Francesco Occhetta, gesuita, membro dal 2007 del Collegio degli scrittori de La Civiltà Cattolica, segretario della Fondazione Fratelli tutti, è docente nella Facoltà di scienze sociali presso la Pontificia Università Gregoriana. Da anni lavora nell’ambito della formazione sociale e politica, con particolare attenzione al mondo cattolico. L’ultimo lavoro è un libro, da lui curato, con il titolo Democrazia. La sfida della fraternità (Pellegrino, 2024). Nella sua presentazione Occhetta lega il rilancio della democrazia, oggi in grave crisi nell’Occidente e nel mondo, alla riproposizione di dinamiche fraterne capaci di opporsi all’individualismo libertario ed edonistico che, da tempo, dissolve il tessuto etico e sociale dei popoli ed è causa delle reazioni populistiche che minano le relazioni interne ed esterne delle nazioni.
Il tema “fraternità” si ricollega chiaramente all’Enciclica Fratelli tutti di papa Francesco, un documento che pare uscito di scena dopo la guerra tra Russia ed Ucraina e tra Israele ed Hamas. Oggi, osserva Occhetta, “Il 70% della popolazione del pianeta vive sotto regimi autoritari. Secondo l’Istituto V-dem di Göteborg in Svezia, i Paesi con democrazie liberali, in dieci anni, sono passati da 41 nel 2010 a 32 nel 2020, rappresentando solamente il 14% della popolazione mondiale. […] I conflitti armati in corso tra Stati sono 55, di cui 8 hanno raggiunto il livello di guerra, 22 sono stati internazionalizzati (significa che lo Stato in guerra è aiutato da altri Stati). La crescita di morti nel 2022 è stata maggiore del 96% rispetto all’anno prima; l’80% sono civili, non militari, ossia persone che la guerra la subiscono”.
Il quadro è drammatico e parrebbe confermare l’inattualità della Fratelli tutti. In realtà la sua apparente inattualità è proprio il segno della sua “attualità”, del fatto che questo mondo, il quale sta pericolosamente avvitandosi e radicalizzando i contrasti tra popoli e Stati, ha disperatamente bisogno di modelli di coesione, di esempi di “fraternità”. Per contrastare una deriva, che pare inarrestabile, Occhetta si richiama agli esempi positivi che hanno animato gli ultimi 70 anni.
Nel secolo scorso l’approvazione della Dichiarazione dei diritti umani (10 dicembre 1948) e di alcune Costituzioni del dopoguerra, come per esempio quella italiana, è stata il frutto di accordi basati sulla fraternità. Frutto di una scelta di fraternità è stato l’accordo del 13 settembre del 1993 tra Yitzhak Rabin e Yasser Arafat nel cortile della Casa Bianca, così come l’amnistia del presidente Mandela, nel 1994, che ha segnato la fine dell’apartheid e ha riappacificato il Sudafrica attraverso la “Commissione per la verità e la riconciliazione”. In Italia, uomini come Giorgio La Pira hanno speso la vita per la costruzione della pace attraverso la fraternità, mentre i padri costituenti la consideravano come valore oltre la solidarietà, capace di esprimere la consapevolezza di un destino che ci accomuna e che, pertanto, aiuta la risoluzione delle crisi sociali e personali.
Esempi positivi, purtroppo in gran parte naufragati negli anni successivi. Come il processo di pace tra Israele e i palestinesi o le promesse di riconciliazione e di eguaglianza nel Sudafrica del post-apartheid. Nondimeno, questa è la persuasione di Occhetta, esempi che documentano che si deve tentare, ogni volta tentare di spendersi per trovare soluzioni ai conflitti, per indicare soluzioni che siano realistiche e al contempo produttive di bene comune, sociale e politico. Allo scopo è importante non fermarsi alla soluzione illuminista dell’idea di fraternità, quella vanamente indicata dalla Rivoluzione francese. Occorre correggerla ed integrarla con il ricco patrimonio di esperienze e di riflessioni che proviene dall’esperienza cristiana, con le “nuove forme di comunità entro cui la vita morale potesse essere sostenuta” auspicato da Alasdair McIntyre nel suo fortunato volume After virtue.
Democrazia. La sfida della fraternità, opera di autori vari, analizza e centra le sue proposte su quattro temi: la giustizia, il lavoro, l’ambiente, le riforme delle istituzioni. Le riflessioni, ricche ed articolate, costituiscono un valido contributo al tema del titolo. Esse culminano idealmente in un quinto tema di cui oggi si sente particolarmente la necessità, quello della pace. In questi giorni, a Trieste, Acli, Agesci, Azione cattolica italiana, Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Movimento cristiano lavoratori, Movimento politico per l’unità, Rinnovamento nello Spirito hanno firmato un documento, “Appello di Trieste per la pace”. In esso gli aderenti al manifesto scrivono:
“Ci siamo incontrati in questi giorni a Trieste per riflettere sul tema della prossima Settimana Sociale, dal titolo ‘Al cuore della democrazia’, e abbiamo condiviso l’urgenza di rivolgere insieme un appello accorato per la Pace ai leader dei Governi, ai rappresentanti delle istituzioni e in particolare a coloro che si candidano a guidare l’Unione Europea. Emerga con decisione un impegno condiviso per una Pace fondata sul riconoscimento dell’infinita e inalienabile dignità della persona. […] L’Unione Europea, sognata sulle macerie della guerra, costruita sull’utopia della pace, ha un ruolo decisivo. E tutti noi ci sentiamo responsabili dell’eredità di politici europei, credenti e non, che hanno anteposto la vita e le ragioni che uniscono dinanzi a ciò che divide. Lo ha ricordato recentemente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ‘Il mondo ha bisogno di pace, stabilità, progresso, e l’Unione Europea è chiamata a dare risposte concrete alle aspirazioni di quei popoli che guardano al più imponente progetto di cooperazione concepito sulle macerie del secondo conflitto mondiale’”.
Il manifesto di Trieste rappresenta un passo importante, come ha evidenziato anche Riccardo Cristiano nel suo articolo su Formiche “Europa e pace. Perché quello dei cattolici è un documento innovativo” per una presa di coscienza del richiamo insistito del Papa in direzione della pace. I temi affrontati nel volume curato da Francesco Occhetta costituiscono nodi fondamentali per camminare in questa direzione. Al centro non può non esserci, oggi, il tema della pace, ovvero di un ideale di fraternità che si dimostri più forte di ogni inimicizia.
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