Caro direttore,
la prima responsabilità della guerra in atto è di chi ha invaso l’Ucraina, ma c’è anche la corresponsabilità in chi invece di perseguire e sancire la neutralità dell’Ucraina con un accordo internazionale ha perseguito la propria sfera di influenza e avallato una guerra lunga 8 anni nelle regioni con forti presenze di popolazioni di origini russe, creando tensioni sui confini.
La scelta di fronteggiare l’aggressione russa esclusivamente con una lunga guerra militare ed economica portata avanti dall’attuale amministrazione Usa nella speranza di provocare un cambiamento nel regime russo sta evidenziando, come era prevedibile, tutti i suoi limiti.
1) Lo schema tattico di provocare conflitti e tensioni per favorire la caduta dei dittatori non graditi in questi ultimi 20 anni ha rivelato la sua totale inefficacia destabilizzando mezzo mondo, in primis l’Europa. Putin continua a godere di un largo consenso interno e non abbiamo alcuna certezza che chi verrebbe al suo posto non incarnerebbe più l’anima imperialista russa.
2) La scelta di far combattere questa guerra militarmente al popolo ucraino ed economicamente ai popoli europei sta rivelando la sua totale insostenibilità. Le sofferenze del popolo ucraino non hanno bisogno di parole, come le sofferenze degli strati più poveri delle popolazioni europee sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre l’inevitabile escalation di queste impostazioni sta portando velocemente al distruttivo scontro nucleare.
3) Era scritto che questa guerra avrebbe coinvolto le forniture di gas all’Europa e che il funzionamento dei mercati dell’energia, affidato al capitalismo finanziario, avrebbe affamato i popoli europei e distrutto le aree economiche più fragili dell’Europa.
4) Il capitalismo finanziario che determina gran parte della politica occidentale è fondato sulla speculazione, non tratta quantità fisiche ma futures, garantendo incredibili guadagni a pochi players a scapito dei popoli e quindi spingendo l’indebitamento degli Stati che possono ancora farlo, pagando di fatto questi profitti speculativi.
5) Era scritto che questa scelta della lunga guerra di logoramento avrebbe distrutto politicamente ed economicamente l’Europa. Prima si ballava sul Titanic con la retorica risorgimentale e ora siamo al “si salvi chi può”, ove i Paesi non particolarmente indebitati cercano di tutelare persone e aziende del proprio Paese creando una concorrenza asimmetrica con altri Paesi europei più fragili.
5) La linea politica portata avanti dal governo Draghi di totale e incondizionato appoggio alla lunga guerra di logoramento esce sconfitta, mettendo a repentaglio il futuro del nostro Paese, che non ha le condizioni di bilancio per sostenere adeguatamente persone e imprese. Non si tratta di passare al freddo l’inverno, ma di compromettere il tessuto produttivo del Paese che garantisce lavoro e benessere al popolo. Un’azienda che chiude crea un danno irreversibile e non è pensabile che possa mantenere il proprio posizionamento sul mercato se rimane chiusa uno o due anni.
6) Oggi perseguire “l’interesse nazionale” del nostro Paese necessariamente passa attraverso il cambiamento della linea sin qui tenuta sulla guerra, facendo proprie le indicazioni date da Papa Francesco, che ha una lettura realistica della situazione.
7) Occorre recuperare il nostro storico ruolo di mediazione, incarnato da uomini politici della prima Repubblica che si misero contro il Potere del momento, passando attraverso questa possibile strategia:
a) nomina di un mediatore tra i Paesi europei che sposano questa linea che persegue la pace e non la guerra;
b) richiesta di una tregua immediata;
c) apertura di un tavolo di lavoro a cui devono partecipare i due blocchi, gli Usa con i suoi alleati e la Russia con i suoi alleati;
d) ricerca di una soluzione possibile per l’Ucraina basata sui princìpi proposti da Papa Francesco: neutralità dell’Ucraina, rispetto dell’integrità territoriale, garanzie di governo e di diritti alle popolazioni russe delle regioni dell’Ucraina ora controllate dai russi.
La tutela “dell’interesse nazionale” del nostro Paese, ma anche di quello degli altri Paesi, passa attraverso l’assunzione di questa nuova politica sulla guerra in corso. Mi auguro che il nuovo Governo e un’opposizione veramente responsabile sappiano adeguatamente interpretarla.
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