Caro direttore,
ti chiedo spazio e venia per poche righe sgraziate e soprattutto arrabbiate. Ma non credo ci sia molta sostanza di cui discutere né più forme da rispettare di fronte alla “Barack Obama’s Summer Playlist 2022”, diffusa ieri da Spotify.
Se c’è un responsabile primo e ultimo degli errori commessi dall’Occidente che dice oggi di voler difendere la propria identità liberaldemocratica eccetera fino all’ultimo ucraino e all’ultima autosanzione Ue, questo è il presidente Usa in carica dal 2008 al 2016. Che in Ucraina ha sbagliato due volte: la prima fomentando a Kiev una “rivoluzione arancione” Nato-friendly, uno dei tanti fiaschi temerari di un “export di democrazia” pieno di gravi conseguenze. E otto anni fa, dopo la reazione russa e la Prima guerra ucraina (che in troppi dimenticano in queste settimane), gli Usa di Obama hanno infine accettato senza un battito di ciglio l’invasione della Crimea che oggi Putin vuole raddoppiare in Donbass. Già allora, peraltro, a doversi sobbarcare una prima ondata di sanzioni fu essenzialmente la Ue.
È questo personaggio – calato da anni nei panni della celebrity multimilionaria – che al centocinquantesimo giorno di guerra ucraina, con il globo sconvolto da virus, inflazione, crisi energetica e alimentare e venti di recessione, pretende attenzione per l’autorevole suggerimento di una canzoncina di Beyoncé o un ripescaggio di Aretha Franklin (perché voi non andate in vacanza? I coniugi Obama saranno tutto il mese di agosto nell’esclusivissima Martha’s Vineyard. E che non ci capitino per un weekend anche i coniugi Zelensky, molto obamiani sulla copertina di Vogue).
L’Occidente si è certamente sbagliato su Vladimir Putin, ma si è sbagliato forse di più su Obama e la sua cinica ideologia politically correct. E può darsi che la scellerata guerra del Barbaro del Cremlino apra ora gli occhi agli occidentali sul loro “fronte interno”: sul “quartier generale”, avrebbe detto Lenin. È un discorso lungo e scomodo, ma bisognerà pure cominciare a farlo: i barbari alle porte (anzitutto dell’Europa), intanto, sono arrivati.
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