In questo tempo sospeso e pieno di dolore, la domanda su cosa depositi la Pasqua nel secolo sofferente della speranza necessaria si pone per tutti e ovunque. A me suggerisce di pensare al rapporto tra il buio e la luce, tra la sconfitta e la vittoria.
Già la Pesah, la Pasqua ebraica, ci propone il tema della liberazione con l’uscita del popolo di Israele dalla schiavitù in Egitto verso la Terra promessa.
La Pasqua di Gesù ne trascende l’orizzonte, investendo il rapporto stesso tra la vita e la morte, tra la morte e la resurrezione.
Nella lingua del secolo a me pare che proponga la caduta, la sconfitta, come parte ineludibile del processo che conduce alla vittoria. La sconfitta: non solo quella della morte subita, ma di più quella dell’abbandono, come risuona in quel “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”.
Nella vita delle persone, come in quella delle comunità, come in quella del cammino delle genti, senza questo passaggio drammatico non c’è la liberazione. Perciò la Pasqua è per tutti e di tutti. Per tutti la morte e la vittoria sulla morte della Resurrezione configurano la speranza.
Ci chiedono di imparare a sperare, non come lenimento della malasorte, ma come lo suggeriva Ernst Bloch, come capacità di anticipare il futuro liberato.
Il tempo nel quale ha fatto la sua irruzione imprevista il coronavirus è come una lente di ingrandimento che mette in evidenza tutto il male che attanaglia la nostra società, il male che risiede nell’economia dello scarto, come l’ha chiamata il Pontefice.
Le campane di Pasqua sono un annuncio non solo per i cristiani, parlano all’umanità tutta, inducono a coltivare la speranza attiva, per il sopravvenire di una nuova alba. Quando si leva il grido verso l’oracolo isaiano “Sentinella, quanto resta della notte?” tocca a noi tutti provare a rispondere con il nostro agire, con il nostro testimoniare, perché all’umano la via resti aperta.
Una bella poesia di Rodari si chiude con un’invocazione da condividere: “Cantate, oh campane sonore, ch’è bella, ch’è buona la vita, se schiude la porta all’amore”.