Il Governo “fibrilla” nell’ennesima annunciata ma per ora controllata crisi, i due vicepremier si sfidano a colpi di dichiarazioni praticamente su tutto (Autonomia, Salario Minimo, Alitalia e poi ancora, Russiagate, nomine Ue, Flat Tax) eppure Giuseppe Conte tiene per ora ancora lo scettro di questo anomalo esecutivo gialloverde: con una lunghissima lettera a Repubblica il Premier prova a rispondere punto si punto in merito alle tante critiche mossagli dal Gruppo GEDI e da quasi tutta la stampa italiana, disseminando di “messaggi” ai suoi due vice ma non dando – come spesso gli capita – la sentenza finale sul Sì o No al proseguimento della sua permanenza a Palazzo Chigi. «Il suo giornale si interroga sulle condizioni di salute della maggioranza di governo e prospetta un mutamento nel mio modo di interpretare il ruolo del Presidente del Consiglio. I valori che ispirano la mia condotta sono sempre stati e saranno il rispetto delle istituzioni, da difendere sempre e comunque, la piena trasparenza nei confronti dei cittadini, la fedeltà assoluta agli interessi nazionali. Le mie iniziative sono sempre ispirate da queste finalità ed è un errore pensare che possano essere dettate dall’orgoglio personale o suscitato dal ruolo, o anche dalla volontà di alimentare polemiche e contrasti politici», inizia così il Presidente del Consiglio che invita Di Maio e soprattutto Salvini a tener fede al Contratto lasciando che sia però lui a gestire i tempi e le mosse delle azioni di Governo.



LA LETTERA DI GIUSEPPE CONTE “CONTRO” LA LEGA

Un lungo passaggio della lettera viene dedicata alla nomina di Ursula Von der Leyen alla Commissione Ue da Conte condivisa, come dal M5s, ma lo strappo finale di Salvini ha lasciato più di una perplessità: «gli Europarlamentari eletti con la Lega, a differenza di quelli del MoVimento 5 Stelle, hanno espresso voto contrario. Non sono in condizione di prefigurare se questa contrarietà avrà ripercussioni sulle trattative che si svolgeranno per definire la composizione della squadra di neo-Commissari. Di certo non si tratta di rivendicare una “poltrona” a beneficio di una singola forza politica. Si tratta di difendere gli interessi nazionali e di rivendicare per l’Italia il posto di prestigio che merita». Ancora Conte ribadisce che sulla Manovra e su tutti i prossimi impegni di Governo, sarà lui (e non il Viminale, ndr) a gestire la tempistica e le azioni programmate: annuncia così di voler convocare un nuovo tavolo con le parti sociali per raccogliere informazioni e richieste sulla Legge di Bilancio, in un “secondo round” dopo lo stesso momento organizzato solo ad inizio di questa settimana dallo stesso Matteo Salvini, ribadendo nella lettera la “scorrettezza istituzionale” di quel momento. Sul “Russiagate”, Conte conferma che riferirà in Aula il 24 luglio prossimo e non aggiunge molto altro se non «Questo intervento sarà l’occasione per ribadire al Parlamento la nostra collocazione geo-politica e per confermare la mia più elevata sensibilità nella tutela della nostra sicurezza e sovranità nazionale». Poi in chiusura il passaggio forse più interessante, ovvero quando a Repubblica ribadisce che in un ipotetico nuovo Governo post-Lega (ovvero un ticket Pd-M5s) Giuseppe Conte non ne sarà alla guida: «Confido di potere completare questo faticoso impegno sino al termine naturale della legislatura, in modo da realizzare appieno l’ambizioso piano di riforme economiche e sociali e di modernizzazione del Paese. Se questa esperienza di governo dovesse interrompersi in via anticipata, non mi presterò, tuttavia, a operazioni opache o ambigue. Assicuro che il percorso si realizzerà in modo lineare e trasparente, nelle sedi appropriate, per rispetto del Parlamento e dei cittadini». Insomma, niente “Conte bis” con il Pd al posto della Lega, si legge tra le righe di questa lunga e “misteriosa” lettera alla Repubblica.



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