(Per gentile concessione di Rizzoli, pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Marco Pozza, “Chi dorme non piglia Cristo”, disponibile da oggi)
Del Cristo dei Vangeli mi incuriosisce un aspetto: che non vuole ammiratori, ma discepoli. Non sa che farsene di chi lo loda, ma cerca gente che lo segua. Frequentando i Vangeli, a volte provo ad immaginarmi come deve essere stato l’inizio del cristianesimo, i primi istanti di questa storia da batticuore. E mi viene da ridere. Alla mia immaginazione fanciulla, Gesù somiglia a quel bambino che parte da casa sua con il pallone sotto il braccio e, suonando di casa in casa, quando arriva nella piazzetta del paese ha composto una squadra per giocare. Quel bambino non cerca chissà quanti giocatori, gli bastano quelli necessari per la partita. Per creare l’occasione d’un confronto, di un’esultanza.
Adesso togliete la piazzetta e metteteci la battigia di un lago, togliete il pallone e metteteci delle barche da pesca: togliete tutto, fate spazio al Vangelo. Da Nazareth Gesù parte con il suo sogno in tasca e, bussando di porta in porta, mette su una squadretta che gli va dietro, aumentando il numero di casa in casa. A Pietro, Giacomo e compagnia bella, poi, l’Uomo deve aver detto più o meno questo: “Figliolimmiei, non state a raschiare questo lago con le vostre reti tutta la vita! Volete buttarvi nell’avventura del Regno di Dio? Guardate che non sarà facile, io vi sosterrò. Ditemi: v’interessa?”. Quelli, prendendo il coraggio per il collo: “Sì, eccome se ci interessa!”.
Forse, di fronte a quegli occhi predatori, non trovarono alternative all’altezza. Il fatto, poi, è molto semplice nei Vangeli: “Se Dio ha delle intenzioni su te, tu non troverai mai riposo, il riposo come gli altri, il riposo di tutti, il riposo su questa terra. Dio non ha delle idee come tutti. Ha delle invenzioni incredibili, e precisamente quelle che non ci si aspetta. Ascolta, dunque. Se Dio ti chiama, non resisterai a Dio” (Ch. Péguy). Infatti, d’allora in poi, ciò che videro nessuno avrebbe immaginato di poterlo, un giorno, vederlo con i propri occhi. Vederlo accadere in diretta: “Non abbiamo mai visto nulla di simile” (Mc 2,1-12).
Cristoddìo non cerca le folle: se può le evita per non infastidirsi. Non fondò un partito che fosse uno in vita sua, non ammise votazioni per veder approvati i suoi discorsi, non cercò cavilli per salvare la Legge e l’Amore. Quando parla alla folla – come sul Monte delle Beatitudini, nel pianoro dei cinque pani e dei due pesci – è soltanto per ottimizzare i tempi e prendere migliaia di piccioni con una fava. La sua predilezione, però, è per i singoli: cerca il vis à vis, ha la necessità del contatto, le pupille sono le fenditure che ama affittare, per poi entrare dentro e portarsi a casa i cuori.
Rifiutò la folla perché è un gioco da bambini riuscire a conquistarsi una platea: un po’ di talento, una percentuale affilata di falsità, un po’ di conoscenza delle umane emozioni. “Neanche bello vincere così!”, deve essere stata la sua spiegazione. Col singolo, invece, è difficilissimo scappare: è lì, t’interroga, sei costretto al contraddittorio, un po’ galeotto: “Appena introdotto l’Innominato – scrive il buon Manzoni a proposito dell’incontro tra il cardinale e quella faccia da sberle che aveva segregato Lucia –, Federigo gli andò incontro, con un volto premuroso e sereno, e con le braccia aperte, come a una persona desiderata; (…) “Da tanto tempo, tante volte, avrei voluto venir da voi io”. “Da me, voi? Sapete chi sono? V’hanno detto bene il mio nome? (…) “Lasciate” disse Federigo, prendendola con amorevole violenza, “lasciate ch’io stringa codesta mano” (…) Così dicendo, stese le braccia al collo dell’Innominato; il quale, dopo aver tentato di sottrarsi, e resistito un momento, cedette, come vinto da quell’impeto di carità, abbracciò anche lui il cardinale (…) L’Innominato, sciogliendosi da quell’abbraccio, esclamò: “Dio veramente grande! Dio veramente buono! Io mi conosco ora, comprendo chi sono”.
La Grazia, dentro quell’episcopio, viaggiò da singolo a singolo: la folla stette fuori, fu estranea a quell’appuntamento. La folla – il Manzoni lo sapeva bene – è la falsità del singolo: nessuno disprezza l’uomo tanto quanto chi sta a capo della folla.
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