Oggi, che dentro la mia cella mi sto avvicinando al giorno di Natale, l’ennesimo della mia vita in galera, penso e ripenso a tantissime cose: quanti ricordi mi portano questi giorni di festa! Vorrei ritrovare quel sonno di quand’ero bambino: nella notte di Natale neppure i cannoni riuscivano a svegliarmi! Mia mamma mi diceva sempre che in quella notte era vietato aprire gli occhi, anche soltanto per sbaglio, perché Babbo Natale, nel timore di essere visto, sarebbe volato sopra i tetti di casa senza portare i regali, quelli che aspettavo con ansia per tutto l’anno. Così sprofondavo nel sonno, lasciando che papà montasse, di notte, in camera mia i binari del treno elettrico senza che io me ne accorgessi.
Pochi mi crederanno, immaginando che non sia più un bambino, ma vorrei ritrovare ancora, qui dietro le sbarre, quei sapori di Natale. Da piccolo impazzivo per l’insalata russa: era un piatto per i ricchi e ricordo che, a casa, si comprava soltanto una volta all’anno al supermercato. Ne mangiavo a cucchiai senza mai fermarmi, socchiudevo gli occhi e gustavo quel meraviglioso intruglio e mi immaginavo di essere il figlio di un mabaraja.
Di quei Natali, vorrei tanto riuscire a (ri)trovare le persone che ho amato e che oggi sopravvivono nella mia memoria: gli abbracci di mia mamma, i silenzi pieni d’amore di mio papà, il profumo di buono che aveva la mia nonna. Chissà dove saranno loro in questo momento. Lo confesso: sono tantissime le cose che vorrei rivedere. Sono cose che oggi non ho più, eppure non farei cambio con nulla al posto della mia età: quella non la cancellerei mai e anche adesso, come allora, continuo a credere nell’esistenza di Babbo Natale, nella bontà, nei giusti premi. Mi rifiuto di pensare che in questa vita il bene non venga ripagato.
Così, nonostante tutto, continuo a sorridere, ad emozionarmi, continuo nei miei sogni: sono contentissimo di farlo, anche se sono in carcere, e non ho più paura del mio futuro. Questa è stata per me una grande conquista: resto quindi convinto, più che mai, che questa sia la stagione più bella dell’esistenza, e che sarebbe bello dividerla con le persone care.
Faccio al mondo intero quest’augurio di Natale: quello di sentire, in questi giorni, quelle voci, quei profumi che ci arrivano da un passato che oggi non c’è più. Che, certamente, non può più tornare ma che ha contribuito a far di noi le persone che siamo. Se così sarà, ci aspetta un grandissimo Natale. Un Natale di profumi e di memoria.
Alessio,
parrocchia del Carcere “Due Palazzi” di Padova
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