Papa Francesco scrive una lettera “ai fratelli e alle sorelle dei movimenti e delle organizzazioni popolari”, incontrati negli scorsi anni in diverse occasioni: una lettera (pubblicata integralmente da Avvenire) che ha fatto notizia anche in Italia per quanto riguarda il “reddito universale”, che tocca però moltissimi temi. Il Papa definisce queste persone come dei veri “poeti sociali”, che dalle periferie dimenticate “creano soluzioni dignitose per i problemi più scottanti degli esclusi“.



In questa Pasqua anomala, in cui i cristiani vivono la gioia della Resurrezione nel pieno di una pandemia terribile, Papa Francesco ha voluto dunque rivolgere un pensiero a queste persone molto spesso dimenticate, ma che hanno un posto speciale nel suo cuore. Il Pontefice è consapevole del fatto che questa sua attenzione è vista con sospetto da alcuni: “Siete guardati con diffidenza perché andate al di là della mera filantropia mediante l’organizzazione comunitaria o perché rivendicate i vostri diritti invece di rassegnarvi ad aspettare di raccogliere qualche briciola caduta dalla tavola di chi detiene il potere economico”, scrive esplicitamente il Santo Padre nella lettera diffusa diffusa proprio ieri, nel giorno di Pasqua.



Il Papa ha constatato di persona, nella sua esperienza umana e pastorale, che i movimenti e le organizzazioni popolari non rispondono a un’ideologia, non sono mossi da “teorizzazione astratta o dall’indignazione elegante”, come aveva affermato a Santa Cruz il 9 luglio 2015, ma hanno “i piedi nel fango e le mani nella carne”, come aveva detto loro a Roma, il 28 ottobre dell’anno precedente.

LA LETTERA DI PAPA FRANCESCO E IL REDDITO UNIVERSALE

Sono dunque il perfetto esempio di impegno nelle periferie, al servizio degli ultimi, tanto caro a Papa Francesco, che lo ribadisce anche in questa ricca lettera pasquale. Nel mezzo della pandemia di Coronavirus dunque il Pontefice sceglie di stare vicino a questo “esercito invisibile che combatte nelle trincee più pericolose” con le armi “della solidarietà, della speranza, del senso di comunità che rifioriscono in questi giorni in cui nessuno si salva da solo”.



La pandemia colpisce l’intera famiglia umana, ma sui poveri, gli ultimi, gli scartati può avere effetti particolarmente feroci: “Voi, lavoratori precari, indipendenti, del settore informale o dell’economia popolare, non avete uno stipendio stabile per resistere a questo momento” e di conseguenza la quarantena “vi risulta insopportabile”.

Ecco dunque la proposta del reddito universale che ha acceso l’attenzione anche in Italia, essendo un tema caro a Beppe Grillo, che ha infatti rilanciato le parole del Papa: “Forse è giunto il momento di pensare a una forma di retribuzione universale di base che riconosca e dia dignità ai nobili e insostituibili compiti che svolgete; un salario che sia in grado di garantire e realizzare quello slogan così umano e cristiano: nessun lavoratore senza diritti“, scrive Bergoglio in continuità con il messaggio Urbi et Orbi nel ricordare i tanti per cui la quarantena forzata è “tempo di preoccupazione per l’avvenire che si presenta incerto, per il lavoro che si rischia di perdere”.

PAPA FRANCESCO: “TERRA, CASA E LAVORO”

Nel Sud del mondo l’economia informale fa sopravvivere la gran parte della popolazione: due miliardi di persone, secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro sopravvivono alla giornata, senza garanzie in caso di malattia, infortunio, vecchiaia o sospensione dell’attività per ragioni sanitarie, come nell’attualità segnata dal Coronavirus. Un ruolo fondamentale è quello delle donne che “moltiplicano il cibo nelle mense popolari cucinando con due cipolle e un pacchetto di riso un delizioso stufato per centinaia di bambini”.

Papa Francesco dunque sostiene questa saggezza concreta, la creatività coraggiosa di chi trasforma crisi e privazioni in promessa di vita per famiglie e comunità, chiedendo ai movimenti e alle organizzazioni popolari di pensare al post-Coronavirus, tempo della rinascita possibile dopo l’immobilità del sepolcro.

Francesco propone di immaginare insieme uno sviluppo umano integrale, fondato “sul protagonismo dei popoli in tutta la loro diversità, e sull’accesso universale a quelle tre T per cui lottate: tierra, techo y trabajo” nell’originale della lettera in spagnolo, cioè terra (compresi i suoi frutti), casa e lavoro. Papa Francesco non solo solidarizza con i poveri, ma li riconosce come soggetto sociale e politico, promuovendo la loro partecipazione attiva in tutti gli ambiti, accompagnandoli sempre e partendo dalla loro stessa realtà.