Come scrive lo scrittore Paolo Di Paolo, la vita non presenta cesure: “non è in ordine alfabetico; l’infanzia non è collocata nel punto stabile in cui la pensiamo, ci insegue, ci riconvoca, ritorna”. Quindi l’infanzia non è un periodo concluso una volta per sempre. Senza voler scomodare Freud e la psicoanalisi, essa torna periodicamente a presentarci il conto, a ricordarci esperienze che spesso hanno influenzato le nostre scelte successive.
Il riferimento all’infanzia può così permettere anche di scoprire una medievista meravigliosa, Chiara Frugoni, leggendo in prima battuta non i suoi lavori storici, ma il libro in cui narra la sua infanzia in un piccolo paese nei pressi del Lago d’Iseo: Perfino le stelle devono separarsi (2013). Nell’ultima pagina l’autrice ricorda come la compagna di giochi Marietta, figlia dei mezzadri che lavoravano per la nonna, sapeva che “crescendo sarebbe stato peggio, le nostre strade si sarebbero divaricate ancora di più” e ripeteva “È ingiusto, è ingiusto … instillandomi un senso di colpa che non ho mai dimenticato”.
E in un altro libro (Da stelle a stelle) ricorda come presso le famiglie dei contadini “se i figli erano particolarmente svegli e bravi erano gli stessi genitori a chiedere che i figli fossero bocciati a ripetizione. C’era l’ingenua convinzione che moltiplicando il tempo della scuola i figli diventassero un po’ più istruiti”. Ma ricorda anche come molte maestre fossero “cattive”, picchiassero gli allievi, tanto che da adulti molti di essi dichiaravano di “non essere riusciti ad andare al funerale della loro insegnante”, perché non l’avevano perdonata.
Leggendo successivamente tutti gli altri libri, si coglie, a livello empatico prima che razionale, come Chiara Frugoni intenda non soltanto fornire un contributo scientifico e rigoroso agli studi di storia, ma anche risarcire quei bambini e mettere a loro disposizione le conoscenze a cui in passato non avevano potuto avere accesso. I suoi libri hanno perciò due destinatari: da un lato gli storici di professione, dall’altro coloro che non hanno avuto l’opportunità di imparare. Per questo la sua scrittura è semplice, comprensibile anche a chi non è specialista di storia medievale. Ma non è mai banale, perché, come dice il linguista Gianluigi Beccaria, “è facile scrivere in modo difficile, è difficile esprimersi in modo che ognuno possa comprendere. […] L’autentica sapienza risiede principalmente nel saper insegnare agli altri avendo l’aria di non insegnare affatto, proponendo anche le cose che gli altri non sanno come se le avessero soltanto dimenticate. Il parlare difficile, fraudolento è un modo, per coloro che sono poco dotati di superiorità naturale e di talento, di difendere le posizioni acquisite”.
E infatti, sia sentendo parlare Frugoni, sia leggendo i suoi libri, si percepiscono immediatamente il suo talento e la sua superiorità, che non sono presunzione, ma il frutto di studio, di applicazione e di fatica e che perciò non solo si accettano senza fastidio, anzi, ci si sente onorati di poterli avere a disposizione.
Ciò che si coglie immediatamente è proprio la capacità di porgere le sue immense e profonde conoscenze del Medioevo senza sussiego, senza presunzione, con l’obiettivo di mettere a disposizione di tutti ciò che lei ha scoperto studiando, come confermano le numerose conferenze e relazioni a convegni di cui fortunatamente possiamo fruire su Youtube.
Ma soprattutto Chiara Frugoni ha saputo proporre libri non banalmente divulgativi, che presentano sintesi ridotte di argomenti di per sé seri e che talvolta sacrificano alla sintesi perfino la correttezza delle informazioni, ma libri serissimi, costruiti su fondamenta di lunghi e rigorosi studi, godibili però da tutti, oltre che dagli studiosi. Perché nello stile di scrittura opera una scelta significativa: nel testo espositivo utilizza solo l’italiano, ma nelle note riproduce il testo latino originale, in modo che si possa verificare l’esattezza delle fonti. E riesce perfettamente nel suo intento, tant’è vero che coloro che ascoltano i webinar o le dirette streaming oppure coloro che leggono i testi non commentano dicendo di essere stati semplicemente interessati: nella quasi totalità dei casi affermano di essersi emozionati. E non solo per il contenuto, ma per l’entusiasmo con cui la professoressa esprime attraverso le parole la passione con la quale ha studiato.
Questa passione si coglie in particolare negli ultimi tre libri, pubblicati a partire dal 2017: Vita nel Medioevo, Paradiso vista inferno, Donne medievali, nei quali è la descrizione delle immagini tratte da codici, affreschi e dipinti a fare da filo conduttore. Sono libri che dapprima si gustano a livello visivo, perché la quantità e i colori delle immagini sono stupendi e ci dicono quanto sia errato il pregiudizio secondo cui il Medioevo è stato un’epoca “buia”.
Poi si gustano a livello di linguaggio e si scopre che il metodo di narrazione che utilizza Frugoni non è quello consueto dei libri di storia. Il testo scritto descrive infatti le immagini, ma riesce a mantenere coesione e coerenza, per cui quasi non ci accorgiamo che esso traduce l’osservazione attenta e minuziosa delle produzioni artistiche, aprendoci a un mondo di cui fino a quel momento avevamo solo alcune conoscenze raffazzonate.
Infine, a conclusione della lettura e dopo il tempo necessario a rielaborare ciò che di nuovo abbiamo appreso, ci rendiamo conto che il Medioevo non è completamente trascorso. È ancora presente in noi, nelle nostre vite, e non, banalmente, per gli elementi di violenza, di sopraffazione, di crudeltà delle cronache odierne, ma perché ancora a fondamento della nostra identità collettiva e individuale e di modalità di vita che ci erano sembrate completamente “moderne”.
Sono perciò tre libri che non soltanto dovrebbero essere conosciuti e utilizzati da tutti gli insegnanti di storia, ma essere proposti come strumenti per la formazione degli insegnanti di ogni livello di scuola, perché esempi di che cosa significa insegnare davvero e non limitarsi a proporre nozioni; di che cosa significa formare lo spirito critico accostando informazioni tratte da fonti diverse, osservare avendo a fondamento conoscenze precise e sicure, rielaborare quanto di nuovo si è appreso per poi restituirlo ad altre persone.
Per questi motivi pensiamo che Chiara Frugoni, medievista di chiara fama, sia anche una grande pedagogista e, in quanto tale, figura preziosa per gli studenti, che non solo possono trovare nei suoi libri un’immagine di Medioevo molto diversa da quella banalmente imperante, ma soprattutto possono imparare che cosa vuol dire studiare davvero.
Per questo riteniamo che nei suoi confronti non si possa non provare una ammirata gratitudine, augurandoci che i suoi libri trovino posto non solo negli scaffali delle biblioteche, ma anche, e forse soprattutto, sui banchi di scuola.
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