A seguito della pubblicazione della lettera della Federazione dei medici lombardi che di fatto hanno puntato il dito contro la gestione dell’emergenza Coronavirus da parte delle autorità locali, si è riacceso il dibattito in merito alle possibili responsabilità del Governo regionale e alla polemica a distanza con quello nazionale presieduto da Giuseppe Conte. Nella missiva in sette punti firmata dalla FNOMCeO, che pure evidenzia il lodevole sforzo nel potenziamento delle strutture di terapia intensiva, i punti di criticità riguardano soprattutto i mancati tamponi al personale sanitario impegnato in quelle stesse strutture ospedaliere che sono diventate un vettore del contagio e anche la mancata fornitura di protezioni individuali ai medici impegnati sul territorio, con la conseguenza che alcuni di questi oltre ad ammalarsi e a morire potrebbero aver infettato a loro volta altri pazienti. Se sulla questione delle zone rosse c’è ancora un ping-pong di responsabilità tra Governo e Regione Lombardia che continuerà a lungo e che sarà oggetto di una più attenta valutazione a emergenza conclusa, dubbi più concreti ci sono invece sulla gestione delle RSA e dei centri diurni per gli anziani dato che ciò, secondo la federazione dei medici lombardi, avrebbe determinato non solo una ulteriore diffusione dei contagi tra i pazienti di età più avanzata ma anche un aumento del numero delle vittime in una fascia di popolazione particolarmente fragile di fronte al Covid-19. (agg. di R. G. Flore)



7 CRITICITA’ EVIDENZIATE NELLA GESTIONE DELL’EPIDEMIA

I medici della Lombardia hanno inviato una lettera alla regione e al suo presidente, Attilio Fontana, sottolineando quali siano stati, a loro modo di vedere, gli errori in questa fase di emergenza coronavirus negli ospedali locali. La lettera è stata riportata dal Corriere della Sera ed ha come obiettivo quello di preparare il paese e la regione alla famosa fase due, evitando nuovi errori. La lettera si articola in sette diversi punti, a cominciare dalla mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia da covid-19. I medici sottolineano in particolare come sia stata gestita la questione dei tamponi, che sono stati effettuati solo ed esclusivamente (ma praticamente in ogni regione d’Italia), a quelli ricoverati e a quelli purtroppo deceduti. Secondo i medici, i test andavano eseguiti anche a tutte quelle persone che hanno perso la vita nelle proprie abitazioni, o comunque, che fossero isolate in casa.



LETTERA MEDICI LOMBARDIA: DAI TAMPONI, ALLE CASE DI RIPOSO

Del resto, è credenza generale che i numeri di infetti siano molti di più rispetto ai dati ufficiali riportati tutte le sere dalla Protezione civile. I medici vogliono inoltre avere lumi sulla mancata chiusura di Alzano Lombardo e Nembro, i due comuni della bergamasca dove si sono verificati centinaia di morti e che hanno avuto appunto diversi focolai. Da tempo si discute su di chi sia stata in qualche modo la “colpa” di quanto accaduto, ma per ora non è ancora stato trovato un responsabile, sempre che ve ne sia uno. Altro elemento di discordia, è la gestione delle Rsa, le case di riposo, centri che si sono trasformati in vere e proprie “bombe a mano”, causando la morte di numerosi anziani in queste ultime settimane. Anche la mancanza di protezione per i medici è un elemento su cui i camici bianchi lombardi chiedono chiarezza, e che purtroppo ha provocato numerose vittime fra la stessa categoria. Altro punto, l’assenza di attività di igiene, quindi la mancata esecuzione dei tamponi ai medici, che si iscrive nel punto già elencato sopra, e infine, la saturazione e gestione dei posti letto. Vedremo se nei prossimi giorni i governatori invieranno a loro volta una lettera ai medici, per fare un po’ di chiarezza.

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