Caro direttore,
il 25 ottobre il suo giornale ha pubblicato un articolo dal titolo “Premio Sacharov a oppositori venezuelani. La scelta che riporta a galla le ipocrisie UE”. Sono lieto del riconoscimento dato ai venezuelani che si battono per la libertà del loro popolo e concordo sulle ipocrisie della UE. Ma ciò che mi ha provocato ad intervenire è invece il giudizio dell’autore sull’Unione Europea, “di certo non la realizzazione del sogno di coloro che nel 1943 scrissero il famoso Manifesto di Ventotene”. Grazie a Dio non corrisponde! Perché appunto si trattava di un sogno (e nemmeno condivisibile in quanto sogno!).
Nell’individualismo esasperato della nostra società ormai non si fa più caso al significato delle parole. Mi è stato insegnato che sogno o utopia definiscono qualcosa di costruito dall’uomo, mentre l’ideale è la realtà che si conquista passo dopo passo. Ora, dal Manifesto di Ventotene in ottant’anni non è nato nulla, mentre dalla Dichiarazione di Robert Schuman del 9 maggio 1950 è nata, per passi successivi, l’Unione Europea. Ho studiato la figura di Schuman e sono stato invitato in diverse scuole a parlare delle radici dell’Europa. Vorrei comunicare alcuni fatti che questa esperienza mi ha fatto conoscere e che non sono noti come dovrebbero, anche perché la storia non sembra riscuotere l’interesse che merita.
Robert Schuman era ministro degli Esteri del Governo francese, al quale fece appunto la proposta di mettere in comune con la Germania, appena uscita sconfitta dal conflitto che aveva coinvolto il mondo intero, con l’Italia e con i paesi del Benelux (Belgio, Olanda, Lussemburgo) la produzione del carbone e dell’acciaio, materiali senza i quali non si poteva fare la guerra. Da questa proposta nel 1952 nacque la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) e la sua Autorità, embrione dell’attuale Commissione europea. La CECA fu il primo passo. Ad essa seguirono nel 1957 la CEE (Comunità Economica Europea) e la CEEA (Comunità Europea dell’Energia Atomica), molto più conosciuta come Euratom. Successivamente avvenne la fusione delle tre comunità, l’adesione di altri Paesi, il trattato di Maastricht, la moneta unica.
Schuman non agì da solo. Prima della Dichiarazione volle l’approvazione di Konrad Adenauer, cancelliere della nascente Repubblica Federale di Germania. Sapeva anche di poter contare sull’appoggio di Alcide De Gasperi, capo del governo italiano, cui lo legava “un’amicizia profonda e senza riserve” (sue parole). Questi tre uomini di Stato erano cattolici ed avevano una profonda conoscenza della storia: ciò li rendeva umili e realisti nelle loro mosse. Ma essi tendevano a un ideale, fino a pagare il prezzo del carcere. Tutti e tre si trovarono a capo del governo dei rispettivi Paesi negli anni difficilissimi del dopoguerra. Schuman lo fu nel 1947-48 e riuscì per un soffio ad evitare la guerra civile, grazie alla sua cristallina onestà e alla capacità di dialogo con chiunque. De Gasperi e Adenauer riuscirono a risollevare i loro Paesi, dalla condizione di vinti ed occupati, a membri rispettati della comunità internazionale.
Ancora qualche parola sulla genialità politica di Schuman. Il suo predecessore agli Esteri dopo la prima Guerra mondiale, Aristide Briand, socialista come gli estensori del Manifesto di Ventotene, per evitare un nuovo conflitto propose una Federazione di Stati europei (un sogno), per cui nel 1926 ricevette anche il Premio Nobel. Ma nella sua azione, oltre a formulare un progetto irrealizzabile (non ci siamo ancora arrivati oggi!), umiliò pesantemente la Germania. Su questa umiliazione mise radici l’ascesa di Adolf Hitler. Schuman, invece, si oppose ai progetti contrapposti di smembrare la Germania o di riarmarla in funzione antisovietica, come avrebbero voluto gli Stati Uniti. Egli volle “curare” la tendenza militaristica e suprematista tedesca inserendo il Paese nell’abbraccio di una comunità di nazioni. E perseguì la realizzazione di tale abbraccio con il realismo dei piccoli passi.
Certo l’Unione Europea di oggi è molto distante rispetto alla concezione che ne avevano i tre “padri fondatori”, anche perché tutte le società europee sono drammaticamente cambiate. Ma, come dico ai ragazzi nelle scuole, cosa c’era prima? Il secolare conflitto fra Francia e Germania e due Guerre mondiali. Ora noi godiamo di una pace che ha ottant’anni e di una prosperità mai vista. Frutti delle novità portate dai Trattati europei, fra cui la libera circolazione delle persone e delle merci. Bisogna sempre ricordare che queste sono conquiste frutto di un lungo e paziente lavoro e non darle per scontate, perché possiamo anche perderle. Infatti, se nella convivenza umana la tentazione del sogno prende il posto della tensione ad incrementare attraverso anche piccoli passi il bene già presente, può accadere tutto il contrario del bene desiderato, come anche la storia recente tragicamente insegna.
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