Caro direttore,
a proposito del conflitto in Medio Oriente mi sono posto una domanda. È possibile che culture e religioni a cui la categoria del “perdono” non appartiene, possano giungere alla pace? È difficile immaginarlo. Le diatribe pubbliche rimbalzano la colpa su chi abbia lanciato la prima pietra. È un’operazione inutile che potrebbe portarci a dover tornare indietro di tremila anni senza trovare, anche dopo approfondita ricerca, un motivo oggettivo per indicare i cattivi. E a dire la verità, anche se fossimo tutti d’accordo che la colpa sia di uno o dell’altro, non avremmo risolto il problema, perché troppo dolore, troppa ingiustizia è stata subita dalle parti. Quindi determinare chi sia stato il primo a infierire è un falso problema.



Nella nostra vita personale, che non fa notizia, si potrebbe riscontrare un parallelismo con conflitti più grandi di noi. Eppure il litigio con il consorte o con il collega che sembra non potersi irrimediabilmente risolvere ha la stessa natura. Ma chi ce lo fa fare di fare un passo indietro? Tanto più, come è possibile pensare che conflitti centenari possano trovare pace? L’unica via è il perdono, la parola più complicata da comprendere nel suo significato più profondo.



Per-donare. Donare per… non è un sentimento che appartiene naturalmente all’uomo. Si è capaci di donare in cambio di nulla solo a chi si ama, non a chi si odia. È impossibile. O meglio, è possibile unicamente se tra i contendenti entra un elemento esterno. Altro. Nella storia questo “altro” è entrato solo con il cristianesimo, cioè con Dio uomo, morto e soprattutto risorto. Il perdono poggia infatti, io credo, su una visione verticale. Sarebbe inumano perdonare se non nella prospettiva della promessa della vita eterna, nella certezza di un luogo santo che riscatti il male di questo mondo.



Così, tornando alla domanda iniziale, mi chiedo se siano sufficienti gli uomini di buona volontà per perdonare e, se anche fosse vero, io non li vedo capaci di pacificare l’odio del mondo. Nella mia personale esperienza non so come potrei perdonare senza Cristo e sono ancora più persuaso che io non sarei stato perdonabile se non fossi stato guardato da chi mi ha guardato attraverso gli occhi di Cristo. In fondo è esattamente ciò che accade nella confessione.

Un’ultima riflessione. In questo senso le religioni non sono tutte uguali. Lo sono certamente come anelito a Dio, ma come risposta all’uomo sono diverse.

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