Tra le tracce proposte dal Miur per la prima prova della Maturita 2023, Tipologia C, riflessione critica sull’attualità, anche “Lettera aperta al Ministro Bianchi sull’Esame di Maturità” firmata da illustri accademici, tra cui Crepet, Orsina e Cottarelli. Una lettera critica, in cui si riflette sull’importanza dell’Esame di Stato, in relazione alla decisione nel 2021 di rimuovere le prove scritte per via dell’emergenza pandemica da Covid-19: da questa traccia ne è nata in giornata una polemica politica (poi chiarita) tra l’attuale Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e il suo predecessore, Patrizio Bianchi.
SVOLGIMENTO TRACCIA C1 – Lettera aperta al Ministro Bianchi sugli Esami di Maturità
SVOLGIMENTO
Ulisse è un personaggio che da sempre ha suscitato la fantasia e l’immaginazione degli uomini. Le interpretazioni più famose che lo riguardano sono sicuramente quella originale contenuta nell’Odissea e quella raccontata da Dante nella Divina Commedia. Nella prima Ulisse affronta un viaggio di dieci lunghi anni per poter tornare all’isola di Itaca dove si trova casa sua, mentre nell’Inferno dantesco l’eroe greco racconta di come abbia deviato dal suo viaggio di ritorno verso casa per poter conoscere ciò che è negato di comprendere all’intelletto umano e delle conseguenze tragiche di questa sua scelta. Una terza differente lettura è quella che dà lo scrittore greco Kavafis nella sua poesia intitolata Itaca, in cui l’importante non è il raggiungere casa sua e la sua famiglia bensì l’esperienza del viaggio e le possibilità di conoscenza e crescita in esso contenute.
Oggi iniziano le prove della maturità e anche io mi trovo a svolgerle alla fine del mio percorso liceale durato cinque anni. I primi ostacoli da affrontare sono gli scritti, che da quest’anno sono stati reintrodotti come prima della pandemia, prima e seconda prova. Come normale che sia, negli scorsi giorni in me e nei miei compagni era presente una certa dose di agitazione, qualcuno era preoccupato di far bene nelle prove mentre altri semplicemente dal pensiero di raggiungere i sessanta punti, minimo indispensabile per superare l’esame e finire il liceo.
Io, ad essere totalmente onesto, ero e sono diviso. Certamente avrei evitato la seconda prova di matematica, materia che da qualche anno fatico ad apprezzare e che mi risulta assai difficile, mentre il tema non mi pesa ed era una scusa per ripassare italiano, cosa che ho fatto volentieri. Per questo motivo non saprei prendere una posizione netta per quanto riguarda la scelta tanto discussa di tornare a quella forma di maturità precedente al Covid-19. Da un punto di vista strettamente pratico credo che la prova orale sia più semplice, sebbene questa implichi comunque lo studio di tutte le materie e benché alcuni studenti, magari quelli con particolari forme di ansia, possano performare meglio nella forma scritta.
Ma se da un lato subentra la pigrizia verso lo studio e il desiderio di non fare fatica, dall’altra parte un vero ostacolo come quello che sembrano rappresentare le prove scritte forse è giusto che ci sia. Ripensando a questi anni è inevitabile non ricordare con sorriso furbesco, e con un certo orgoglio, tutte quelle situazioni, compiti, interrogazioni e verifiche dove in qualche modo me la sono cavata grazie a colpi di fortuna, ad astuzie o a modalità non propriamente lecite che mi hanno facilitato il lavoro, accompagnate però dalla soddisfazione generata in me in tutte quelle occasioni in cui invece, grazie a tanto studio, esercizi, ripassi e altro, sono riuscito a superare una verifica molto lunga o difficile, a prendere una sufficienza in quella materia per me particolarmente indigesta, a superare le mie stesse aspettative e a tornare a casa fiero e orgoglioso con un bel voto.
Questi cinque anni, che sono sembrati lunghi ma oggi sembrano essere stati così corti, forse non necessitano di una prova finale, forse la crescita che vi è richiesta è già avvenuta. O forse l’esame della maturità è quel passo finale necessario a completare un percorso fatto di tanti ostacoli superati, quello che in un videogame viene comunemente detto il boss finale, l’ultima definitiva prova.
La scorsa settimana sono stato via alcuni giorni a studiare con i miei compagni e i ragazzi delle quinte degli altri licei del mio istituto, il tutto organizzato dalla mia scuola e accompagnati da alcuni professori. Della mia classe non sono venuti tutti, alcuni hanno ritenuto più proficuo studiare singolarmente a casa, con i propri ritmi, le proprie tempistiche e le proprie comodità ma per me è stato sicuramente un guadagno. È stata sicuramente una possibilità di stare con i miei compagni e di legarmi ancora di più a loro, sia per la condivisione di intere giornate sia per l’unità d’intenti che si è creata di fronte all’ostacolo comune che tutti dobbiamo affrontare, ognuno teso secondo la propria misura e ognuno pronto a contribuire e ad aiutare con ciò che aveva e sapeva, prestando gli appunti di quella o quell’altra materia o rendendosi disponibile per ripetere un determinato argomento.
È stato sicuramente un confronto utile guardare invece i ragazzi degli altri indirizzi. Quelli del liceo classico mi hanno messo una certa agitazione perché studiavano più di me ma sono stati anche uno sprone. Mi hanno fatto pensare anche ai prossimi anni in università, dei quali fatico a figurarmi la mole di studio che dovrò affrontare ma che immagino molto superiore a quella attuale e da questo punto di vista sono stati un campanello di allarme e una sorta di avviso, in positivo, per quello che credo mi aspetti. Quelli del liceo delle scienze applicate mi hanno tranquillizzato, hanno ritmi più distesi, ma vederli mi ha messo di nuovo davanti tutto ciò che ho fatto di buono in questi anni e tutto il mio lavoro, tutti i passi che ho fatto a livello scolastico e di cui vado fiero e per loro vale lo stesso, quel tempo che hanno studiato mentre eravamo via, e che a me sembrava poco, per loro ho capito essere un grande sforzo e molto di più di quanto abbiano mai fatto in precedenza. Forse senza le prove scritte, con un esame che alcuni immaginavano più semplice, tutto questo non ci sarebbe stato e sarebbe stato un peccato, col senno di poi, dal mio punto di vista.
Penso anche ai miei coetanei che si trovano nelle zone alluvionate dell’Emilia e che avranno una maturità senza le prove scritte, solo con l’orale. Mi è capitato di vedere diversi video legati all’alluvione e alcuni erano proprio interviste a ragazzi prossimi all’esame di maturità nei quali i pareri erano discordanti. Certi ovviamente erano contenti del carico alleggerito di studio, mentre altri erano contrari, chi sostenendo idee di uguaglianza tra studenti, chi dicendo che l’inizio in una certa data uguale per tutti avrebbe comunque facilitato piuttosto che gli orali in una data da definirsi e altri che ricordavano come l’esame di maturità riguardi tutto ciò che si è affrontato durante l’anno, non solo l’ultimo mese o argomenti nuovi da studiare nei giorni prima dell’esame. Tra questi mi ha colpito più di tutti una ragazza che, parafrasando, diceva come sicuramente si ricorderà del periodo dell’esame di maturità per tutta la vita e se l’esame di maturità è una prova che certifica o in cui avviene una maturazione, in lei questa crescita sicuramente è avvenuta ma tutto questo a causa di ciò che ha affrontato nelle ultime settimane fuori dal contesto scolastico.
Parlando con i miei genitori spesso abbiamo affrontato il tema degli studenti con difficoltà certificate e delle conseguenti misure adottate per aiutarli. Loro solitamente storcono il naso, ai loro tempi le certificazioni per la dislessia, la discalculia, la disortografia e simili non esistevano, ognuno se la cavava in qualche modo e chi non ce la faceva non faceva il liceo, ma seguiva altri percorsi come quello di ragioneria o andava direttamente a lavorare. Per questo sono portato a pensare che loro sosterrebbero senza troppi dubbi la maturità con le prove scritte. Io, a fronte di tutti i pensieri espressi in precedenza, credo che non saprei scegliere una posizione definitiva. Certamente l’esame di maturità ha come suo centro un certo tipo di sapere benché siano gli argomenti studiati durante questo stesso anno, alcune conoscenze, cioè quello a cui mirava l’Ulisse dantesco.
Forse è solo l’ultima grande prova per poter completare il percorso di questi cinque anni e uscire dal liceo, una sorta di grande verifica finale che comprenda tanti argomenti, quell’ultimo ostacolo che per l’Ulisse di Omero sono stati i Proci, da superare con tutti i mezzi e a qualunque costo per concludere il proprio viaggio e finalmente riposare dopo tante fatiche, per cui più facile è, senza le prove scritte, e meglio è.
Riprendendo ciò che diceva la ragazza nel video che ho visto, sono propenso a credere che tutti questi anni siano un percorso di maturazione, che certo comprende l’acquisizione di un certo sapere ma che indubbiamente deve essere un percorso anche umano, e per questo l’esame di maturità ritengo che debba essere la giusta conclusione di questo viaggio.
Non so se questa sia la soluzione migliore, ma per quel che mi riguarda tendo a guardare in maniera positiva la reintroduzione delle prove scritte, non tanto per la modalità in sé ma per quella tensione che creano, che io ritengo buona anche se in certi casi può essere ingigantita e esasperata oltre il necessario, e perché un esame non banale, non facile come sono stati descritti quelli degli ultimi anni, può essere la possibilità per acquisire nuovamente consapevolezza del percorso fatto a livello scolastico e umano e di conseguenza il trampolino di lancio per ciò che ci aspetta dopo il liceo.
All’esame di maturità forse prenderò giusto giusto sessanta, il minimo indispensabile per passare, ma come mi sono legato ai miei compagni in questi giorni magari riuscirò a fare nuove amicizie nei prossimi anni, come sono migliorato in questi anni, entro con pochi crediti per i brutti voti degli anni scorsi ma forse farò delle buone prove, potrò migliorare nei prossimi anni, forse farò un buon orale e quindi sarò bravo negli esami dell’università. Forse invece l’orale non andrà come desidero e sarà un avviso su cosa migliorare una volta arrivato in università.
Perché comunemente si parla di “maturità” e non esame di quinta liceo? Non so dire il motivo preciso ma credo che il nome sia significativo e la ragazza del video forse lo ha capito meglio di tanti altri come forse anche Kavafis che, parlando di Ulisse, benché il nostro viaggio è bene che finisca o, meglio, che cambi forma, intendeva dire che una volta arrivati alla fine del percorso oltre ai punti del voto, per i quali forse non saremo contenti, avremo con noi, a compensare lo scarso risultato, tutta la maturazione che ci siamo guadagnati in questi lunghi e allo stesso tempo velocissimi anni.
(Innocenzo Fabbro)