“Dopo la sua morte non so quanti studenti della Universidad Católica Sedes Sapientiae, a Lima in Perù, di cui era fondatore e anima, mi son venuti a dire: ‘Io ero la sua alunna preferita, ero il suo alunno preferito’, come se li preferisse tutti. Questo lo fa Gesù e questo faceva – in Gesù – Andrea”.

Nell’introduzione al libro di Gianni Mereghetti e Gian Corrado Peluso, dal titolo Andrea Aziani. Febbre di vita (Itaca, 2023) è monsignor Giovanni Paccosi, vescovo di San Miniato, a ricordare così l’amico e compagno di missione, improvvisamente mancato a Lima il 30 luglio 2008, all’età di 55 anni.



E Paccosi aggiunge “Andrea in Perù viveva a un ritmo impossibile da immaginare. Quello che si vedeva era la punta dell’iceberg della sua consegna totale, di ogni istante, a Gesù, nella sequela intelligente, creativa e nello stesso tempo letterale, di ogni impulso di don Giussani e del movimento di Comunione e liberazione, con una libertà che lo portava a incontrare tutti e servire tutti, a farsi piccolo e stare nell’ombra e nello stesso tempo a prendersi anche le responsabilità degli altri, quando non ce la facevano … sempre correndo per accompagnare come un padre, letteralmente come un padre, un numero imprecisato ma altissimo di bambini, sempre correndo per spendere tutte le energie nell’insegnamento e nella sfida a tutti i docenti sulle grandi tematiche culturali e ecclesiali”.



Insieme al racconto di Paccosi, il testo raccoglie una trentina di folgoranti testimonianze di amici che hanno incrociato la vita travolgente di Andrea, a partire dagli autori, Gianni Mereghetti che l’ha conosciuto direttamente, e Gian Corrado Peluso che l’ha accompagnato nei 10 anni vissuti a Siena, come pure per 16 anni in Perù.

Ma prima di richiamare un’altra di quelle testimonianze, per capire chi era Andrea Aziani val la pena riportare un passaggio della richiesta di ammissione ai Memores Domini, conosciuti anche come Gruppo Adulto, i laici di Cl che mettono in comune i beni, praticano la castità e vivono l’obbedienza.



Ecco ciò che Andrea scrisse a don Giussani nel 1981: “A Uno che ti ha dato tutto, com’è possibile non desiderare di dargli tutto!!! Io so e sono sicuro che il Gruppo Adulto è per me questa grande possibilità, di dare la mia vita per gli ‘amici’, e in questo modo servire Cristo e la Chiesa!”

Tra i tanti racconti che descrivono un uomo dimentico di se stesso e proteso all’incontro con tutti, senza pregiudizi e paure, certo “che Dio vuole il bene di ogni uomo”, val la pena di riportare uno dei ricordi di Aurora Salto. Ecco il suo racconto. “Era stata appena approvata la legge sull’aborto (…) sarebbe toccato a me stendere le convenzioni per mandare i medici abortisti negli ospedali dove lavoravano solo obiettori. Mi stavo domandando se fosse il caso di lasciare il lavoro. Incontrai Andrea che ascoltò il mio lungo sfogo in silenzio e alla fine mi rispose solo con queste parole: ‘Non so dirti cosa devi fare. Posso dirti solo che se il Signore ti ha voluta qui, qualche ragione c’è, anche se tu non la capisci’. Me ne andai arrabbiata e smarrita come prima. La notte sognai che dovevo arrivare in cima ad una muraglia, e non mi era possibile. Ma arrivò Andrea, prese una scala a pioli (la scala sormontata da una piccola croce è lo stemma dell’ospedale di Siena, che si chiama appunto Santa Maria della Scala), mi prese come se fossi un sacco di patate e mi portò su. Mi svegliai completamente cambiata: ero certa di non essere sola. Così scrissi subito l’obiezione di coscienza e la portai direttamente al Presidente dell’ospedale dicendo ‘Lo so che l’obiezione è prevista solo per il personale sanitario. Il legislatore forse ha dimenticato che esistono gli amministrativi, o ritiene che loro non abbiano la coscienza. Comunque se la mia obiezione viene accettata, bene; altrimenti sollevo il caso a livello nazionale’. Naturalmente accettarono. Sono sicura che quel cambiamento avvenuto in me è stata una grazia ottenuta dalle preghiere di Andrea”.

E il libro di Mereghetti e Peluso documenta anche l’atteggiamento rispettoso di Andrea Aziani verso le nuove città, o Paesi dov’è stato chiamato a vivere. Un atteggiamento di cui ci sarebbe tanto bisogno oggi nel rapporto tra persone, come pure tra i popoli.

Ecco ciò che Aziani raccomandava agli amici appena arrivati in Perù: “Qui non c’è bisogno di conquistatori, ne hanno avuti anche troppi. Devi studiarti la storia del Perù e la geografia e la lingua e devi conoscere i Santi di questa terra e pregarli e amare questa gente. Così potrai inginocchiarti davanti a loro come Dio si è inginocchiato davanti a ciascuno di loro. Non saranno tecniche pastorali che potranno dare a questo popolo ciò di cui ha tremendamente bisogno per non morire nella disperazione, nella rassegnazione, nella paura. Difatti – aggiungeva Andrea con intuizione profetica – oggi, forse in tutto il mondo, come poter parlare ottimisticamente di futuro, senza la prospettiva di una resurrezione già presente, che agisca trasformando l’istante e dilatandosi in ogni singolo?”

È proprio il caso di dire che la lettura di questo libro su Andrea Aziani cambia la vita, com’è accaduto a chi l’ha incontrato personalmente.

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