Caro direttore,
da qualche tempo, in molti stiamo scoprendo che lo sciopero sta diventando uno strumento inutile, forviante, forse dannoso. Lo sciopero è stato lo strumento principe delle lotte operaie, la leva dell’emancipazione proletaria, un’opzione vincente per contrastare lo strapotere del padrone e per combattere le odiose asimmetrie del mondo economico. Istituto tutt’ora sconosciuto ed agognato in varie parti del mondo.
E noi siamo così pazzi da farlo degradare usandolo a sproposito a scopi di propaganda elettorale. Lo rendiamo pericoloso perché lo rendiamo inutile. Per garantire la contiguità con una parte politica. Per mascherare la crisi di rappresentanza del sindacato. Si sciopera per sapere le intenzioni del Governo, come i magistrati per la riforma Cartabia. In realtà per mascherare la volontà di mantenere i propri privilegi a scapito della nazione e dei diritti di tutti, e a costo di bloccare il funzionamento della già fragile giustizia italiana.
Mai come ora la dialettica per difendere degli interessi corporativi è arrivata ad un livello così basso, andando anche a colpire i più deboli, quelli che non hanno alcun potere né responsabilità. Tanto da inimicarsi anche coloro che dovrebbe difendere. Ma questo è il Paese dei conflitti di interesse, dove il salario è una “variabile indipendente”. La nazione dove il sindacato vive come cinghia di trasmissione della politica. Lo Stato dove i sindacalisti diventano ministri del Lavoro, senza che nessuno si ponga la domanda su quali interessi difenderanno.
A volte si sciopera per mantenere un anacronistico e dannoso monopolio. Per non confrontarsi con il nuovo che avanza e che può solo essere governato ma non respinto. Come i tassisti contro Uber. Scioperano per l’incapacità di gestire il conflitto con una concorrenza facilmente superabile dall’esperienza e dalla professionalità. Si sciopera per mantenere una rendita di posizione per prossimità politica, come i giornalisti Rai contro una inevitabile riorganizzazione.
Hanno scioperato anche all’Ansaldo di Genova prima ancora che il nuovo Governo si insediasse. Dalla Fiom hanno affermato che non stavano manifestando contro il Governo, ma contro la Cassa depositi e prestiti. Capito che sottigliezza? Dopo di che si sono visti servizi con Cdp che ha affermato di apprezzare le competenze di Ansaldo, di essere in contatto con i vertici aziendali e di riservarsi di decidere in futuro.
Dulcis in fundo ci sono gli scioperi dei servizi pubblici, la forma più vigliacca di azione sindacale perché va a colpire i deboli. La misera volontà di voler ricreare un’atmosfera da autunno caldo del 1969 va a colpire i disgraziati precari che si alzano all’alba e lavorano a chiamata tutto il giorno per pochi euro l’ora.
L’Italia è un Paese particolare, da noi lo scontro sociale non si verticalizza. Non a caso da noi una vera rivoluzione non c’è mai stata. La lotta viaggia in orizzontale, contro il nostro simile. Nella tradizione italica fratricida, che parte dalla leggenda di Romolo e Remo. Le ultime elezioni politiche e gli ultimi grandi scandali hanno colpito pesantemente le forze politiche di opposizione, che tutt’ora smarrite e incapaci di un progetto di riqualificazione, sprofondano in un’atmosfera orwelliana, cercando di agitare i soliti vecchi, consunti spauracchi.
In una penisola dove i servizi pubblici a volte sono dei disservizi, si sciopera, guarda caso sempre di venerdì. E per mascherare la funzionalità politica e non sindacale delle agitazioni si sparano rivendicazioni anche fantasiose. Che alla fine nuocciono anche e soprattutto a chi le avanza. A Roma si è scioperato perché tutti indiscriminatamente ricevano il premio di produttività. Poco importa se questo dovrebbe essere destinato a premiare il merito, a far funzionare meglio i servizi pubblici. Siccome è stato distribuito fino ad ora a tutti senza regole, i sindacati lo danno per acquisito come adeguamento salariale.
Per concludere, i tempi dell’Officina sussidiaria ricambi (Osr) di Mirafiori, alias “Officina stella rossa”, sono lontani. Ma bisognerebbe non dimenticare il significato della parole sindacato e sciopero.
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