagna elettorale per il collegio senese, dando subito uno scossone in merito al suo eventuale futuro post Suppletive: «So di rischiare», avrebbe confidato ai suoi dirigenti Pd secondo “Rep”, anche perché solo tre anni fa proprio a Siena l’allora ex Ministro Padoan vinse con soli 3 punti di scarto sul Centrodestra. «È evidente che se i cittadini mi rifiuteranno, ne trarrò le conseguenze», ha poi spiegato lo stesso ex Premier alla platea Dem di Montalcino. «Se perdo ne trarrò le conseguenze: esistono i sì e i no, l’ho già fatto una volta. […] La sfida era impossibile da rifiutare. Sia perché è un privilegio sia perché in Toscana “la destra ha preso troppo piede». Servirà l’appoggio di tutto il Centrosinistra per vincere a Siena e in generale nelle prossime Amministrative, ma qui Letta fa un distinguo sul fronte Renzi-Italia Viva: «La nostra disponibilità (alla coalizione, ndr) c’è, ma i comportamenti non sono indifferenti […] In una coalizione ci sono diritti e doveri, anche di lealtà»,



ENRICO LETTA, IL PUNTO SU GIUSTIZIA E DDL ZAN

Se Enrico Letta conferma la fiducia a Draghi e Speranza sull’emergenza Green Pass e si limita a ribadire «Servono soluzioni che coniughino libertà di movimento e apertura delle attività economiche in sicurezza. Ma non le dettano Meloni e Salvini», il tema più spinoso lo affronta con “Repubblica” sul campo della giustizia. «Riforma giusta e necessaria: dopo molti anni si va finalmente nella direzione di superare lo scontro politico tra giustizialismo e finto garantismo che ha tenuto in ostaggio il Paese troppo a lungo. Ma proprio perché è di importanza strategica, penso che il Parlamento abbia il diritto, direi il dovere, di contribuire a migliorarla», spiega il segretario del Pd che di fatto “apre” all’alleato Giuseppe Conte, ora alla guida del M5s dopo la “pace” con Grillo. «Credo che i tempi stretti chiesti dal governo, e che io condivido, siano compatibili con qualche piccolo aggiustamento, in prima o anche in seconda lettura. A patto di non stravolgerne l’impianto»: nessuna ‘sfiducia’ alla Ministra Cartabia il cui ruolo resta quello di “volante” nel confronto con le Camere per le migliorie della riforma. Capitolo finale, l’ennesimo scontro con la Lega (e con Renzi) sul Ddl Zan contro l’omobilesbotransfobia: se ancora ieri il leader della Lega Matteo Salvini chiedeva a Letta un confronto in extremis per dirimere i punti “nodosi” della legge (articolo 1, 4, 7), la replica dal Pd è netta «proseguiamo per la nostra strada, di disegno di legge Zan si parla in Parlamento. […] Con chi ha 2 facce semplicemente non ci discuto, non è serio che sul tema dei diritti il nostro interlocutore sia una persona che nello stesso giorno chiede a noi di trattare e sostiene che sia fatta bene la legge ungherese anti lgbtqi».

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