L’innovazione politica introdotta in Italia da Berlusconi all’alba degli anni Novanta del secolo scorso è stata il fatto che, dopo i cinquant’anni del secondo dopoguerra (caratterizzati da una politica di centro che guardava a sinistra), ha inventato il centro che guarda a destra, costringendo anche la sinistra a diventare centro-sinistra. Tagliandole però le gambe con la vittoria del 1994, in un momento in cui era sicura di poter andare al potere.



Con la fine della guerra fredda, infatti, non solo era venuto meno il “veto” alla possibilità di una presenza (o di una guida) dei comunisti nel governo italiano, ma questi ultimi si erano appunto rinnovati sottomettendo la falce e martello a una grande quercia. Dopo la fine del comunismo sovietico, le elezioni del 1994 costituivano, per la sinistra italiana, la ghiottissima occasione di recitare una parte da vincitrice, attraverso il tema ambientale (a cui poi si aggiungerà quello arcobaleno dei nuovi diritti), all’interno del grande processo di trasformazione del liberal-capitalismo da modello esclusivamente occidentale a modello globale ruotante attorno all’unipolarismo tecnologico atlantista statunitense: una sinistra che, ritagliandosi uno spazio “umanista” dentro il fronte globalista vincitore della guerra fredda, rinunciava all’anima rivoluzionaria, populista e totalitaria per diventare una forza moderata e atlantista.



Ma la logica della globalizzazione, che imponeva alla sinistra un rinnovamento, portava Berlusconi (protagonista indiscusso di quella logica) a promuovere nella destra italiana una trasformazione simile a quella compiuta dalla sinistra, verso l’assunzione del modello americano e la rinuncia all’elemento rivoluzionario e sociale. Quella berlusconiana è stata quindi un’epoca dove, a trionfare sulle ceneri della vecchia sinistra “proletaria” filo-sovietica (e a tratti proto-rivoluzionaria) e a tagliare la strada alla nuova sinistra globalista ecologista-arcobaleno fu uno schieramento anch’esso, tutto sommato, globalista, anche se non in versione ecologista-arcobaleno: il partito liberale e moderato fondato da Berlusconi (Forza Italia), alleato di un partito all’epoca autonomista e localista (Lega) lontano dalle ideologie rivoluzionarie del Novecento tanto quanto Forza Italia, e del partito di destra (Movimento sociale italiano), quest’ultimo in una fase di trasformazione liberale e moderata verso Alleanza nazionale che implicava il riconoscimento dell’antifascismo come valore e (molto più sotto traccia) della non opportunità di aver condotto battaglie eticamente calde, in primis quella contro il divorzio.



Abbiamo certamente visto in questi trent’anni anche aspetti di Berlusconi che sono stati indice di una volontà, più o meno consapevole, di porsi a capo di una revisione del modello liberalcapitalista attraverso un recupero di valori finanche della destra tradizionalista cattolica al fine di rallentare la sempre più veloce evoluzione del liberal-capitalismo verso il globalismo con venature tecnocratiche e anche eugenetiche (queste ultime piuttosto care alla nuova sinistra): l’occhio strizzato all’etica cattolica (Eluana Englaro), l’amicizia con il “nuovo Zar” Vladimir Putin e la stessa appartenenza del Cavaliere non al mondo della grande finanza, ma a quello dell’imprenditore che utilizza i soldi (anche) per costruire una squadra di calcio o creare posti di lavoro.

Tuttavia, a consuntivo, il Cavaliere non solo non è stato in grado di frenare la marcia del liberal-capitalismo, ma in alcuni casi l’ha anche accelerata: a essersi evoluto in globalizzazione 3.0 e 4.0 non è stato infatti altro, in questi trent’anni, che il modello americano che Berlusconi stesso ci ha fatto vedere sulle sue televisioni nel corso degli anni Ottanta, consentendoci, in un certo senso, di poter vivere in America anche senza andarci mai. Quando, nella televisione degli anni Novanta, dal mito del poliziotto americano si è passati (più o meno gradualmente) al reality (cioè a un qualcosa che aveva la pretesa di poter essere replicato dallo spettatore nella sua vita quotidiana), troviamo ancora Berlusconi dietro le quinte: Il Grande Fratello andava in onda su Canale 5 nel 2000…

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