A dieci anni dal fallimento della banca americana Lehman Brothers si sono moltiplicati interventi e analisi sulla più grande crisi del capitalismo dopo il 1929. Una crisi che dal sistema finanziario si è rapidamente trasferita alla dimensione dell’economia reale, che dagli Stati Uniti ha contagiato tutta l’Europa, che ha rimesso in discussione gran parte delle teorie economiche classiche. Significativa qualche anno fa l’analisi del governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi: “Stiamo percorrendo un territorio inesplorato”. Mai come in questi ultimi anni si sono infatti moltiplicati gli interventi delle banche centrali, mai prima d’ora era stata usata così drasticamente la leva dei tassi di interesse, mai gli interventi degli stati per salvare le banche avevano raggiunto proporzioni così grandi.



Si è detto, giustamente, che il costo per l’economia globale del fallimento di Lehman Brothers è stato di gran lunga maggiore di quanto sarebbe stato necessario per salvarla. Ma quel fallimento non è stata solo una sconfitta della finanza, è stata l’occasione per iniziare a scoperchiare il mondo delle illusioni e soprattutto per scoprire le architetture barocche che l’ingegneria del denaro aveva saputo mettere in atto.



Per cercare un filo d’Arianna nella grande complessità del sistema finanziario è molto utile il libro di Emilio Barucci, docente di matematica finanziaria al Politecnico di Milano, Chi salverà la finanza. A dieci anni dalla crisi l’etica non basta (Ed. Egea, 2018) . Un libro in cui non c’è solo un’analisi, molto tecnica e specializzata, degli strumenti finanziari che hanno costituito il combustibile per la grande crisi, ma c’è anche la pur ambiziosa indicazione delle strade possibili per evitare che i mezzi messi in atto per sostenere l’economia non divengano altrettanti fattori per far provocare nuove cadute.



“L’etica non basta” — afferma Barucci nel titolo —, ma l’etica, precisa nel libro, “svolge un ruolo fondamentale nel non far fallire il mercato: per raggiungere questo obiettivo c’è bisogno di fiducia e questo richiede che gli individui abbiano un senso di responsabilità per il sistema nel suo complesso e non si limitino a perseguire il loro interesse personale in un’ottica di breve periodo”. Un richiamo ai valori della persona è quindi fondamentale. La trasparenza, il rispetto della dignità, l’impegno per l’equità sono tutti elementi che possono aiutare a migliorare quella fiducia che è la pietra angolare di ogni mercato finanziario efficiente. 

“In presenza di asimmetrie informative e di contratti molto complessi — sottolinea Barucci — gli individui possono giungere a non fidarsi l’uno dell’altro e il mercato potrebbe tendere a un equilibrio non virtuoso quale, per esempio, un bank run come è successo nel caso Northern Rock. Per indurre gli individui a collocarsi su un equilibrio, che vede l’economia di mercato prosperare, c’è bisogno di lavorare sui principi e sui valori che inducono appunto gli stessi a scegliere un’azione piuttosto che un’altra”.