E dopo i due vicepremier arriva la parola “definitiva” sulla risposta alla Commissione Ue da parte del Governo italiano, con la voce del Premier Giuseppe Conte: «All’orizzonte non c’è nessuna manovra correttiva», spiega il leader del Governo dopo l’apertura della procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese. Dal monitoraggio dei conti pubblici effettuato costantemente «emerge come si stia operando una sorta di autocorrezione naturale. Lo spiegheremo bene a Bruxelles: l’obiettivo programmato lo stiamo raggiungendo, i conti sono diversi da quelli prefigurati dall’Ue», spiega Conte. Dopo gli attacchi di Di Maio al Pd ritenuto “colpevole” del debito eccessivo oggi sanzionato dalla Commissione Ue, replica durissimo il Segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti: «Quella di Di Maio è una pessima battuta, che non fa ridere perché ci vanno di mezzo gli italiani. Per colpa di questo governo si vedono messi all’angolo. Avevano fatto tante promesse e dopo un anno rimane quello che l’Europa ci sta ricordando: più debito, meno lavoro, più tasse, meno produzione industriale e, soprattutto, conti fuori controllo. Poi c’è il Grande Fratello in cui vive Luigi Di Maio. Ora noi dobbiamo aiutare l’Italia ad uscire da questo disastro».



SALVINI ‘CON’ DI MAIO “DIALOGO CON COMMISSIONE UE, MA TAGLIO TASSE RESTA”

La rinnovata unità e sintonia tra Lega e M5s si consolida anche in risposta al monito lanciato dalla Commissione Ue sulla procedura d’infrazione: dopo Di Maio è anche Salvini ad intervenire, con toni più “pacati” rispetto al leader M5s ma sulla medesima linea d’onda. «Con educazione ma risponderemo. Non chiediamo i soldi degli altri, vogliamo solo investire in lavoro, crescita, ricerca e infrastrutture. Sono sicuro che a Bruxelles rispetteranno questa volontà», spiega a margine di un comizio per i ballottaggi di domenica prossima il leader della Lega, che poi aggiunge «Se gli italiani non lavorano il debito cresce. Non ci vuole uno scienziato per capirlo. Basta guardare quello che si è fatto negli ultimi dieci anni: taglia, taglia, taglia. E il debito cresce. Dobbiamo fare il contrario, altrimenti non puoi assumere medici e chiudi gli ospedali, non puoi assumere poliziotti e chiudi i posti di polizia, non puoi assumere giudici e chiudi i tribunali. E’ il momento di riaprire, di ricostruire». È invece decisamente più dura del Governo la leader FdI Giorgia Meloni che a briglia sciolta invita la Lega a reagire maggiormente: «Penso che la Commissione europea, più che mandare lettere per dirci cosa dobbiamo fare, dovrebbe mandare lettere per chiedere scusa per le politiche drammatiche che ha fatto intraprendere in questi anni».



IRA DI MAIO: “COSÌ LA UE CI METTE IN CROCE”

La porta è aperta, ma i tempi sono stretti e i rischi per l’Italia ancor più alti: non una buona giornata per la nostra economia con la notizia della Commissione Ue che di fatto apre alla procedura d’infrazione da rivedere entro i primi giorni di luglio. Lo spazio per una manovra correttiva – che Tria e il Governo hanno sempre negato finora – è poco e gli accordi in casa Lega-M5s potrebbero non essere poi così resistenti per impostare una linea di costante dialogo con Moscovici e Dombrovskis: «ci sono delle regole europee che vengono applicate, ma c’è la determinazione a dare un contributo critico, volendo modificare le regole esistenti elaborate in contesti economici e sociali diversi rispetto a quelle attuali. Trascinarsi in regole vecchie e considerarle dei dogmi rispetto ad una competizione mondiale significa avere le unghie spuntate. Per questo l’Italia deve impegnarsi per cambiar le regole», ha commentato il Premier Conte non appena ricevuto la notizia della “lettera Ue” da Bruxelles. Assai più duro il vicepremier Luigi Di Maio che in un post su Facebook attacca «si parla tanto di questa possibile procedura di infrazione e sapete cosa riguarda? Riguarda il debito prodotto dal Partito Democratico nel 2017 e 2018. Noi la prendiamo seriamente, ma non possiamo fare finta di non sapere che ci sono Paesi europei che in questi anni, per risollevare la loro economia, hanno fatto molto più deficit di quanto consentito dai Trattati. E non sono andati incontro a nessuna sanzione! Non è concepibile che un Paese con 6 milioni di disoccupati reali e migliaia di aziende che producono sotto il loro potenziale venga messo in croce perché vuole investire sulla crescita, il lavoro e la riduzione delle tasse».



COMMISSIONE UE “PROCEDURA D’INFRAZIONE, MA NON PARTE OGGI”

La procedura d’infrazione per l’Italia è giustificata, ma al momento non partirà: questo il sunto, in estrema sintesi, del rapporto della Commissione Ue sulla situazione dell’Eurozona esposto a Bruxelles nell’attesissimo “pronunciamento” dopo la lettera inviata all’Ue dal Governo italiano a fine della scorsa settimana. «La regola del debito non è stata rispettata nel 2018, nel 2019 e non lo sarà nel 2020, e quindi è giustificata una procedura per debito eccessivo», scrivono Moscovici e Dombrovskis nel rapporto sul debito italiano. Per Bruxelles si spiega solo in parte tale situazione con il rallentamento dell’economia, la retromarcia su alcune riforme pro-crescita del passato, come quella delle pensioni, e il deficit proiettato oltre il 3% nel 2020, rappresentano «fattori aggravanti». «I dati 2018 per l’Italia sono problematici su due fronti: invece di essere ridotto, il debito sale da 131% a 132% e il deficit strutturale che avrebbe dovuto calare di 0,3% peggiora di 0,1%, creando un gap di 0,4%. Sfortunatamente anche per il 2019 vediamo un peggioramento dello strutturale, mentre il Consiglio aveva raccomandato uno 0,6% di miglioramento e le autorità italiane si erano impegnate a dicembre a non peggiorarlo», spiega Moscovici che però aggiunge «La mia porta resta sempre aperta. Siamo sempre pronti ad ascoltare». Da ultimo, Dombrovkis sottolinea come «L’Italia non ha rispettato la regola del debito e una procedura è giustificata, ma non la stiamo aprendo oggi, perché prima devono esprimersi gli Stati membri», aggiungendo come la questione è grave perché va al di là della procedura possibile, «la crescita è quasi al palo». Ufficialmente la Commissione Ue “propone” la procedura d’infrazione ma sarà poi il Consiglio Europeo (gli Stati membri, ndr) a farla avviare/chiudere ufficialmente: la data da cerchiare ora sul calendario è quella del 1 luglio, quando il Consiglio Ue si riunirà per dirimere il tutto.

OETTINGER “PROCEDURA D’INFRAZIONE È INEVITABILE”

Scende in campo ancora Gunther Oettinger, il commissario europeo al Bilancio che più volte in passato di è trovato “invischiato” in accuse, sparate e contro-repliche dirette al Governo italiano: a poche ore dall’arrivo della Lettera Ue che indicherà la via per tutti i Paesi sul fronte debito-conti pubblici (con la conferenza stampa di Moscovici e Dombrovskis che indicheranno, Paese per Paese, tutti i rischia attuali per la Eurozona), il commissario tedesco lancia la sua “fatwa” contro i conti italiani non lasciando scampo a repliche. «Se i numeri verranno confermati, non potremo sottrarci alla procedura di infrazione», ha spiegato Oettinger in una intervista all’emittente televisiva tedesca N-tv, aggiungendo però come allo stesso tempo «L’Italia non dovrebbe essere un rischio per l’Eurozona». Dal Fondo Monetario Internazionale intanto fa sapere che il prossimo 13 giugno renderà pubblico il rapporto Fmi Articolo IV in cui si parlerà ovviamente anche d’Italia: qui sì che il Fondo ritiene che il debito del nostro Paese possa essere uno dei rischi maggiori per l’area euro, dopo Brexit e guerra commerciale Usa-Cina.

PRONTA LA PROCEDURA D’INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA?

Oggi la Commissione Europea si riunisce per dirimere una risposta alle promesse fatte dal Governo italiano nella lettera spedita da Tria solo quattro giorni fa: 5 giugno, il “famoso” ormai e fatidico giorno della Lettera Ue che potrebbe comportare all’Italia la stangata della procedura d’infrazione. Non vi è ancora la piena certezza ma da più parti i ben informati non hanno nessun dubbio: Quota 100, Reddito di Cittadinanza e misure varate dalla Manovra di Bilancio 2019 non hanno migliorato il Pil e non solo, hanno appesantito il bilancio rendendo il deficit del debito pubblico a livelli più alti dello scorso anno. «L’Italia ha una spesa in salita e il suo ammontare impedisce di stabilizzare l’economia in caso di crisi finanziarie», questo il contenuto di quello che sarà scritto nella Lettera da Bruxelles, secondo gli inviati di Repubblica: per questo motivo il Governo rischia la “stangata” per aver sforato le regole sul deficit nel 2018-2019 di almeno 11 miliardi, andando oltre a quel 3,5% fatidico che i vincoli di Maastricht impongono anche per l’anno prossimo. Dunque per il Governo Lega-M5s, già alle prese con la “guerra” interna appena scoppiata, cosa si profila nelle prossime settimane?

LETTERA UE, COSA RISCHIA IL GOVERNO E QUANTO TEMPO HA

Nessuno ancora di preciso lo può sapere, specie non sapendo cosa l’Unione Europea chiederà strettamente all’esecutivo gialloverde; quello che è certo è che la tregua vista ieri tra Salvini e Di Maio andrebbe letta anche in questa direzione, un tentativo di dimostrare a Bruxelles che l’instabilità politica può essere rimandata laddove vi debba essere l’impegno da parte del Governo di costruire i “rimedi” ai conti pubblici in disordine. Leggasi manovra correttiva – di almeno 3-4 miliardi secondo Repubblica – ma anche misure che abbassino le spese e aiutino possibilmente la crescita interna: la ricetta non è semplice e, secondo il Messaggero, il Governo avrebbe 4 settimane per mettersi in regola. Se la Commissione facesse partire l’iter una procedura contro l’Italia giustificata, il primo vaglio tecnico-politico sarebbe entro i prossimi 15 giorni: il Comitato economico e finanziario Ue, in cui sono rappresentanti i ministeri dell’Economia Ue, si riunirà il 13 e il 14 giugno a Lussemburgo e in quella occasione si potrà capire un primo orientamento dei governi. Juncker e Moscovici potrebbero imporre la stangata a partire dal 1 agosto, ovvero entro 4 mesi dalla pubblicazione Eurostar sul dato del debito: ci sono dunque 4 settimane fino a quella data per l’Italia per trovare un rimedio, negoziare i termini ed evitare una massiccia procedura d’infrazione potenzialmente letale per un’economia già in difficoltà come la nostra.