Caro direttore,
qualche giorno fa uno di noi aveva scritto al Sussidiario per raccontargli del WIT: un gruppo di ragazzi che da qualche tempo ha iniziato ad incontrarsi per approfondire la passione per la politica. Pieni di entusiasmo, forse un po’ incoscienti, abbiamo organizzato un weekend di lavoro sul tema dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, per andare oltre le minimizzazioni e i catastrofismi.
Che bei giorni quelli trascorsi!
In 70 circa ci siamo ritrovati per due giorni, gomito a gomito, dentro un tema complicato, a tratti inquietante e ciò nondimeno stimolante nella sua sorprendente pertinenza con ogni ambito della politica e della società.
“Di che cosa si tratta?” Innanzitutto ci siamo chiesti questo. Di fronte a un problema così complesso, siamo partiti dalla realtà, dai fatti. Il prezioso contributo dei due scienziati Giuseppe Orombelli e Sergio Castellari ci ha, dunque, consentito di inquadrare efficacemente il tema, smontando il superficialismo che c’è in ciascuno di noi: il mondo certamente non finirà tra dieci anni ma se non agiamo – bene ed in fretta – sarà verosimilmente difficile evitare conseguenze molto difficili da affrontare.
Di fronte alla vertigine di questo problema abbiamo scoperto la Grazia di avere una traccia da cui partire: la Laudato Si’. Abbiamo incontrato l’arcivescovo di Taranto monsignor Filippo Santoro e la professoressa dell’Università Cattolica Simona Beretta. La Laudato Si’ sta alla nostra epoca come la Rerum Novarum stava alla Rivoluzione industriale: tutti i cambiamenti del nostro tempo possono essere letti attraverso la lente offerta da Papa Francesco, il quale propone una transizione verso un nuovo modo di guardare il mondo, quindi anche verso un nuovo mondo. “Il paradigma tecno-economico fa credere a tutti che siamo liberi finché conserviamo una pretesa libertà di consumare ma abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini”; la crisi ecologica, cioè, ha alla radice una crisi dell’uomo che ha perso il suo “sguardo contemplativo verso la realtà”, che ha dimenticato il suo desiderio di bellezza. Il delicatissimo binomio uomo-ambiente ci è stato così presentato, tramite l’esperienza di mons. Santoro con la vicenda Ilva, come la possibilità di costruire un pensiero fondato sulla centralità della persona: a nulla ci interessa riconoscere i sintomi di una crisi se non ne indaghiamo la crisi umana originaria.
D’altra parte lo “sviluppo integrale e umano per la casa comune” può divenire strada di impegno collettivo, solo se se ne conoscono le caratteristiche e le implicazioni sociali, economiche e geopolitiche. Per questo l’ultimo incontro di sabato è stato dedicato ad un confronto con i giornalisti Alberto Magnani e Andrea Martire e con l’economista Alberto Brugnoli. I cambiamenti climatici hanno a che fare con le migrazioni, con il cibo che mangiamo, con le malattie epidemiche, con l’instabilità politiche e “il cambiamento è possibile solo se si parte dalle persone”, valorizzando le iniziative che partono dal basso: ogni imposizione dall’alto sarà vana.
Si tratta di un percorso di impegno che non può però essere portato avanti da soli. La mattina di domenica, grazie agli interventi di don Cristiano Re (Pastorale sociale di Bergamo) e di Paolo Masoaro (Losma Group) abbiamo imparato che “se il mio bene non è costruito con la consapevolezza del bene di tutti non è il mio bene”. Servono compagni di cammino, persone con le quali e attraverso le quali agire per stimolare processi positivi e politiche adeguate.
Per concludere abbiamo incontrato chi il potere dovrebbe avercelo, cioè le istituzioni (On. Gadda, Italia viva; Cattaneo, assessore Regione Lombardia), i sindacati (Colombini, Cisl) e le grandi aziende (Piatti, Eni). Abbiamo chiesto loro “Che cosa fare?” ma poi ci siamo accorti che, più che il cosa, è importante il come: le scelte politiche e delle parti sociali devono avere una visione integrale del problema, sussidiaria e sostenibile, che sia “custode e non padrona del Creato”. Custodi, non per moralismo, non per Greta, non contro Trump. Custodi perché – come ci ha detto mons. Santoro – se trovi per terra una cartaccia “ti chini a raccoglierla non per moralismo, ma per il tuo desiderio di Bellezza”: così la mia azione è innanzitutto responsabilità, cioè un invito che interpella me. La domanda sulle politiche da intraprendere a fronte di questo problema non genererà solo un vuoto agitarsi, ma un processo condiviso che tenga conto di tutti i fattori e dei bisogni di tutti.
Insomma, tra i molti incontri e le discussioni fino a notte fonda davanti a bicchieri di vin brulé sono stati giorni intensi e appassionanti. Una volta tornati, lo stato d’animo è stato tanto netto quanto unitario: il cammino continua! “Sotto con il prossimo passo!”. Il metodo con cui abbiamo approcciato questa tematica ci ha reso un aspetto della realtà più familiare, e quindi ci ha regalato un gusto nuovo. Per questo intendiamo continuare un lavoro insieme più decisi di prima, convinti della positività a cui può portare, ignari delle sfide a cui andiamo incontro, a tratti probabilmente ingenui, ma senza la paura di avere pensieri grandi.
Filippo Campiotti
Giorgio Impellizzieri
Lorenzo Roesel
–
[email protected]