Il greco è la lingua della prima cristianità fino al III secolo, ma il latino era la lingua del commercio, della diplomazia e della guerra, il cui uso era predominante specie nelle zone di confine, come la Gallia o l’Africa settentrionale. Questo è uno dei motivi per cui la traduzione latina di alcune parti della Bibbia ha origine in Nord Africa attorno al II secolo. Un testo cui diamo il nome di Afra e che assieme alla Romana, la Gallicana, l’Hispana, l’irlandese (Europea) e all’Itala, formano quella varietà di traduzioni latine che chiamiamo Vetus Latina. Non si tratta di un’unica Bibbia latina ma di diverse traduzioni che precedono la Vulgata.



Tutti questi testi costituiscono una testimonianza della varietà delle traduzioni dovuta ai diversi contesti e comunità a cui erano rivolte. Si tratta di una lingua con un registro stilistico vicino al latino parlato in uso a partire dal II secolo, una lingua legata allo spirito stesso del cristianesimo, rivolto a tutte le componenti sociali e soprattutto alle più umili. Esigenze di evangelizzazione dunque, di catechesi ma anche di polemica culturale con le élite tradizionali.



A partire dal tardo III secolo cresce però la domanda per una versione accettata da tutti che sostituisse le tante traduzioni di diversa qualità. È in questo contesto che a Girolamo viene chiesto da Damaso, vescovo di Roma, di preparare una traduzione latina nuova, inizialmente solo dei Vangeli, che si basasse su un rigoroso confronto con il testo greco della Septuaginta risalente al II secolo a.C. e con altre traduzioni greche successive.

Il termine Vulgata non è quello usato da Girolamo o dai suoi contemporanei. Con esso Girolamo intende il testo latino che circolava ai suoi tempi e la Exapla, cioè le sei versioni della Bibbia che Origene aveva messo assieme prima del 245. Il termine Vulgata in riferimento alla traduzione di Girolamo viene adottato solo nel XVI secolo con la Controriforma.



Il progetto di partenza dopo la revisione dei Vangeli e del Salterio era dunque quello di rivedere la traduzione latina dell’Antico Testamento sulla base dei testi greci della Exapla. Girolamo infatti non arriva subito a considerare il testo ebraico come quello da cui tradurre e solo dopo aver cominciato nel 380 la revisione della Genesi si rende conto della necessità di avere come testo d’origine quello ebraico.

Girolamo aveva appreso l’ebraico quando, seguendo l’ideale di una vita monastica, si era stabilito nel deserto della Calcidia, a sud-est di Aleppo. Lo studio della lingua, come la consuetudine con il mondo ebraico, permise a Girolamo di avere a disposizione le interpretazioni provenienti da quella tradizione che diventeranno fondamentali per la sua traduzione e che entrarono nel patrimonio dell’esegesi latina e cristiana.

Per il Nuovo Testamento il problema della lingua fonte, naturalmente, non c’era. In questo caso la strategia non fu quella di una completa ritraduzione, ma di una revisione. La stessa cosa avvenne per le Epistole e gli Atti, seguendo i criteri espressi nella prefazione ai Vangeli.

L’opera di Girolamo non ebbe eguali nel panorama delle traduzioni latine, anche se la ricezione della nuova traduzione non fu sempre immediatamente positiva. Agostino, ad esempio, criticò il ricorso al testo ebraico piuttosto che a quello greco e forse anche per spiegare la sua posizione, Girolamo pensò di introdurre le prefazioni.

Soltanto a partire dal VII secolo la Vulgata sarà del tutto alternativa alla Vetus, per diventare l’unico testo nel IX secolo. Ma è solo con il concilio di Trento nel 1546 che diventa il testo ufficiale e autoritativo della Chiesa romana prendendo il nome di Vulgata. Nel 1589 viene pubblicata la prima edizione autorizzata dalla Chiesa cattolica, la Vulgata Sixtina in onore di papa Sisto V, il grande papa urbanista che ne fu anche l’editore. Dopo tre anni, nel 1592, appare la seconda edizione promossa da papa Clemente VIII, che verrà chiamata Sisto-Clementina e che rimarrà il testo ufficiale fino al 1979 quando, come una delle conseguenze del Concilio Vaticano II, viene sostituita dalla Nova Vulgata, che comunque ne è una revisione secondo canoni esegetici moderni. Questo testo nel 2001 verrà ancora dichiarato come il testo autoritativo per la Chiesa cattolica e il testo-fonte per le traduzioni in altre lingue.

La traduzione di Girolamo è rimasta sostanzialmente la stessa per più di 1500 anni. Nessun impero, nessuna filosofia, nessuna opera umana è durata tanto.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI