Poveri a palazzo (Itaca Edizioni, 2021) è un bel titolo per un libro, perché esprime un ossimoro: di solito i poveri non abitano i palazzi, restano alle porte, a chiedere l’elemosina. Invece Carlo Tancredi e Giulia Marchesi di Barolo erano nobili, ricchi, stimati alla corte di Francia e dei Savoia, eppure hanno vissuto come poveri, non solo di spirito. Hanno donato tutto di sé, tempo, cuore, intelligenza e denaro. La loro è una “santa storia d’amore” che giustamente don Primo Soldi ha voluto con passione raccontare, per liberarla dalla patina del tempo e di un provincialismo che la mortifica.



Giulia e Carlo sono due figure rivoluzionarie in un tempo di restaurazione, nella politica e nella Chiesa. Le loro storie accompagnano quelle degli acclamati “santi sociali”, Giuseppe Cottolengo, Giovanni Bosco, Leonardo Murialdo, Francesco Faà Di Bruno…che hanno fatto brillare la Torino del secondo Ottocento. Sono loro compagni nell’amicizia, nell’azione decisa e costante a favore degli ultimi, orfani, bambini di strada, ragazze sfruttate, carcerati. Hanno fatto propria la loro vocazione educativa, impegnando le loro personalità e le loro risorse economiche in opere di carità non estemporanee, ma volte a cambiare leggi e abitudini sociali.



Da questa coppia di sposi innamorati e fedeli, incontratisi nella reggia napoleonica, nascono missioni, congregazioni, scuole, una riforma carceraria all’avanguardia in Europa, e firmata da una donna! E un movimento di idee che ha toccato autorità, protagonisti della cultura e della politica del tempo.

Juliette seppe toccare l’animo di Camillo Benso di Cavour, di Vittorio Emanuele, del grande scrittore Alphonse de Lamartine, di un intellettuale come Silvio Pellico, accolto come segretario in casa loro dopo la reclusione terribile dello Spielberg. Il loro carisma vive oggi nelle Figlie di Gesù Buon Pastore e nelle suore di Sant’Anna, le tracce della loro presenza dal centro di Torino, città capitale, si irradiano in Brasile, in India, in Camerun, là dove la spiritualità attenta al reale e fattiva si vede, si tocca.



Sono i segni della santità e la Chiesa ha dichiarato questa coppia di sposi venerabili: per la carità, certo, per la fede, mai bigotta, ma anche per la testimonianza d’amore che li univa e che hanno mostrato al mondo. Stima, rispetto, e soprattutto comunione intima, indissolubile con Dio che li aveva messi insieme, e resi l’uno per l’altra il Suo volto.

In un tempo fragile in cui la famiglia appare al più come un problema, una preoccupazione, e l’amore un sentimento vago ed effimero, Giulia e Tancredi ci parlano di un amore diverso, eppure possibile, anche oggi. Bisogna leggere le loro lettere, l’accorata tenerezza che esprimono: nessuno può nascondere il desiderio per la sua vita di un amore così, di una pienezza così, capace di dare senso e valore a tutto, e dilatarsi al mondo.

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