1947: Carmela, giovane dalla bellezza prorompente, viene mandata a servizio a Roma. La ragazza proviene da un piccolissimo paese della Campania, dove, al pari di molti paesini della campagna profonda, i votanti al referendum del 1946 non si sono espressi sulla scelta fra monarchia e repubblica, quasi che fosse una enormità poter decidere delle sorti del Re, ma hanno votato i deputati della Costituente; un paesino in cui la massima affermazione sociale per una ragazza bella, ma povera, è quella di fare un buon matrimonio, nello specifico, con il figlio di un possidente locale, e pazienza se è un ragazzo tutt’altro che attraente, goffo, senza interessi, senza cultura, e, soprattutto, con il quale Carmela non ha mai scambiato una parola.
Alla ragazza non pare vero vivere in una grande città come Roma, piena di cose belle da vedere, di vita, di tutto quello che “al paese” nemmeno poteva immaginare. Inoltre, Carmela lavora per il Dottore, ovvero per un uomo importante, nientemeno che un deputato dell’Assemblea costituente: un uomo colto, sottile, un intellettuale impegnato in un’aspra battaglia, perché sull’Articolo 1 della nostra carta costituzionale si sta combattendo fra le diverse anime dell’Assemblea: i cattolici, i liberali, le forze di sinistra; senza contare che l’ingerenza degli Alleati, ovvero della Commissione Alleata di Controllo, presieduta dall’Ammiraglio Ellery Stone in persona, è molto forte.
In effetti, in quel momento, il governo militare alleato sta ormai per esaurire i suoi compiti: la guerra è finita, la ricostruzione avviata; resta da far approvare il trattato di pace di Parigi; ma il Comando militare alleato vuole delle garanzie, perché una cortina di ferro è calata sull’Europa, e soprattutto per limitare quello che di lì a pochi anni verrà chiamato Red Scare, il “pericolo rosso”: tanto più che i deputati di sinistra, comunisti e socialisti, sono 218, e compongono il principale blocco della Costituente, di contro ai 209 deputati della Democrazia Cristiana. E così, per scongiurare questo rischio, la Commissione alleata vorrebbe tanto che la Costituzione italiana fosse preceduta da un preambolo con un’invocazione a Dio, che sarebbe tanto rassicurante.
Insomma, un bel rebus, che fa da sfondo a Fondata sul lavoro, di Alfonso Celotto (Mondadori, 2022) che potremmo definire “il primo giallo costituzionale” della nostra letteratura. L’autore, che insegna diritto costituzionale e diritto pubblico comparato nell’Università degli Studi Roma 3, infatti, innesta su questa cornice il racconto della vicenda di Carmela e del suo amore per Marcello, un bellissimo ragazzo, suo dirimpettaio, che vede ogni giorno sedere alla scrivania, dove studia per prepararsi al concorso in magistratura. Marcello è sicuramente attratto dalle giunoniche grazie di Carmela, ma, soprattutto, è molto interessato al lavoro del Dottore, tanto da chiedere alla ragazza di ricopiare gli appunti che al mattino trova sulla sua scrivania. Carmela, innamoratissima, e atterrita dalla prospettiva di essere richiamata al paese da mammà, fa quel che può per il suo amore; ma la ragazza non sa che l’interesse di Marcello non è solo motivato da un interesse di studio e professionale: il ragazzo, infatti, è insistentemente minacciato da un tipo losco, lombrosiano diremmo, il Colonnello, un figuro dal passato turbolento, reduce della Rsi, che lo ricatta. Il Colonnello, infatti, è in possesso di molte scottanti informazioni, ma soprattutto conosce un segreto relativo al ragazzo, un segreto talmente esplosivo e pesante che lo potrebbe rovinare, mandando a catafascio quel futuro che Marcello si sta pazientemente costruendo, a partire dal tanto agognato concorso in magistratura…
Fondata sul lavoro mantiene del giallo tutti gli stilemi e i topoi, ivi compresa la storia d’amore che corre parallela alla vicenda principale, senza travalicarla. Ma il valore aggiunto del romanzo sta nel quadro dell’epoca che ricostruisce, nel suo saper calare il lettore nelle controversie ideologiche, tutt’altro che oziose e astratte, del secondo Dopoguerra, nel far ritrovare al lettore una temperie morale di cui, forse, ha solo sentito vagamente parlare attraverso i discorsi dei genitori e dei nonni: un clima in cui, per esempio, attorno all’Articolo 1, che definisce il carattere della Repubblica italiana, si crea un lungo, tormentato dibattito, tutt’altro che meramente teorico… e alla fine anche la giovane, inesperta, ma entusiasta Carmela, questo lo anticipiamo, saprà dare il suo piccolo, ma determinante contributo.
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