Che dolore, Daniele! Così, inaspettato, una mattina di maggio. Maledetto maggio. Lo stesso mese che ci ha portato via Agostino e Francesco. Ora è toccato a te. Non me l’aspettavo. E non era questo il momento. Anche se, pensandoci bene, non è mai il momento buono per dire addio a una persona che si ama.
Lo sapevamo che prima o poi sarebbe successo, ma speravamo il più tardi possibile. Ci eravamo aggrappati a te, dopo l’addio di Totti, e a te ci eravamo stretti forte come si fa con un fratello maggiore. Ma anche tu, come Di Bartolomei e Francesco, sei stato strappato violentemente da quel pezzo di vita che hai amato e che ami di più al mondo, dopo le tue figlie. La Roma, l’amore di una vita. Per cui si può anche morire, come ci ha tristemente insegnato “Ago”. Tu e Totti, i due capitani, amici e fratelli, come ti ha definito ieri Francesco. Così diversi, ma così uniti: dallo stesso ideale, dagli stessi valori, da un’unica maglia. Totti, la poesia, tu la passione. Quel fuoco che ti accendeva l’animo e che ti ha fatto sbagliare mille volte per il troppo amore. Che non ti faceva dormire per giorni dopo una sconfitta. Che ti faceva rialzare e ricominciare ogni giorno, anche quando le ginocchia malconce scricchiolavano. Che ti ha fatto sentire Re dopo ogni vittoria. Che ti fa sentire uomo, figlio, padre, giocatore e tifoso. Quella stessa passione che oggi ti fa piangere di rabbia e di dolore: perché Daniele, non è giusto!
E hai ragione. Ti hanno tolto quel grande sogno di bambino che ti portavi da Ostia. E non era quello di vincere lo Scudetto o una Coppa. Li avresti meritati e li hai maledettamente sfiorati più volte. Ma di gioire, piangere, soffrire e lottare tutta la tua vita calcistica solo per la Roma. Lo hai fatto per 18 anni e io con te. Lo hanno fatto i miei figli. E te ne siamo grati.
Ci rivedremo l’ultima domenica di maggio per la tua partita di addio con il Parma. Ormai vent’anni fa, in uno stesso Roma-Parma, festeggiammo (tu ragazzino a bordo campo) lo Scudetto. Un giorno indimenticabile. L’ultima grande Vittoria. E il destino non poteva scegliere occasione più speciale per celebrare il tuo congedo dalla tua gente e dalla tua Roma. Come merita un grande Capitano. Grazie Danie’