Si ricordano in queste settimane i sessant’anni del Concilio Vaticano II. Un avvenimento che ha cambiato e che continua a cambiare la storia della Chiesa e quindi le vicende di un mondo in cui i cristiani, pur a fatica, vogliano continuare ad essere un lievito che fa crescere e una lampada che illumina la strada.
È significativo che uno dei più importanti documenti approvati dai Vescovi di tutto il mondo riuniti a Roma avesse per titolo e definisse la Chiesa “Lumen gentium”, la “Luce delle genti”, per indicare la missione fondamentale di “illuminare tutti gli uomini con la luce di Cristo che risplende sul volto della Chiesa”.
Ed è altrettanto significativo che nei documenti conciliari prevalga la prospettiva pastorale pur senza lasciare in secondo piano la dimensione dogmatica che invece era stata l’obiettivo di fondo di tutti i concili precedenti, in particolare del grande Concilio della Controriforma a Trento.
La riflessione sulla missione della Chiesa ha dovuto necessariamente confrontarsi con una realtà umana e storica in mutamento, alla ricerca di una mediazione capace di tenere insieme la fedeltà al Vangelo e una forte assunzione della realtà umana nella sua concretezza effettiva e nelle trasformazioni storiche cui è soggetta.
In questo orizzonte si colloca l’espressione di Paolo VI che in più occasioni, proprio parlando del Concilio, presentava la Chiesa come “esperta in umanità”, capace quindi di parlare alle persone nell’integralità della loro esperienza, con i sentimenti e le relazioni, con i giudizi e le sensibilità di ciascuno.
Sono queste riflessioni che vengono quasi spontanee prendendo in mano il voluminoso volume che raccoglie cento articoli di Giampaolo Cottini (“Un filosofo fuori del coro”, Ed. Ares, pagine. 320, 25 euro), scelti tra quelli scritti con semplicità e passione per le pagine di un quotidiano di provincia, “La Prealpina”, tra il 1994 e il 2011, un’esperienza poi proseguita per il sito online di Radio missione francescana.
Cottini è stato insegnante di liceo, docente universitario, esperto di famiglia e di etica sociale, studioso della dottrina sociale della Chiesa, e in questi brevi saggi, che si distinguono per semplicità e chiarezza, si spazia sui multiformi aspetti della società, si ritrova proprio una profonda esperienza di umanità unita alla volontà di testimoniarla.
Umanità: una parola che indica un sentimento di passione per l’altro, ma anche la totalità delle persone che vivono su questo nostro pianeta. E quindi si passa da Gengis Khan ai cattolici in politica, dall’Islam al Natale, da Paperino ai grandi temi della famiglia, della scuola, dell’amore. Come scrive il cardinale Angelo Scola nell’introduzione: “Questa corsa per verificare di persona la vittoria di Cristo sulla morte mi appare come il filo rosso che lega i cento articoli scelti dal vastissimo patrimonio di scritti pubblicati che sono un campione molto ricco che documenta la curiositas dell’autore. Nella radice cur della parola latina emerge quella lotta per il significato che ha connotato tutta la vita e il lavoro di Cottini, in un «corpo a corpo con la verità», come si legge in un memorabile articolo a commento delle ancor più memorabili parole di Benedetto XVI quando parla di «cura di vedere le cose ultime nelle penultime» e di «ardore di attingere alle nostre domande come risorsa per vivere felici». Alla ricerca, instancabile e indubbiamente fuori del coro, della destinazione buona di ogni circostanza, favorevole o sfavorevole, e di ogni rapporto, facile o faticoso”.
In una sorta di lettera all’ufficio postale del Paradiso il figlio Luca così si rivolge al padre nell’introduzione: “Rileggendo queste pagine, un corpus di quasi 800 articoli nel corso di 20 anni, quello che emerge più forte non è solo la tua attenzione a vedere il mondo, la tua cura di vedere le cose ultime nelle cose penultime, come diceva proprio Benedetto XVI, ma soprattutto il coraggio della tua gioia e l’ardore di attingere alle nostre domande come risorsa per vivere felici”.
La felicità. Ecco il filo conduttore di questo viaggio alla ricerca del senso delle cose e della vita.
Il libro sarà presentato sabato 5 novembre alle 17 alla Sala Montanari di Varese
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