Carissimo Silvio

ti scrivo dal mio bel Abruzzo… quanti anni son passati da quando ho fatto la comunità… Poi un po’ di anni trascorsi ‘liberamente’ a Pesaro e da sette anni sono tornata a casa… ma la mia seconda casa rimane sempre Pesaro e tutto ciò che questa città e l’Imprevisto rappresentano, comportano…  i miei tanti cari amici: quanta accoglienza e quanta tenerezza ho ricevuto, quanto sono stata ascoltata, capita, quanto mi sono sentita lanciata e protagonista dentro ogni cosa che lì ho vissuto…



Il periodo di pandemia per me e stata un’avventura dura e anche drammatica, ma l’esperienza de l’Imprevisto mi ha sorretto e accompagnato.

rGrazie alla comunità non solo ho abbandonato le brutte esperienze ma ho anche studiato e mi sono diplomata, diventando operatore socio sanitario.  Mi sono sempre arrangiata in lavori precari, assistenza agli anziani ecc.,  ma il mio sogno fisso e immancabile era l’ospedale. Di giorno e di notte sognavo l’ospedale. C’è voluto il coronavirus per chiamarmi.



A gennaio finalmente la grande chiamata,  proprio nel periodo in cui c’è stata la chiusura di tutto. Non è stato facile a causa della paura, della solitudine, della responsabilità. Ma ancora una volta la mia seconda famiglia mi è venuta in soccorso.  Grazia,  Silvio,  in miei amici  del Movimento, sia quelli pesaresi che abruzzesi, non mi hanno lasciata sola: sentivo addosso il loro sguardo, mi sentivo spronata, accompagnata.

Tante volte c’è stata in me la tentazione di mollare, considerando il rischio che correvo e che coinvolgeva anche le persone a me care e vicine. Ma non l’ho fatto. Perché in tanti momenti ricordavo quello che in comunità mi diceva Grazia: “se guardi bene la realtà, se vuoi bene alla vita ti accorgerai che la realtà ti chiama, ti chiama attraverso tutte le circostanze e tu non puoi non assecondare la realtà, non puoi non dire sempre sì”.



Non ho mollato perché pensavo alla mia famiglia, al mio fidanzato… Poi pensavo a tutte le volte che non ho mai portato a termine un impegno, una volta che fosse una (che vergogna!)… ma quello che più mi ha aiutato a non mollare è stato il bene, il grande bene che la vita mi vuole, il grande amore della vita che sempre di più sento su di me, verso me, come una chiamata appunto, come una vocazione.

In questo periodo ho reimparato che la vita è bella, è bella in qualunque circostanza  perché come dice Silvio “basta sapere dove guardare e tutto prende un’altra forma, un altro colore”, e il mio colore preferito è il verde, verde come la speranza.

LOUISIANA

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