“Chissà se le nostre brevi parole potranno mai divenire anfore colme di cieli?” È La domanda, quasi un intento auspicato, che affiora all’inizio di una raccolta di poesie. Un progetto originale, condiviso da quattro autrici dotate di talento poetico, animate dallo stesso desiderio: condividere l’esito della loro creatività e trasformarla in un messaggio corale da partecipare ad altri. È nato così Anfore dal cielo (Ancora, 2023) che convoglia le ispirazioni di Lorenza Auguadra, Adriana Rinaldi, Teresanto Scroccarello, Anna Vercesi, che riecheggiano, pur con differenti accenti e tonalità, una profonda percezione del vivere quale occasione continua di stupore, di grata inesauribile contemplazione. Un tratto comune, tipicamente femminile, affiora nella percezione di una positività dell’esistenza inscritta nel cuore, riconosciuta al primo impatto con il reale, rivelazione primordiale: “Sono nata nell’Amore/ nel legame serrato/ che conduce dalla terra/ al cielo… sono nata figlia/ di un Padre che nutre le stelle/ volta celeste trapuntata di luce/ riflesso d’oceano imbiancato/ miracolo dei miracoli/ perché sono nata!”. La meraviglia inizia nello sguardo, in “occhi di chi sa guardare”, sa osservare i moti lievi delle labbra per scoprire parole ancora sconosciute. Il senso della domanda, dell’attesa, di un’apertura all’oltre e all’altro induce a un orientamento insolito, a un agire connotato dalla libertà, dal coraggio di formulare pensieri e scelte controcorrente, difformi dalla narrazione oggi prevalente di una felicità che collima con l’autoaffermazione.
“Forse bisogna ricominciare/ ad affidarsi/ a fidarsi/ a credere nell’Altro” – suggeriscono alcuni versi segnalando l’origine di un’alienazione che connota il nostro tempo. “Il narcisismo/ è deleterio per l’animo umano./ Allontana le vibrazioni positive/ necessarie al vivere sociale./ Si accorcia a tal punto lo sguardo/ si riduce a tal punto l’ascolto/ si ritaglia a tal punto il pensiero./ Le braccia vanno allargate/ gli occhi aperti/ le bocche devono contemplare/ le meraviglie assolute/ della Gratuita Esistenza!” prosegue la poesia schiudendo un orizzonte vasto e luminoso oltre l’angustia opprimente in cui l’umanità odierna sembra condannarsi.
Libertà e coraggio sono generati da un’umiltà che affonda la sua autentica consistenza nel realismo che le donne testimoniano nella concretezza della quotidianità immersa nella vita reale, ricevuta e donata, portata in grembo, accompagnata, abbracciata. In tal senso fra le ispirazioni che lievitano con delicatezza nel mondo femminile si rintraccia un’esuberanza di dedizione e di vera immedesimazione nella condizione umana e nelle sue ferite: emblematica è la versione poetica della vicenda biblica di Rut che decide di non abbandonare Noemi, la suocera indotta a finire i suoi giorni in amarezza e solitudine, ma di accompagnarla a un destino che le unirà profondamente nel riconoscimento di un legame “materno” di sorprendente fecondità per entrambe.
“Il lettore sperimenterà con meraviglia e commozione quanto la scrittrice è attenta ed efficace nell’intuire e nel descrivere sentimenti, emozioni, attese come realtà che toccano la vita sua quotidiana, di donna. A lei è dato “accarezzare”, non solo “toccare”: un gesto dolce e gentile” nota nella prefazione mons. Giovanni Giudici, già vescovo di Pavia, che sottolinea pure l’affiorare, nelle stesse poesie, del richiamo all’esperienza cristiana.
Del resto, fra le parole sempre evocative che sfumano i contorni di immagini e pensieri lasciando intuire un senso ancora da sondare e svelare, emergono a volte anche gli echi di una domanda che diventa preghiera, riconoscimento di una Presenza: “Il mistero ha il volto/ della ricerca/ percorre la strada/ della rivelazione./ Lui è”.
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