Caro Giorgio,
ti scriviamo spinti da due urgenze: uno, l’amore alla verità e due, il rispetto che portiamo per la tua attività – che appunto mira a servire la verità. Proprio per questo ci fidiamo che tu sei una persona capace di ascoltare anche l’altra parte invece di credere alle stereotipie e generalizzazioni diffuse senza vagliarle o verificarle.
Ci è stato portato all’attenzione che nel tuo articolo “Senza Parlamento, solo confusione” apparso sul Sussidiario il 24 aprile usi un riferimento sull’Ungheria come se nel nostro Paese il Parlamento si fosse autosospeso per affidarsi a “derive autoritarie”. Ti riferisci a un articolo pubblicato sul Sussidiario il 31 marzo di Augusto Lodolini.
Questo articolo contiene alcuni fatti non veri a riguardo della situazione attuale in Ungheria. Spesso vediamo che i nostri amici italiani giudicano gli eventi in Ungheria dal punto di vista specifico dell’Italia. Prendono le informazioni approssimative diffuse dai media come se fossero fatti e non pensano a verificare se tali informazioni distorte corrispondono alla realtà. In questi processi spesso la verità si trova in secondo piano, messa da parte da interessi politici.
La verità è che l’Ungheria non ha introdotto uno stato di guerra, ma uno stato di emergenza, il che è il meno drammatico tra i “casi straordinari di urgenza e di necessità”. In questi casi il governo può emettere decreti diversi dalle leggi vigenti, ma solo nei limiti necessari per garantire la sicurezza (proprio come nei casi delle calamità naturali). Se il governo emettesse un decreto con il quale eccede la propria sfera di competenza, la Corte costituzionale (che è in piena funzione) annullerebbe tale decreto. Il Parlamento ungherese non si è autosospeso, ma funziona regolarmente.
E’ vero che la conferma parlamentare dello stato di emergenza non ha fissato un limite di tempo. Ciò è permesso secondo la Costituzione ungherese. La ragione è che, mentre nel caso di una calamità naturale (per esempio, straripamenti e inondazioni) si può pronosticare quanto essa duri, nel caso della pandemia è impossibile prevedere fino a quando sussisterà la necessità di misure straordinarie.
Quando cesserà la ragione dell’introduzione di tale stato di emergenza, il Parlamento ha non solo la competenza, ma anche il dovere di porre fine allo stato di emergenza e dunque anche ai decreti straordinari.
Siamo d’accordo sul fatto che non ogni decisione di uno Stato, di un Governo deve essere accolta senza critiche. Comunque l’attuale governo ungherese – avendo l’appoggio e la fiducia degli elettori ormai per il terzo ciclo di governo consecutivo – negli ultimi dieci anni ha fatto molto per il bene delle famiglie e delle Chiese (soprattutto per le scuole gestite dalle Chiese) di cui noi vediamo i frutti buoni. Si è fatto anche dei nemici.
Bisogna anche tenere presente una grande differenza storico-culturale: mentre la penisola italiana tradizionalmente è casa di tante unità autonome e ha vissuto la creazione di uno stato unico alla fine dell’Ottocento (come opera della massoneria), l’Ungheria si concepisce come stato unico fondato dal re Santo Stefano più di mille anni fa. Per cui da noi “lo Stato” indica una realtà assai diversa rispetto alla concezione italiana.
Ti ringraziamo per l’attenzione che dedichi a questa nostra lettera e vorremmo assicurarti che tutti noi della comunità di Cl in Ungheria siamo sempre più che disponibili a fornirti informazioni accurate e oggettive sul nostro Paese qualora ti servisse per la tua attività pubblica.
Tamás Németh