Egregio direttore,
ho letto con interesse il contributo di Marco Zacchera, ex parlamentare del Partito delle Libertà, ex dirigente MSI di Verbania, ex sindaco, sicuramente persona degnissima, più titolata sicuramente di me, almeno per quanto concerne la rappresentatività politica.
Io, da semplice cittadino, consulente amministrativo di professione, padre di 3 figli, cattolico inquieto, ho elaborato una rappresentazione alquanto diversa rispetto a Zacchera dell’adunata vergognosa dei camerati fascisti ad Acca Larentia, di cui tratta l’articolo summenzionato.
I fatti sono quelli citati. Ci furono sicuramente coperture degli assassini, che non sono mai stati presi, e questi ragazzi vanno ricordati assolutamente. Ma partire da qui per giustificare implicitamente quelle centinaia di persone schierate in formazione militare, perfettamente allineati e con apposita divisa in camicia nera, come una squadra pronta a vendicarsi, questo non è accettabile.
La nostra Costituzione chiama queste manifestazioni apologia di reato!
Un conto è fare memoria di un infame assassinio, un altro è esaltare col braccio teso a saluto romano, memore di personaggi e di un’epoca che nei fatti furono responsabili di centinaia di migliaia di morti, di aver instaurato un ventennio di vita grama nel popolo italiano, fatto di miseria, paure, delazioni e spionaggi continui, botte ed omicidi.
Chi scrive ha avuto parenti che venivano imprigionati e picchiati nelle patrie galere ogni volta che il Duce veniva a Lodi, e questo solo perché non avevano la tessera del fascio. Non avevano fatto niente, solo non avevano aderito come pecoroni all’andazzo dell’epoca. Ricordiamoci che in Italia erano tutti fascisti nel 1940 e tutti antifascisti nel 1945.
Solo pochi coraggiosi, come mio zio, tenevano alta l’idea della libertà. E non c’entrano i comunisti o i marxisti, lui era solo un cittadino libero.
Il fascismo in Italia ha avuto la sua bella possibilità di governare, per vent’anni, e sappiamo tutti com’è andata a finire. Se la storia è “magistra vitae” è meglio tenerne conto.
Io credo, e sono preoccupato per questo, che siamo di fronte a una deriva. Dicono che questi fascistelli fanno solo folklore. Ma ci rendiamo conto dell’andazzo? La legge che consente ai 16enni di andare a caccia con tanto di fucile, il concetto “elastico” di legittima difesa, i piccoli gesti di violenza ed intolleranza nei rapporti quotidiani e sociali, il deputato pistolero… Non è violenza marcatamente politica, ma un modo di affrontare la realtà e le relazioni con gli altri. Tutto questo è l’humus, indubbiamente favorito consciamente o inconsciamente dalla maggioranza di destra al governo, dove possono germinare futuri scenari totalitari. E la presidente del Consiglio non si sogna minimamente di dare giudizi sui suoi ex sodali che la votano.
Cani sciolti? Ma se sembra una falange paramilitare! E la fiamma sul simbolo dei Fratelli d’Italia qualcosa vorrà pur dire! Fini, dopo aver parlato di fascismo come male assoluto, è stato perentoriamente messo ai margini.
Per chiudere vorrei citare un pensiero attribuito a Giorgio Gaber (lui si riferiva a Berlusconi). Lo penso rivolto in primis a me stesso: non mi preoccupo del fascismo in sé, ma del fascismo in me! Cordiali saluti
Emanuele Arghenini
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