La frase di Cormac McCarthy che indica il tema del Meeting 2024 (“Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”) vale non solo come introduzione all’opera del grande scrittore statunitense, ma anche come invito all’esperienza della letteratura. O, se si preferisce, come esortazione a fare esperienza attraverso la letteratura. Singolare, da questo punto di vista, la consonanza con la recentissima Lettera del Santo Padre Francesco sul ruolo della letteratura nella formazione, dove il Papa insiste appunto sul valore che un romanzo o una poesia possono avere come “palestra di discernimento” (n. 26).



Quando poi Francesco spiega che “il lettore non è il destinatario di un messaggio edificante, ma è una persona che viene attivamente sollecitata ad inoltrarsi su un terreno poco stabile dove i confini tra salvezza e perdizione non sono a priori definiti e separati”, risulta istintivo pensare a McCarthy e alla terribile bellezza dei suoi capolavori, che puntualmente si avventurano in quello che un’altra straordinaria narratrice degli Usa, la cattolica Flannery O’Connor, definiva “il territorio del diavolo”. Nessuna garanzia di consolazione, nessun abbellimento retorico. Solo la realtà così com’è, spesso minacciosa e sempre, inspiegabilmente magnifica.



Cattolica era anche la famiglia di McCarthy, nato a Providence il 20 luglio 1933, cresciuto in Tennessee e in seguito fatalmente attratto dallo sterminato confine meridionale, dove gli Stati Uniti si perdono nel deserto. La sua geografia d’elezione è lì, in una terra di nessuno nella quale il bilinguismo è necessità e non vezzo, come confermano i ripetuti affioramenti di frasi e locuzioni spagnole, in un tessuto stilistico altrimenti improntato a una consapevole gergalità yankee. McCarthy muore a Santa Fe, in New Mexico, il 13 giugno 2023, poco dopo aver portato a termine un’impresa che ha da subito qualcosa di leggendario. Il dittico composto da Il passeggero (il libro da cui è tratta la frase che ha ispirato il Meeting) e Stella Maris si struttura in oggetto narrativo unico e inimitabile resoconto di un amore tanto assoluto quanto impossibile e, nello stesso tempo, documentata meditazione sul destino di scienza e conoscenza. Un romanzo d’avventure, certo, incentrato sulla paradossale scomparsa di uno dei passeggeri trasportati da un piccolo aereo misteriosamente precipitato. Ma anche la ricostruzione di un vertiginoso caso clinico, contraddistinto da un continuo divagare tra razionalità estrema e improvvise accensioni mistiche.



Con McCarthy è sempre così: impossibile scindere un elemento dall’altro. Meridiano di sangue (1985) e la non meno celebre Trilogia della frontiera (1992-1998) non sono semplicemente storie di cowboy un po’ fuori tempo massimo, il significato di Figlio di Dio (1973) e Non è un paese per vecchi (2005) non si esaurisce nella caccia al serial killer di turno e no, La strada (con la quale nel 2007 McCarthy si aggiudica un tardivo premio Pulitzer) non è la solita distopia post-apocalittica. Perfino Suttree (1979) è molto più di un’autobiografia sotto mentite spoglie. Qualsiasi sia la trama che allestisce a beneficio dei suoi lettori, McCarthy riesce a far emergere l’ombra di un inatteso che immancabilmente svaria verso l’invisibile.

La sua è una narrativa teologica non perché affronta con radicale lucidità il problema del male (e lo fa fin dagli esordi, come dimostrano Il guardiano del frutteto del 1965 e più ancora Il buio fuori del 1968) e neppure perché evoca esplicitamente categorie bibliche e spirituali (nella Strada, per esempio, il padre contempla il figlio, convincendosi che “se non è lui il verbo di Dio allora Dio non ha mai parlato”). Più in profondità, la teologia di McCarthy sta nella rivendicazione dell’irrinunciabile serietà dell’esistenza umana, specialmente quando questa si manifesta in forma contraddittorie e sconcertanti. Le tenebre si sforzino pure di apparire impenetrabili, ma da qualche parte, lungo la linea polverosa della frontiera, ci deve pur essere qualcuno pronto ad accendere un fuoco. Per questa notte è l’essenziale, e può bastarci.

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