Era i primi di agosto e l’attenzione di tutti era certamente più rivolta alle vacanze che non ai grandi valori della società. Anche per questo non ha avuto, purtroppo, molta eco la lettera di papa Francesco sul ruolo della letteratura nella formazione. Una lettera che, spiega il Pontefice, aveva iniziato a pensare per dedicarla all’insegnamento nei seminari, ma che poi quasi naturalmente ha esteso l’obiettivo sollecitando l’attenzione di tutti gli uomini di buona volontà a riscoprire i grandi classici. Classici da leggere con attenzione e pazienza in quest’epoca in cui siamo bombardati da innumerevoli sollecitazioni comunicative.
“La letteratura – scrive il Papa – ha a che fare, in un modo o nell’altro, con ciò che ciascuno di noi desidera dalla vita, poiché entra in un rapporto intimo con la nostra esistenza concreta, con le sue tensioni essenziali, con i suoi desideri e i suoi significati”. E ancora: la letteratura “ci prepara a comprendere e quindi ad affrontare le varie situazioni che possono presentarsi nella vita. Nella lettura ci tuffiamo nei personaggi, nelle preoccupazioni, nei drammi, nei pericoli, nelle paure delle persone che hanno superato alla fine le sfide della vita, o forse durante la lettura diamo consigli ai personaggi che in seguito serviranno a noi stessi”.
Ovviamente non bisogna fare di ogni erba un fascio. Nello sconfinato mondo della letteratura c’è il grano e la zizzania, ma, afferma ancora il Papa, essa rappresenta pertanto una sorta di palestra di discernimento, che affina le capacità sapienziali di scrutinio interiore ed esteriore.
Quasi in contemporanea con la lettera del Papa, con uno encomiabile spirito profetico, Luigino Bruni completava la sua lettura di alcuni frammenti molto significativi della letteratura in una prospettiva strettamente economica nel libro Il campo dei miracoli (Marsilio, 2024). Bruni è economista, storico del pensiero economico, attento esegeta della Bibbia, maestro di economia civile e in queste pagine compie un viaggio cercando di cogliere e presentare lo spirito di fondo, spesso nascosto, di alcuni capolavori. Da Dante a Boccaccio, da Shakespeare al Pinocchio di Collodi, da Hugo a De Amicis, senza dimenticare alcune pagine della Bibbia, c’è una strada che porta a ricercare e svelare gli spiriti dei tempi. “Lo spirito economico – spiega Bruni – è tra gli spiriti svelati dagli scrittori e dagli artisti. Se poi la letteratura è grande trascende i limiti dello spirito del suo tempo e del suo spazio: il suo spirito è per sempre e per tutti”.
Ecco allora la logica della moneta e dello scambio, ma anche quella del dono e della gratuità; ecco le lezioni di Pinocchio con il Gatto e la Volpe; ecco l’innocenza dei Miserabili; ecco la “roba” protagonista nascosto delle novelle di Verga.
Tanti elementi di riflessione per comporre un itinerario che tiene al centro la persona alla ricerca di un dialogo costruttivo con le civiltà che ci hanno generato. Perché, spiega Bruni, “non capendo più le parole e le emozioni di ieri, non troviamo più abbastanza parole per descrivere le emozioni, i dolori e le speranze di oggi”.
E l’economia dell’oggi ha ancora più bisogno di riscoprire un vero spirito di umanità perché, come dice il Papa nella sua lettera citando C.S. Lewis, “leggendo un testo letterario, siamo messi in condizione di «vedere attraverso gli occhi degli altri», acquisendo un’ampiezza di prospettiva che allarga la nostra umanità”.
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