Gentile direttore,
da ieri, visto che sono un sacerdote, vengo subissato di domande e richieste di pareri sulla norma che impedisce il rientro a Messa e sulla relativa presa di posizione dei vescovi italiani. Sinceramente non avrei molto da aggiungere al comunicato dei vescovi, sono stato però costretto dalle circostanze a due riflessioni che condivido con voi.
1. Questa situazione è indicatrice di un certo modo di governare e di guardare la realtà che vuol risolvere tutto con delle norme che arrivino fino a determinare il particolare. Anche noi, nella vita personale, spesso tentiamo di porre rimedio a certe situazioni e a certe debolezze con programmi impegnativi che dovrebbero vederci sicuramente più efficaci e che normalmente ci portano alla delusione. La programmazione della fase 2 e gli scontenti che sta provocando sono una dimostrazione che questo atteggiamento nei confronti della vita non paga: un funerale con 15 persone può essere pericoloso in una cappellina piccola e ridicolmente inadeguato in una cattedrale.
La norma non può determinare la realtà particolare, ed è fallimentare il tentativo di ridurre il dramma del rapporto con la realtà a delle regole pensando così di risolvere il problema.
Tra l’altro, diventa evidente che questo atteggiamento vede la libertà come nemica, tanto che ci sentiamo tutti trattati come dei bambini incoscienti che vanno messi in riga dal padre padrone. Diverso sarebbe stato dare indicazioni sensate e vincolanti, per lasciarne poi l’applicazione all’intelligenza dei cittadini e delle istituzioni locali.
2. Quelle norme, in cui si spera, sono concordate coi Comitati Scientifici, il vero punto di riferimento, tanto che in questi giorni sui giornali troviamo gli interventi dei leader di due dei tre partiti al governo che dissentono e operano dei distinguo rispetto a quanto deciso.
Finalmente vediamo che il modo di concepire la scienza come ciò che indica la verità della realtà è insufficiente.
La scienza, a cui ormai abbiamo consegnato il compito di decidere ciò che è vero o no, ciò che è essenziale o secondario, è solo uno dei fattori che entrano in gioco nello sguardo nei confronti della realtà, ed è veramente ragionevole chi invece affronta e governa la realtà tenendo conto di tutti i fattori, senza lasciarne fuori nemmeno uno. “L’errore è una verità impazzita” diceva Chesterton, e ognuno di noi può sperimentare nella propria vita quanto questo sia vero.
Penso così che lo sconcerto provocato dalle recenti decisioni politiche possa essere usato per capire come ognuno di noi può correggere il suo sguardo e il suo modo di affrontare una realtà così provocante come quella che stiamo vivendo.
Grazie, don Marcello Brambilla