È il suo terzo libro. I primi due, La Cabala. Il giorno più lungo e Mad Monday. Il giorno senza fine, Andrea Mobiglia li ha pubblicati in selfpublishing su Amazon, e lo hanno visto cimentarsi con successo nel thriller. In questa terza opera, Il Buon Ladrone (Cantagalli, 2024), c’è un cambio netto e sorprendente di genere letterario e stile narrativo: è infatti un romanzo che si potrebbe definire religioso-spirituale. Ho detto “sorprendente” appunto perché sono rimasta sorpresa dalla versatilità di scrittura del giovane autore, nel rendere efficaci due generi letterari così diversi.
“La figura del buon ladrone – scrive l’autore nell’introduzione -, che la tradizione vuole si chiami Disma, mi ha sempre affascinato […], il problema era che ogni volta che provavo a immaginarmi quest’uomo, immancabilmente mi bloccavo; non riuscivo a scrivere una storia, che partendo dalla sua infanzia, arrivasse fino alla sua morte in croce. Allora ho smesso di immaginare come deve essere stata la sua vita e ho iniziato a immedesimarmi in lui, partendo dal Vangelo […]. Cosa deve aver provato Disma, ladro condannato a morte, vedendo arrivare Gesù con la croce sulle proprie spalle? Come ha vissuto i suoi ultimi momenti sulla terra?”. La fedeltà al testo evangelico, nel contestualizzare il racconto che si snoda nelle ore cruciali della crocifissione di Gesù e dei due malfattori, di Disma in particolare e di tutti i personaggi che ruotano intorno a quella vicenda, lasciano intuire la familiarità e il rispetto dell’autore per il testo sacro.
La scelta di immedesimarsi nel buon ladrone e, seppur brevemente, anche negli altri personaggi (l’altro ladrone, la Veronica, Simone di Cirene, Maria la madre di Gesù, il centurione, Barabba) apre a squarci dell’anima che suscitano sentimenti nuovi. Incontriamo vite spese alla ricerca della felicità, peraltro mai trovata. Ed è proprio lì, in quelle ore ultime e decisive, in quell’incrocio di sguardi con Gesù, che tutto si risolve, che l’umana ricerca della felicità trova il suo compimento.
Tali descrizioni rivelano doti empatiche e profonda conoscenza dell’animo umano da parte dell’autore, nonostante la sua giovane età. Ognuno dei trentuno brevi e agili capitoli di cui si compone il libro ritma quel salvifico incrocio di sguardi di ciascun personaggio con Gesù, l’innocente ingiustamente condannato a morte, il Crocifisso che il terzo giorno sarebbe Risorto.
“Prima di essere innalzato da terra Disma vide chiaramente il Suo volto. Ci fu un istante in cui i loro occhi si incrociarono. Rimase attonito […]. Gli pareva di aver visto l’Infinito”. Lo sguardo del Crocifisso rivela chi sei, il senso dell’esistenza, il riscatto di una vita che si apre alla Salvezza, alla Felicità, all’Oltre.
Si dice che Disma, il buon ladrone, da esperto professionista quale era, abbia rubato anche il Paradiso, nell’ultimo istante della sua vita. Non credo sia così. Se leggerete il romanzo scoprirete come ogni istante può essere quello decisivo, non per merito ma per-dono.
Grazie ad Andrea Mobiglia per questo suo nuovo lavoro che offre l’occasione di riflettere, una volta di più, sul senso della vita e della fede. A tutti auguro buona lettura.
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