Riparte a Milano il progetto teatrale di deSidera diretto da Gabriele Allevi, Luca Doninelli e Giacomo Poretti: giovedì 4, venerdì 5 e sabato 6 novembre il Teatro Oscar diretto dal trio spalancherà Tre porte sulla notte. In una chiacchierata, Luca Doninelli ci ha spiegato il perché di queste serate di incontri, film e spettacoli dedicati alla scoperta del male e delle sue forme.



 Tre Porte sulla Notte è il primo dei tanti “progetti speciali” che caratterizzano il cartellone di deSidera Teatro Oscar. Di cosa si tratta? Perché proporre a teatro degli eventi che apparentemente hanno poco a che vedere con il mondo dello spettacolo?

Tutto è spettacolo, tutto ciò che ha la dignità di essere conosciuto, visto, giudicato, è spettacolo. In Tre porte sulla notte si parlerà, ma si ascolterà anche la voce degli attori, vedremo un film, e soprattutto ci saranno due bellissimi spettacoli teatrali, tratti il primo da Dostoevskij e il secondo da Giovanni Testori. Ma il cuore dello spettacolo è il gesto comune di chi sta sul palco e di chi sta in platea. Il male, celebrato in modo decerebrato da film e serie tv che riempiono i palinsesti, deve essere guardato, deve diventare qualcosa che si vede: ma vedere qualcosa significa anche avere la possibilità di giudicarlo. Altrimenti non è un vedere, è solo complicità.



 Parliamo del tema di queste tre serate. Nella relativizzazione dell’esperienza che investe il mondo contemporaneo, le categorie di bene e male appaiono sempre più sbiadite. Si parla di potere, di violenza, di ingiustizia, di errori, ma il male… è un po’ fuori moda. O no?

La forza del male è di tenersi fuori dal palcoscenico. Non potrebbe nemmeno mettersi in mostra perché è figlio del nulla. Sul palco possiamo vedere solo ciò che esiste: volti salvati, volti corrotti, occhi luminosi, bocche deformate dal vizio o dal rancore, dall’odio e così via: esseri reali, con i quali la partita della salvezza e della perdizione è ancora aperta. Per vedere il male in faccia, servono le metafore. Per questo abbiamo scandito le tre giornate secondo tre possibili aspetti del problema: la deformazione del volto umano, l’attrattiva che il male esercita su di noi, la possibilità di raccontarlo davvero, senza cadere nella sua rete.



 Sfogliando il programma balzano subito all’occhio i nomi di Sergio Givone, Paulo Barone, Adolfo Ceretti e don Pigi Banna: quattro personaggi molto diversi. Perché avete scelto loro per approfondire l’esperienza del male? Quali tasselli credi che possano offrire alla conoscenza del tema?

Sono persone molto intelligenti, preparate e che si sono occupate sempre di questo problema all’interno del loro lavoro. Givone è autore di un bellissimo libro sulla peste; Ceretti è uno dei maggiori criminologi del mondo e si occupa di mediazione in carcere; Barone fa i conti tutti i giorni con il disastro, con i collassi, con i piccoli e grandi inferni della mente dei suoi pazienti; don Pigi Banna è un sacerdote, un teologo e soprattutto un grande educatore. Io non chiedo loro una risposta pacificante, che mi metta la coscienza a posto, ma un contributo di conoscenza, che mi aiuti a riconoscerlo, a non lasciarmi ingannare.

La prima delle tre serate si chiuderà con la proiezione del film coreano Parasite: perché questo spazio d’onore al film di Bong Joon-ho?

Perché ho visto pochi film così lucidi, così rigorosi, così geniali nello scoperchiare il velo di ipocrisia che noi normalmente stendiamo su queste cose. In arte, la crudeltà è una forma di amore. E poi il film è splendido.

E la coppia di spettacoli? Cosa ci dicono Dostoevskij e Testori sul tema del male?

Dire cosa c’entra Dostoevskij col problema del male è come spiegare perché Venezia e Firenze sono belle. E anche su Testori possiamo dire lo stesso. Il dio di Roserio è il suo capolavoro narrativo, la sua analisi sulla rimozione del male è spietata, scientifica e al tempo stesso piena di poesia.

(Gianmarco Bizzarri)

 Per maggiori informazioni: www.oscar-desidera.it